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La Sea-Eye in arrivo a Messina. Photo credit: Camilla Kranzusch
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Approdi e attese al largo della Sicilia

Dopo 9 giorni di attesa estenuante si sta finalmente sbloccando la situazione per 900 persone soccorse nel Mediterraneo

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Si sta progressivamente sbloccando la situazione al largo delle coste siciliane per le 900 persone salvate dalla flotta civile dall’annegamento e dalla cattura dei libici. Dopo 9 giorni di attesa, finalmente nella giornata di ieri è stato assegnato un porto sicuro di approdo a due delle tre navi delle Ong che erano in attesa di un segnale dalle autorità italiane, sorde di fronte alla reiterate richieste di assegnare il porto di approdo.

Ieri, 22 giugno, è finalmente arrivato il via libera dal Viminale per la Sea-Eye 4 con a bordo ancora 476 persone, dopo che 18 di loro in questi lunghi giorni di attesa erano state evacuate per gravi motivi medici. L’organizzazione tedesca critica la disparità di trattamento riservata dall’Italia e dall’Unione europea alle persone in cerca di protezione. «Ci sono conflitti armati di lunga durata o addirittura guerre in Paesi come Afghanistan, Etiopia, Eritrea, Libia, Mali o Siria. Attualmente, tuttavia, esistono passaggi sicuri verso l’UE solo per le persone in fuga dall’Ucraina. Le persone provenienti da tutti gli altri Paesi d’origine devono continuare a rischiare di morire alle frontiere europee per avere una possibilità di sicurezza e una procedura d’asilo. Questo è chiaramente razzismo strutturale. Abbiamo bisogno di passaggi sicuri per tutte le persone in cerca di protezione, indipendentemente dal colore della loro pelle o dai tiranni da cui fuggono», ha affermato Gorden Isler, presidente di Sea-Eye al momento dello sbarco.


Sempre ieri sera è stato assegnato ad Augusta il porto di approdo alle 113 persone a bordo della nave Aita Mari dell’Ong spagnola Salvamento Maritimo Humanitario.

Izaskun Arriaran, coordinatore della missione, ha spiegato ai media spagnoli che sono stati giorni difficili: «E’ stata senza dubbio la missione più difficile, abbiamo effettuato quattro salvataggi con circostanze e caratteristiche diverse e ci sono stati momenti molto intensi a bordo, oltre a momenti di tensione».

La nave di soccorso era in attesa da giorni di un porto sicuro, aveva già dovuto evacuare d’urgenza una persona a Lampedusa e da questa mattina sta finalmente iniziando le operazioni di sbarco. Nei giorni scorsi, le persone all’interno dell’Aita Mari avevano segnalato tensioni dovute allo stress e alla difficile convivenza in uno spazio così limitato. Alcune delle persone salvate sono a bordo dal 14 giugno.

Rimane ancora in attesa al largo della Sicilia, la Sea Watch 4 con a bordo 312 persone, dopo che una persona ieri notte è stata evacuata per problemi di salute estremamente gravi.

La maggior parte delle persone a bordo erano state trasbordate da altre navi: 96 migranti salvati dal mercantile Aslihan, 165 soccorsi dalla Louise Michel e 25 salvati dal veliero Nadir dell’Ong Resqship, tutte navi a cui l’Italia aveva negato l’attracco per far scendere le persone.

Nulla sembra cambiato nella vergognosa gestione degli sbarchi. Come ogni anno, le parole spese dalle istituzioni italiane ed europee per la Giornata mondiale del rifugiato poi nella quotidianità non hanno nessun riscontro, risultano vuote e retoriche.

La “forzatura” della Mare Jono di Mediterranea, che per una volta con il suo ultimatum è riuscita a far rispettare il diritto internazionale, è stata velocemente riassorbita non riuscendo a diventare ordinarietà. Siamo tornati alla solita routine, al solito tira e molla che crea sofferenza ed esasperazione ai migranti soccorsi. La domanda che dovremmo porci, e porre agli equipaggi delle navi delle Ong, quanto ai movimenti antirazzisti e alla società civile, è come fare per mettere nuovamente in difficoltà questo abuso permanente.

Stefano Bleggi

Coordinatore di  Melting Pot Europa dal 2015.
Mi sono occupato per oltre 15 anni soprattutto di minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta e richiedenti asilo; sono un attivista, tra i fondatori di Libera La Parola, scuola di italiano e sportello di orientamento legale a Trento presso il Centro sociale Bruno, e sono membro dell'Assemblea antirazzista di Trento.
Per contatti: [email protected]