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Mediterraneo centrale: report maggio 2022

“Migrazioni: La speranza naufraga nel Mediterraneo”

Photo credit: Eleana Elefante

Dall’inizio del mese di maggio, migliaia di persone, in fuga prevalentemente da Libia, Tunisia e Turchia, ogni giorno, hanno tentato la via del mare. Molti sono riusciti a raggiungere autonomamente le nostre coste, altri sono stati soccorsi dalle unità della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e dalle navi umanitarie sempre più impegnate nell’individuazione di barche in avaria nel cuore del Mediterraneo. I tanti naufragi registrati ed il crescente numero di perdite umane (almeno 600 da inizio anno), così come i violenti push-back operati dalla cosiddetta Guardia Costiera libica, lasciano intendere che non vi è alcuna evoluzione nella gestione di quella che resta, al cospetto di ogni guerra e conflitto attuale, la più grave, atavica e ignorata emergenza umanitaria.

Nel mese di maggio appena concluso 8.655 nuovi arrivi contro i 5.679 del 2021. Da inizio anno 19.416 contro i 14.692 del 2021. Oltre 600 persone scomparse e decedute nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale (138 corpi ritrovati e 462 dispersi), a fronte di 7.067 persone violentemente respinte in Libia e riportate in detenzione illegale.

Di seguito la ricostruzione di quanto avvenuto nel corso del mese.

I naufragi

Il 20 maggio si consuma un naufragio dinanzi alle coste di Sfax, in Tunisia. Un barchino con a bordo 58 persone si capovolge provocando la morte di 3 persone, 10 dispersi e 44 sopravvissuti. Il 24 maggio, un barchino in vetroresina naufraga al largo di Mellitah, costa a ovest di Tripoli. Verranno ritrovati 4 corpi, 3 persone risultano ancora disperse e 17 superstiti riportati in arbitraria detenzione. Il 25 maggio, 76 persone hanno perso la vita nel terzo triste naufragio del mese, avvenuto dinanzi alle coste di Sfax, a sud-est della Tunisia. Fra loro, solo un corpo senza vita è stato recuperato dalle autorità tunisine. Si salveranno in tutto solo 30 persone. Secondo le prime ricostruzioni, il gommone danneggiato era partito da Zuwara (Libia) nella notte tra il 22 e il 23 maggio con circa 106 persone a bordo di diverse nazionalità dell’area sub-sahariana e asiatica. Nelle stesse ore, Astral, la barca a vela della Ong spagnola Open Arms, ha assistito ad un altro naufragio, dovuto al capovolgimento di una barca con a bordo un centinaio di persone al largo delle coste libiche. Il veliero Astral, non è attrezzato per accogliere naufraghi ma ha tentato comunque di portarli al sicuro utilizzando delle zattere di salvataggio. Non è ancora possibile accertare quante vite siano andate perse durante questo evitabile incidente. I sopravvissuti erano alla deriva da giorni nel Mediterraneo centrale. Né Malta, né la Tunisia, né l’Italia, nonostante il pericolo imminente, hanno risposto alle ripetute richieste di aiuto da parte degli operatori umanitari ed fondatore di Open Arms, Oscar Camp, ha denunciato le rispettive autorità per “omissione di soccorso”.

I salvataggi in mare

Da inizio mese, centinaia di persone in balia del Mediterraneo centrale, fuggite prevalentemente dalle coste libiche e tunisine, sono state messe in salvo dagli operatori delle navi umanitarie presenti in area (Ocean Viking, Sea Watch 3 e 4, Sea Eye 4, Geo Barents e dal 29 maggio Aurora, la nuova nave di Sea Watch, operativa per compiere la sua prima missione). Il 3 maggio alla Geo Barents di Medici Senza Frontiere, dopo 10 giorni di attesa, verrà finalmente concesso il porto sicuro (POS) di Augusta per lo sbarco di 101 naufraghi messi in salvo il 23 aprile. Il 4 maggio la Ocean Viking di SOS Mediterranee, dopo 8 giorni dalla prima richiesta di un porto sicuro, attraccherà nel Porto di Pozzallo per effettuare lo sbarco di altre 294 persone, messe in salvo in 4 complicate operazioni. Nella stessa data la Sea Watch 4 salverà 57 persone. Il 6 maggio, una imbarcazione con a bordo 34 persone a largo di Benghazi, Libia, inoltrerà una richiesta di SOS ad Alarm Phone. Le critiche condizioni meteo-marine richiedono un intervento urgente ma, tutte le autorità competenti allertate non interverranno. Sulla scena, in supporto, il cargo Berlin Express e il portacontainer BSG Bahamas. Quest’ultimo riuscirà ad effettuare il soccorso e di seguito a trasbordare i 34 sopravvissuti a bordo della Sea Eye 4. A partire dalla mattina del 9 maggio e nelle successive 72 ore, le squadre di Medici Senza Frontiere hanno soccorso 472 persone da sette imbarcazioni in pericolo nelle zone di ricerca e soccorso libica e maltese e le hanno portate a bordo della Geo Barents, operante nel Mediterraneo centrale. Nel corso di tre intense giornate, le barche in pericolo sono state avvistate dal ponte della Geo Barents dopo gli avvisi ricevuti da Alarm Phone e con il supporto di Pilotes Volontaires. La mattina presto del 9 maggio, sono stati individuati due gommoni in pericolo che trasportavano un totale di 204 persone. Tra loro c’era un bambino di nove mesi di nome Mohammed che è stato accuratamente tirato fuori dalla folla insieme a sua madre. A meno di 24 ore dopo, un altro gommone sovraffollato, questa volta con 59 persone a bordo. Nella tarda giornata del 10 maggio, due nuovi SOS. Dopo un’intensa ricerca di cinque ore condotta nell’oscurità, il team di Msf ha finalmente trovato le due barche alla deriva vicino a una piattaforma petrolifera. I 111 sopravvissuti a bordo di questi natanti sono stati salvati e trasferiti sulla Geo Barents intorno alle 2 del mattino, ponendo fine al salvataggio più lungo dall’inizio delle operazioni della nave. L’11 maggio, ulteriori segnalazioni fornite da Alarm Phone, hanno indicato altre barche in pericolo, questa volta in acque internazionali sotto la responsabilità di ricerca e soccorso di Malta. Con l’aiuto di Pilotes Volontaires, la Geo Barents ha soccorso 67 persone alla deriva su una nave di legno, tutte terrorizzate, esauste e disorientate. Dopo ripetute richieste per un POS, il 18 maggio le autorità autorizzeranno lo sbarco nel Porto di Augusta. Le operazioni, iniziate la mattina del 19 maggio, verranno interrotte a 6 ore dall’attracco e con solo la metà dei naufraghi scesi a terra. Le autorità italiane hanno chiesto di lasciare il porto senza fornire ulteriori spiegazioni. Ricade lo sconforto sui 238 naufraghi ancora a bordo, esausti dopo 11 giorni in mare aperto (6 persone, disperate, si getteranno in acqua). Il 21 maggio, una nuova autorizzazione consentirà a costoro di poter proseguire lo sbarco, sempre nel Porto di Augusta. L’11 maggio, le Unità della Marina Nazionale a Medenine (Tunisia), hanno soccorso 99 persone. Il 13 maggio, dopo disattese richieste di soccorso alle autorità maltesi per la messa in salvo di 24 persone a bordo di una piccola imbarcazione imbarcante acqua e da 6 giorni alla deriva, la Sea Eye 4 è riuscita a mettere in salvo queste persone ormai esauste ed in ipotermia. Il 15 maggio, le 58 persone salvate dalla Sea Eye 4 verranno fatte sbarcare nel Porto di Pozzallo. Il 19 maggio la Ocean Viking ha messo in salvo 158 persone che viaggiavano a bordo di due gommoni sovraccarichi in acque libiche. Tra i sopravvissuti, 6 donne incinte, diversi bambini ed un neonato di 3 mesi. Tra loro, un uomo sarebbe deceduto, scivolando in mare dal tubolare del gommone: si era distratto per guardare il passaggio di alcuni delfini in prossimità del natante. Il 22 maggio Ocean Viking trarrà in salvo altre 75 persone da un gommone in difficoltà a 42 miglia nautiche dalle coste libiche, dopo che, il veliero Nadir, le aveva assistite in attesa dei soccorsi. Un uomo con gravi ferite, è stato evacuato in barella. Il 23 maggio salverà altre 64 persone per raggiungere un totale a bordo di 296 naufraghi. Fra loro, 49 minori. Il 29 maggio, dopo oltre 10 giorni di incertezza per l’assegnazione di un porto, verrà evacuata una donna incinta di 8 mesi con il marito. Nello stesso giorno, un uomo, altrettanto esausto si è gettato in mare. Solo il 30 maggio, tutti i naufraghi riusciranno a sbarcare nel Porto di Pozzallo. Nello stesso giorno, alla sua prima missione nel Mediterraneo centrale, Aurora di Sea Watch, soccorrerà 85 persone che verranno fatte sbarcare poche ore dopo il salvataggio a Lampedusa.

Gli sbarchi autonomi

Proseguono incessanti gli approdi sulle nostre coste. Di seguito solo alcuni fra i più rilevanti avvenuti nel corso del mese. Il 2 maggio, una imbarcazione con 47 persone a bordo di un veliero, è stata intercettata dalla Guardia di Finanza a largo di Gallipoli (Puglia). Tra di loro, 24 cittadini iracheni, 17 afghani, 5 iraniani ed un siriano. Fra i naufraghi anche 5 minori non accompagnati e 2 donne. Dal 10 al 14 maggio numerose imbarcazioni sono arrivate sull’isola di Lampedusa per un totale di 937 persone provenienti da Libia e Tunisia. Il 15 maggio, altre 250 persone partite dalla Libia. Il 23 maggio, sono sbarcati direttamente a Cala Creta, con una imbarcazione di 7 metri partita dalla Libia, 13 migranti tra cui un minore ed una donna. Nazionalità: Palestina, Camerun, Siria e Marocco. Durante la notte dello stesso giorno, soccorse, a 2 miglia da Capo Ponente da una motovedetta della Guardia di Finanza, 23 persone, fra cui 4 donne, provenienti da Guinea, Burkina Faso, Mali, Costa d’Avorio. Il gommone di 6 metri sul quale viaggiavano è salpato dal porto di Sfax in Tunisia. Di seguito, a bordo di un altro gommone partito dalla Libia, sono stati intercettati altri 7 egiziani a 20 miglia dalla costa di Lampedusa. Lungo la strada di Ponente sono stati poi rintracciate 72 persone, fra cui 5 donne e 6 minori, provenienti da Etiopia, Somalia, Egitto, Pakistan, Marocco, Libia e Sudan. L’imbarcazione utilizzata da quest’ultimi, partita da Zuwara in Libia, è stata ritrovata distrutta dal fuoco. Non è chiaro se il natante di 10 metri sia stato appositamente incendiato dopo lo sbarco o se il fuoco si è innescato per cause accidentali. Infine, 16 tunisini, partiti da Zarzis, sono stati rintracciati al porto di Lampedusa. Fra loro anche una donna e tre minori. Il 25 maggio sbarcano a Gallipoli 38 persone che viaggiavano a bordo di veliero intercettato a poche miglia dalla costa salentina. Nazionalità: 10 uomini iracheni, 10 uomini e un minore non accompagnato iraniano, 10 uomini, 1 donna e 4 minori non accompagnati afghani e 3 uomini siriani. Il 30 maggio sono arrivate a Lampedusa 131 persone a bordo di due imbarcazioni. Il 31 maggio, altre 24 persone provenienti dall’area a sud del Sahara, soccorse da una motovedetta della Guardia di Finanza. Nell’hotspot di contrada Imbriacola al momento si trovano 712 persone, un numero tre volte superiore a quello che la struttura può contenere.

Gli esodi ed i morti del Mediterraneo non fanno più notizia da quando il 24 febbraio è iniziata l’invasione russa in Ucraina. Da quel giorno, ogni giorno, fiumi di parole spese per raccontare gli orribili particolari di questa guerra che, sono poi gli stessi di ogni guerra (per la precisione, ve ne sono 33 in corso per cui nessuno si indigna). Dal 24 febbraio ad oggi, nel Mediterraneo sono morte affogate centina di persone, molte le donne e i bambini. I gommoni, sempre più strapieni su cui tentano la fuga dagli orrori della guerra, della pulizia etnica, dello sfruttamento disumano, della povertà assoluta, si ribaltano più e più volte ma, a pochi interessa. A provare a soccorrerli sono, quasi sempre, le navi delle Ong, così tanto messe in discussione da Governi complici degli stessi miliziani libici che, nel corso del mese, grazie ai nostri finanziamenti, non hanno fatto altro che rimpolpare le proprie unità operative. Ma, tutto ciò non fa più notizia e, viene da aggiungere che, non si vuole che faccia notizia. Questi morti innocenti reclamano giustizia e verità. Non sono numeri. Sono esseri umani. Ognuno con la sua storia, il suo dolore, la sua speranza. Una speranza naufragata nel Mediterraneo.

Eleana Elefante

Giurista esperta in Advocacy & Communication dei Flussi Migratori del Mediterraneo Centrale.
Collabora con diverse NGO’s e Patners Europei nel Monitoraggio & Valutazione dei flussi migratori in linea con l’analisi geopolitica di aree geografiche quali il Nord - Africa ed il Medio-Oriente.