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Mediterraneo – Violazioni del diritto internazionale e respingimenti sventati

La missione 12 della nave Mare Jonio di Mediterranea: al momento 92 persone salvate dal naufragio e dai lager libici

Photo credit: Mediterranea Saving Humans

Sono state intensi i primi giorni trascorsi nel Mediterraneo centrale dalla nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans, partita venerdì 3 giugno dal porto siciliano di Mazara del Valle per la dodicesima missione di monitoraggio, ricerca e soccorso.

Poche ore dopo essere entrata sabato pomeriggio nella zona SAR libica (a sud del parallelo 34°20), la Mare Jonio è intervenuta in supporto della nave Sea-Watch-3, che aveva ascoltato via radio la segnalazione, da parte di un peschereccio libico, di una prima imbarcazione in difficoltà.
«Mentre le due navi civili facevano rotta sulla posizione indicata, potevamo distintamente osservare al radar l’intensa attività del drone militare maltese AS2132 nell’area e, successivamente, ascoltare le conversazioni radio di un elicottero delle Forze Armate di Malta AW139/SAR2187 che stava sorvolando la barca in pericolo, fornendo la sua posizione a una motovedetta libica che si stava recando sul posto. Ai piloti dell’elicottero maltese è stato fatto notare via radio che stavano collaborando a un’evidente violazione del diritto internazionale», riferisce Mediterranea.

Collaborare infatti con la cattura in mare e la deportazione verso la Libia di persone che stanno fuggendo da un Paese dove sono esposte a violenze e abusi inenarrabili, costituisce una violazione sia della Convenzione di Amburgo 1979 sul soccorso in mare, sia della Convenzione di Ginevra 1951 sui diritti dei rifugiati e richiedenti asilo. Infatti vale il divieto di respingimento per le persone in fuga dalla Libia e la Libia stessa non può essere in alcun modo considerata, anche secondo le agenzie delle Nazioni Unite, un “luogo sicuro” di sbarco.

«Dopo diverse nostre insistenze – prosegue l’Ong italiana – l’elicottero militare maltese ha abbandonato la scena e la motovedetta libica ha invertito la rotta dirigendosi verso le coste africane. A questo punto, intorno alle 23.30, i Rescue Team di Sea-Watch-3 e di Mediterranea hanno raggiunto la barca alla deriva e, con il supporto dell’equipaggio della Mare Jonio, ottantacinque persone, tra cui diverse donne e bambini, sono state trasferite al sicuro a bordo della nave tedesca che ha potuto riprendere con 307 persone a bordo la sua rotta verso nord. Mentre la Mare Jonio ha proseguito la sua attività di monitoraggio in acque internazionali».

Domenica mattina la Mare Jonio ha individuato una seconda imbarcazione in pericolo, alla deriva col motore in avaria e sovraffollata a rischio di ribaltamento, e mentre l’equipaggio stava iniziando a trasferire le persone a bordo della nave di salvataggio ha fatto irruzione a grande velocità l’unità 654 “Sabratha” della cosiddetta Guardia Costiera libica, una di quelle motovedette classe Bigliani donate nel 2018 dall’Italia. La Mare Jonio ha chiesto ripetutamente alla motovedetta di allontanarsi senza interferire con il soccorso per non compromettere la sicurezza dei naufraghi e così è riuscita a trarre in salvo 29 persone.

Successivamente, grazie alla segnalazione inviata da Alarm Phone, Mediterranea spiega di essersi diretta verso una terza barca in pericolo che si trovava tra area SAR di competenza maltese e acque tunisine. «Purtroppo, arrivati sul posto, abbiamo trovato soltanto la carcassa fumante di una piccola imbarcazione in plastica, segno inconfutabile di un intervento delle motovedette libiche, che avevamo visto dal nostro radar particolarmente impegnate nella zona. In questo caso l’illegale operazione di respingimento, addirittura all’interno di un’area di ricerca e soccorso di formale responsabilità europea, è riuscita: diciotto persone, tra cui donne e bambini, catturate e ricondotte a forza negli orrori di violenze e abusi, torture e stupri, da cui stavano cercando di fuggire».

La missione 12 della Mare Jonio non si è fermata e questa mattina, lunedì 6 giugno, l’equipaggio in collaborazione con la barca a vela Imara ha soccorso altre 63 persone in fuga dalla Libia con una barca in legno sovraffollata a rischio naufragio.