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Sea-Eye 4 in rotta verso l’Italia chiede un porto sicuro per tutte le persone salvate

La denuncia dell'Ong: «La cosiddetta Guardia costiera libica ha ostacolato le operazioni di salvataggio»

Photo credit: Camilla Kranzusch - Sea Eye 4

Ieri le prime evacuazioni: 9 persone trasferite sulla terraferma dalla Guardia costiera italiana. A bordo ci sono ancora 483 persone al largo della Sicilia in attesa di approdare in Italia.

L’equipaggio della nave Sea-Eye 4 ha salvato 494 persone in difficoltà nel Mediterraneo centrale con quattro missioni in due giorni. Il primo salvataggio è avvenuto lunedì pomeriggio, 13 giugno, quando la nave umanitaria ha soccorso 63 persone, tra cui 30 minori e un bambino, che si trovavano in difficoltà su un gommone in mare aperto.

Mercoledì 15 giugno è il giorno in cui l’equipaggio ha effettuato più salvataggi.

La mattina ha raggiunto un’imbarcazione di legno di grandi dimensioni e fortemente sovraffollata. Molti degli occupanti erano rannicchiati sottocoperta. L’equipaggio ha evacuato il gommone e ha portato in sicurezza a bordo tutte le 290 persone, tra cui 19 minori. Nel pomeriggio di mercoledì, l’equipaggio ha trovato un altro gommone e ha salvato 63 persone, tra cui 13 minori. Sempre mercoledì mattina, riferisce l’ong, la nave di soccorso spagnola Aita Mari è arrivata non lontano dalla posizione del Sea-Eye 4 per un’emergenza marittima con oltre 100 persone in fuga su un gommone sovraffollato.
«L’operazione è stata interrotta dalla cosiddetta Guardia Costiera libica – denuncia l’organizzazione tedesca. 17 persone che si erano gettate in acqua sono state salvate dall’equipaggio dell’Aita Mari. Le persone rimaste sul gommone sono state costrette a salire sulla loro imbarcazione dai libici e sono state riportate in Libia contro la loro volontà».

La sera di mercoledì Sea-Eye 4 è stata informata da Alarm Phone che un’altra imbarcazione era stata danneggiata durante la prima richiesta di soccorso, l’acqua stava entrando e le persone chiedevano aiuto. Quando la nave ha raggiunto il luogo dell’incidente, nei tubi non c’era quasi più aria. Con le luci, le persone hanno cercato di attirare l’attenzione su di loro. 

«Le persone sono state molto fortunate che la SEA-EYE 4 fosse a meno di tre ore di distanza al momento della richiesta di soccorso e che siano state trovate in tempo durante la notte», ha spiegato Gorden Isler, presidente di Sea-Eye e. V. La difficile operazione di salvataggio si è protratta fino a mezzanotte. 

«Abbiamo potuto constatare ancora una volta – ha proseguito – la pericolosità della cosiddetta Guardia Costiera libica. Finanziata dagli Stati dell’UE, questa cattura le persone che stanno fuggendo da un Paese in guerra civile, dove sono esposte alle più gravi violazioni dei diritti umani. È noto che esistono legami tra la cosiddetta Guardia costiera libica e i trafficanti. Alla luce di tutte le conoscenze su di loro, cooperare con attori così pericolosi è un crimine contro l’umanità. Pertanto, l’UE non merita il Premio Nobel per la pace, così come queste milizie non meritano il titolo di “guardia costiera”. L’Europa deve definitivamente interrompere qualsiasi cooperazione con loro».

Molte delle persone soccorse durante la notte di mercoledì hanno riportato ustioni chimiche e sono state curate nell’ospedale di bordo della nave. Questo accade quando il carburante fuoriesce dai gommoni e si mescola con l’acqua di mare, creando una miscela corrosiva che brucia gravemente la pelle. Le persone soccorse soffrono anche di ipotermia, disidratazione e grave esaurimento.

 «Le organizzazioni di soccorso civile Alarm Phone e Sea-Eye hanno evitato gravi tragedie. Ancora una volta, non ci sono state reazioni per salvare le persone da parte degli attori statali. Ora abbiamo urgentemente bisogno di un luogo sicuro dove sbarcare. Secondo il diritto internazionale, questo luogo può essere solo in Europa», ha affermato Isler.

Tuttavia, sabato 18 pomeriggio, la Guardia Costiera italiana ha accordato l’evacuazione solo di 7 persone  a causa del loro grave stato di salute e poi di 2 donne in stato di gravidanza. 

«Tutte le persone salvate dopo aver ricevuto le prime cure a bordo, devono scendere a terra rapidamente per ricevere ulteriori cure adeguate. È sconcertante che i soccorsi continuino a dipendere da Ong come noi e anche dalla fortuna che i soccorritori marittimi si trovino nelle vicinanze. L’UE deve finalmente collaborare per trovare una soluzione umana», ha concluso il dott. Harald Kischlat, presidente di German Doctors e. V. che a bordo si occupa dell’ospedale e mette regolarmente a disposizione medici tedeschi per le missioni volte a garantire le prime cure mediche.