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20 migranti muoiono nel deserto libico per via di rotte sempre più pericolose

Le persone decedute venivano dal Ciad e si erano perse

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Un gruppo di 20 persone è morto dopo essersi perso nel deserto libico nella zona di confine con il Ciad. Erano più di due settimane che il gruppo non dava sue notizie. E’ stato ritrovato mercoledì 29 giugno 2022 dal servizio di emergenza libico 1 che, con un comunicato, ha riferito che tutti e venti i dispersi sono stati rinvenuti morti di sete nel deserto.

Nel medesimo annuncio, si dichiara di aver ricevuto una chiamata da un camionista che vagava per il deserto e così, attraverso la sua testimonianza, i corpi sono stati trovati. Successivamente le autorità interessate si sono recate l’altro ieri, martedì 28 giugno, sul posto (circa 320 km a sud-ovest di Kufra e a 120 km dal confine con il Ciad).

Il servizio di emergenza libico ha reso noto che i corpi trovati appartenevano a 18 profughi del Ciad e due libici. Inoltre, sulla sua pagina facebook, ha pubblicato un video clip che mostra un certo numero di corpi vicino a un veicolo a quattro ruote nel mezzo del deserto, che il personale dell’ambulanza ha collocato in sacchi neri designati per conservare i morti.

Sempre attraverso il canale social, è stato specifico che una volta che la Procura ha completato le sue procedure ed è intervenuto il medico legale, una squadra dell’ambulanza e dei servizi di emergenza a Kufra ha seppellito tutti i defunti che si trovavano nell’auto danneggiata.

Sono state attivate tutte le procedure previste per seppellire i cadaveri, numerando ogni corpo e collocandolo in un luogo anch’esso numerato, per facilitare l’identificazione dei corpi.

Morti che in Europa non fanno notizia

Nel deserto libico sono frequenti i casi di rifugiati scomparsi e morti, che spesso provengono dall’Africa subsahariana e sono fuggiti a causa delle condizioni nei loro paesi, nel tentativo di attraversare la Libia verso l’Europa. La città di Kufra, con la sua popolazione limitata nell’estremo sud-est della Libia, è una delle città di confine popolate da migranti in transito e da operazioni di contrabbando di ogni tipo, dove i trafficanti approfittano della natura arida del deserto e dei confini tentacolari che sono difficili da monitorare. Dopo che le misure di sicurezza sono state rafforzate nel resto delle regioni meridionali della Libia, in virtù della cooperazione tra le forze libiche e l’Unione Europea, i trafficanti hanno scelto questa città come loro destinazione. Ma allo stesso tempo, scegliendo percorsi più impervi per nascondersi dalle pattuglie, espongono alla morte decine di vite per l’assenza di operazioni di soccorso e di rapidi interventi di salvataggio.

Secondo il rapporto di Unhcr e del Danish Refugee Council “In questo viaggio, a nessuno importa se vivi o muori2, riferito al biennio 2018-2019, su circa 1.400 morti segnalate da persone in transito attraverso una sistema di interviste, le località presso cui si sarebbe verificato il più elevato numero di morti, il 28%, sono all’interno della fascia di deserto meridionale della Libia.

Anche questo dato raffigura come il processo di esternalizzazione delle frontiere europee si stia spostando sempre più a sud: il lavoro sporco fatto di abusi, morti e violenze deve essere sempre più nascosto agli occhi degli europei.

  1. Il video dell’intervento è disponibile qui: https://fb.watch/d_lcY7I-DG/
  2. https://www.unhcr.org/uk/5f8d7f064.pdf

Nagi Cheikh Ahmed

Sono un rifugiato politico, giornalista mauritano e mediatore culturale. Impegnato nella tutela dei diritti umani e nella lotta alle diseguaglianze.
Dal febbraio 2022 faccio parte della redazione di Radio Melting Pot.