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Sanatoria 2020 e ritardi: al via la Class action promossa da stranieri e associazioni

A Roma e Milano la situazione rimane drammatica

Photo credit: Giovanna Dimitolo (Presidio a Milano, marzo 2021)

Lo scorso 10 giugno è stata inviata una diffida alla Prefettura di Roma e al Ministero dell’Interno da 31 stranieri e le associazioni ASGI, Coalizione Italiana per le Libertà e i diritti Civili (CILD), Nonna Roma, Oxfam Italia, Progetto Diritti e Spazi Circolari per denunciare il grave ritardo (oltre due anni) nella definizione delle procedure di regolarizzazione. 

A maggio del 2020 il Governo Conte II aveva varato una sanatoria per regolarizzare i lavoratori stranieri impiegati in agricoltura e nel settore domestico. Un provvedimento che fu annunciato dalle lacrime di soddisfazione dell’allora ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova. 

Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, aggiornati a marzo 2022 e pubblicati dalla Campagna Ero Straniero, sono state finalizzate positivamente soltanto poco più del 50% delle pratiche (circa 105mila su circa 207mila domande ricevute).

A Roma la situazione più drammatica. Al 5 luglio 2022 risultano definite positivamente dalla locale Prefettura soltanto 4.187 istanze a fronte di 17.371 domande. 

Secondo i dati ufficiali, forniti dalla Prefettura di Roma in risposta ad una richiesta FOIA elaborata dai promotori della Class Action, sempre al 5 luglio 2022 risultano 2.077 istanze definite negativamente, 7.556 preavvisi di rigetto e (soltanto) 380 convocazioni già calendarizzate.

Un grave inadempimento della Pubblica Amministrazione che costringe migliaia di stranieri all’invisibilità se si considera che chi è in possesso della solo ricevuta della domanda di regolarizzazione non può stipulare un altro contratto di lavoro, aprire un conto corrente, effettuare l’iscrizione anagrafica, lasciare il territorio italiano per far visita alle proprie famiglie.

Eppure il Consiglio di Stato è intervenuto di recente con la sentenza 3578/2022 del 09/05/2022 per chiarire che nella procedura di regolarizzazione il termine massimo per la conclusione del procedimento è di 180 giorni, aggiungendo che Si tratta, d’altra parte, di una quantificazione proporzionata all’elevatissimo numero di istanze in materia di emersione da lavoro irregolare (il Ministero dell’Interno ha segnalato che sono state proposte oltre 207.000 domande, solo in applicazione dell’art. 103, comma 1, del decreto legge n. 34 del 2020), oltre che alla pluralità di accertamenti e di incombenti procedurali che ne devono precedere la definizione”.

In attesa di una riforma organica della legge c.d. Bossi-Fini, che in questi giorni compie 20 anni, si è quindi deciso di lanciare azioni collettive contro le Prefetture più inerti per restituire un minimo di dignità alle migliaia di persone in attesa. 

Nei prossimi giorni una analoga diffida sarà inviata contro la Prefettura di Milano dove, secondo i dati di Ero Straniero, a marzo scorso, su 25.900 domande ricevute, risultavano definite dalla locale Prefettura 5.484 istanze (il 21%), mentre risultavano notificati 533 rigetti.

Secondo la normativa relativa alle azioni collettive (art. 3 del D.Lgs 198/2009) le Pubbliche Amministrazioni hanno un termine di 90 giorni, dal ricevimento della diffida, per poter porre in essere “gli interventi utili alla soddisfazione degli interessati.” In difetto di tale adempimento potrà essere presentato ricorso al Tar. 

Le associazioni e i singoli interessati a partecipare alle azioni collettive contro i ritardi delle Prefetture di Roma e Milano possono chiedere maggiori informazioni ed aderire inviando una email a: servizioimmigrati@gmail.com .