Dallo scorso autunno, Human Rights Watch, ONG internazionale che conduce ricerche e advocacy sui diritti umani e Border Forensics, organizzazione no-profit che utilizza analisi visive e spaziali innovative per indagare sulla violenza alle frontiere, stanno indagando sul ruolo svolto dalla sorveglianza aerea dell’UE nel facilitare i respingimenti verso la Libia.
Il 1° agosto scorso hanno pubblicato un comunicato e il trailer di un’inchiesta video su un’intercettazione avvenuta il 30 luglio 2021, in cui il drone di Frontex sembra aver svolto un ruolo fondamentale 1. “Nei prossimi mesi” – annunciano le organizzazioni – “analizzeremo le tracce aeree e altre prove relative a questo evento e, più in generale, agli ultimi mesi di funzionamento della rete di sorveglianza aerea dell’UE, con l’obiettivo di rendere pubblici i risultati della nostra indagine in autunno“.
Ma sebbene Frontex abbia l’obbligo legale di essere trasparente sulle sue operazioni, l’agenzia di frontiera nega sistematicamente l’accesso alle informazioni sulle sue azioni, nel Mediterraneo centrale e altrove.
Le richieste di accesso a dati e informazioni relative alla vicenda del 30 luglio 2021, il caso di un pullback 2, in violazione del diritto internazionale, a cui hanno assistito il velivolo da ricognizione Seabird e la nave di salvataggio Sea-Watch 3, sono state rifiutate.
“L’agenzia di frontiera ha ripetutamente rifiutato di rilasciare le informazioni richieste”, ha dichiarato Sea-Watch. Rispetto alla data della richiesta, Frontex avrebbe rivelato la quantità di dati disponibili ma non il suo contenuto – l’informazione più interessante: ben 36 documenti che attesterebbero uno scambio di comunicazioni tra Frontex e le autorità libiche solo in quello specifico giorno. La vicenda è valsa a Frontex una causa al Tribunale dell’Unione Europea da parte di Sea-Watch 3; non solo per il diritto negato di accedere a informazioni che dovrebbero essere comunicate in maniera trasparente, ma anche perché lasciare nel silenzio la vicenda del 30 luglio 2021 contribuirebbe a sistematizzare un’operazione incostituzionale come è quella dei respingimenti in Libia, da anni paese non sicuro 4.
“Nonostante le prove schiaccianti della tortura e dello sfruttamento di migranti e rifugiati in Libia – crimini contro l’umanità , secondo le Nazioni Unite – negli ultimi anni l’Unione Europea ha sostenuto gli sforzi delle forze libiche per intercettare le barche. Ha ritirato le proprie navi e installato una rete di risorse aeree gestite da società private. Da maggio 2021“, scrivono HRW e Border Forensics, “l’agenzia dell’UE ha schierato un drone fuori Malta e i suoi schemi di volo mostrano il ruolo cruciale che svolge nel rilevamento delle imbarcazioni vicino alle coste libiche. Frontex fornisce le informazioni del drone alle autorità costiere, inclusa la Libia“.
Dato che Frontex è un’appendice della Commissione Europea, la sua collaborazione con la guardia costiera libica riflette la posizione dell’Unione nei confronti dei flussi migratori in arrivo; non dovrebbe dunque stupire il tacito consenso a questo tipo di operazioni da parte delle istituzioni europee, di cui Frontex si rivela semplicemente il braccio operativo.
La vicenda della Libia non è poi inedita, dal momento che anche l’attività di Frontex nei Balcani, opportunamente modulata, avrebbe lo stesso obiettivo di esternalizzare quanto possibile i controlli alle frontiere, spostandoli al di fuori degli stati-membri, così da scongiurare l’entrata dei migranti nei territori stessi dell’Unione Europea.
Anche in quell’area le operazioni dell’agenzia sono ammesse in virtù degli accordi con i paesi stessi nei quali avverrebbero i respingimenti. Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Albania: l’attività di Frontex in questi paesi è resa possibile dagli accordi stipulati con le autorità locali. “Queste operazioni assumono un senso dal punto di vista delle istituzioni europee nel momento in cui sono sostenute e accompagnate da accordi con i Paesi terzi. Sono questi accordi la vera cifra della possibilità di realizzare o meno questa forma di sorveglianza di massa”, spiega Luca Rondi, giornalista per Altreconomia. “Devono esistere previsioni normative che garantiscano procedure di espulsione e di respingimento più celeri e meno rispettose del diritto di asilo in generale”.
Intanto sulle tecnologie di controllo della mobilità e delle frontiere esterne e interne gli investimenti dell’Unione Europea sono sempre più alti 5.
- EU’s Drone Is Another Threat to Migrants and Refugees, HRW – 1 agosto 2022
- Dal comunicato di Sea Watch: “All’interno della zona di ricerca e soccorso maltese, un’imbarcazione in pericolo con a bordo circa 20 persone è stata intercettata dalla cosiddetta Guardia costiera libica e riportata in Libia. La nave di salvataggio Sea-Watch 3 era la nave più vicina con capacità di salvataggio ma non è stata informata da alcuna autorità. I funzionari maltesi si sono rifiutati di adempiere al loro dovere di coordinare i soccorsi e garantire che le persone in pericolo in mare fossero portate in un luogo sicuro, come richiesto dal diritto marittimo internazionale e dai diritti umani. Prima dell’intercettazione della barca, un drone di Frontex era ripetutamente sul posto e nelle vicinanze del caso di soccorso. Pertanto, si deve presumere che Frontex sia stata coinvolta nel ritiro in violazione del diritto internazionale”.
- Sea-Watch takes Frontex to court, Sea Watch, 28 aprile 2022
- Libya: Horrific violations in detention highlight Europe’s shameful role in forced returns, Amnesty International – 15 luglio 2021
- Digital borders: EU increases use of technology to monitor migration, Infomigrants – 18 febbraio 2022