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Mediterraneo centrale: report luglio 2022

“L’effetto domino sullo scenario geopolitico e delle migrazioni”

Photo credit: Eleana Elefante

La crisi del grano, i cambiamenti climatici e le perenni instabilità mai assopite tanto in Libia quanto in Tunisia, si intrecciano al nebuloso scenario geopolitico legato al conflitto russo/ucraino che, inevitabilmente, genera un effetto domino per gli Stati convolti a beneficio di pochi altri (Turchia in testa). Mentre ancora si costruiscono muri (l’ultimo, completato il 2 luglio, tra Polonia e Bielorussia, alto 5 metri, lungo 150Km e costato 350 milioni di euro), si continuano a contare le vittime delle “distanti pratiche europee”.

Salgono ad almeno 828 i morti ed i dispersi sulla rotta del Mediterraneo centrale nel 2022 (51 nel mese di luglio). Secondo la stima dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), nel 2021 circa 1.553 persone sono state registrate come morte o disperse in questo tratto di mare. Gli arrivi sulle nostre coste dall’inizio dell’anno sono di 39.285 persone contro le 28.453 del corrispondente periodo del 2021. Nel mese di luglio 2022 sono approdati sulle nostre coste 11.652 persone contro le 8.609 del 2021. I push-back verso la Libia raggiungono le 11.057 persone, intercettate e respinte in mare. Quest’anno si prevedono più di 150.000 arrivi dall’Africa sub-sahariana e dal Medio Oriente per effetto diretto della emergenza sanitaria, economica e sociale che investe, dall’inizio del conflitto russo/ucraino, i Paesi del Mediterraneo. La Tunisia torna ad essere il paese maggiormente coinvolto in quest’esodo con 7.170 persone, seguita dall’ Egitto con 6.633 persone e il Bangladesh con 5.596 persone.

La ricostruzione di quanto avvenuto per mare, e non solo, durante il mese appena concluso.

Il 1 luglio, un terribile naufragio si consuma nelle acque territoriali libiche. Secondo quanto riferito dai 61 sopravvissuti, riportati a terra dalla sedicente Guardia Costiera libica dopo 9 giorni in mare aperto, almeno 22 persone hanno perso la vita durante la tentata traversata del Mediterraneo centrale, iniziata il 22 giugno. Altre 20 persone migranti sono state ritrovate morte, di fame e di sete nel deserto libico. Nelle stesse ore, sempre in Libia, scoppiano proteste in diverse città per denunciare le avvilenti condizioni di vita in cui versa il Paese. I manifestanti a Tobruk prendono d’assalto la sede del Parlamento votato dal popolo libico nel lontano 2014. Il 23 luglio il Presidente del Parlamento libico, Ageela Saleh, denuncia i recenti scontri tra le milizie armate nella capitale Tripoli, dove almeno 16 persone sono rimaste uccise e altre 52 sono rimaste ferite nei combattimenti notturni tra gruppi armati durante la celebrazione di un matrimonio. Donne e bambini sono stati uccisi durante gli scontri. I gruppi coinvolti nei combattimenti sarebbero fedeli al Governo di Unità Nazionale (GNU) di Abdelhamid Al-Dbaiba, nominato lo scorso anno come parte di un processo di pace sostenuto dalle Nazioni Unite (ONU). A questi disordini si aggiungono le perenni note violenze perpetrate dalle milizie sui migranti nei centri di detenzione. Il 31 luglio, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, chiede alle milizie di chiudere le carceri dei migranti in Libia e porre fine alle loro sofferenze. Anche la Tunisia è nel caos. Il 25 luglio in Tunisia si è votato a favore del Referendum sulla nuova Costituzione tanto bramata dal Presidente Kais Saied che, l’estate scorsa, aveva sciolto il Parlamento, licenziato il Presidente del Consiglio e governato con decreto. Ora beneficerà di un potere quasi assoluto, invertendo molte delle conquiste acquisite con la Rivoluzione del 2011. Intanto, mentre in Italia cade il Governo ed in attesa delle prossime elezioni che si terranno il 25 settembre, le Commissioni congiunte Difesa e Esteri scelgono, ancora una volta, di votare in favore dei finanziamenti alla cosiddetta Guardia Costiera libica. Altro denaro pubblico donato a delle milizie per catturare, violentare, torturare migliaia di persone i cui diritti vengono perennemente profanati.

Sbarchi autonomi (solo alcuni)

Tra il 16 ed il 17 luglio circa 750 persone approdano sull’isola di Lampedusa. Verranno trasferite presso l’hotspot dell’isola che ha una capienza di non oltre 350 persone ma in cui veicolano una media di 2.000 naufraghi a settimana. Fra il 23 e il 24 luglio circa 1.200 persone, provenienti da diverse nazioni africane e mediorientali, sono arrivate ​​in Italia. Sono sbarcate in diversi porti della Sicilia e della Calabria. 674 persone sono state salvate dalle unità della Guardia Costiera che hanno altresì recuperato 5 corpi da un peschereccio sovraffollato al largo delle coste calabresi. Di queste, 179, oltre alle salme delle cinque persone decedute, sono state condotte a Messina. Gli altri naufraghi sono stati portati a Portopalo di Capo Passero, Catania e Crotone. Tra loro 30 minori non accompagnati. Altre 522 persone sono state soccorse nelle acque antistanti l’isola di Lampedusa, a bordo di 15 imbarcazioni partite dalla Libia e dalla Tunisia. Tra i naufraghi molti provenienti da Afghanistan, Pakistan, Sudan, Etiopia e Somalia. Gli approdi a Lampedusa sono iniziati a mezzanotte quando 4 tunisini, fra cui una donna, sono approdati a Cala Pisana con un gommone di 2 metri. La Guardia di finanza, poco dopo, a mezzo miglio dalla costa, ha intercettato un’imbarcazione di 13 metri, partita da Zawija (Libia), con 123 pakistani, bengalesi, egiziani e sudanesi. La stessa motovedetta delle Fiamme gialle, nel rientrare in porto, ha intercettato un natante di 6 metri, partito da Zarzis (Tunisia), con a bordo 14 tunisini, fra cui 4 minori. A circa 4 miglia da Capo Ponente è stata invece bloccata una barca con 33 siriani ed egiziani, fra cui 10 donne e 2 minori. Direttamente a Molo Madonnina è giunto poi un barchino di 5 metri, partito da Zarzis (Tunisia), con a bordo 13 tunisini, fra cui 4 minori. Sempre nello stesso punto, sono approdati altri 14 tunisini partiti da Djerba. A 3 miglia e mezzo dalla costa, la Guardia di Finanza ha intercettato il settimo barchino della notte con 13 tunisini su una barca di 5 metri; poco dopo, a 6 miglia, altri 38 subsahariani, fra cui 16 donne e 4 minori. All’alba sono sbarcati, dopo essere stati soccorsi a 19 miglia da Lampedusa, 41 bengalesi ed egiziani che erano su un’imbarcazione alla deriva. All’ingresso del porto, è poi sopraggiunto un natante di 10 metri, partito da Zuara in Libia, con 45 egiziani, bengalesi e marocchini; poi un barchino con 18 tunisini, fra cui 3 donne, ed ancora altri 18, fra cui una donna e due minori. Il tredicesimo barchino, partito da Djerba in Tunisia, aveva a bordo 13 migranti, fra cui 2 minori, ed è stato bloccato dalla Guardia di Finanza che ha anche fermato il viaggio di altri 24 tunisini su altre due barche. Il 28 luglio approdano a Portopalo due imbarcazioni a vela con a bordo circa 200 persone (ed una salma) provenienti da Siria, Egitto, Palestina, Iraq, Marocco. Nelle stesse ore a Catania sopraggiunge direttamente in porto un’imbarcazione con 81 persone e a Messina un’altra con 207 persone (fra cui 40 minori), intercettata da un pattugliatore della Guardia di Finanza a poche miglia dalla costa. Il 31 luglio altre 2 imbarcazioni vengono soccorse dalla Guardia di Finanza al largo di Lampedusa. A bordo 121 persone.

Salvataggi in mare

Il 1 luglio, nel cuore della notte, la Ocean ViKing di SOS Mediterranee individua, a poche ore di distanza l’una dall’altra, due barchini in zona Sar maltese. Sulla prima imbarcazione in vetroresina 8 persone, sulla seconda 14 persone, di cui 6 donne. I naufraghi erano in mare da oltre 2 giorni. La nave umanitaria viaggiava con a bordo già 206 naufraghi salvati nei precedenti interventi di fine giugno. Il 3 luglio soccorre una barca in legno con 63 persone a bordo sempre in zona Sar maltese. Il 4 luglio il quarto salvataggio da inizio mese di 15 persone in mare da almeno 2 giorni e raggiunge un totale di 306 naufraghi salvati da morte certa. Il 6 ed il 7 luglio la Ocean Viking sarà autorizzata, dopo 12 giorni in mare, a concludere le operazioni di sbarco nel Porto di Pozzallo. Ripreso il mare, 24 luglio, avvisterà un gommone sovraccarico al largo delle coste libiche con 87 persone a bordo. Fra loro 57 minori non accompagnati. Di seguito, nella stessa area effettuerà una seconda operazione di soccorso mettendo in salvo altre 108 persone. Nello stesso giorno, in un terzo intervento, soccorrerà altre 73 persone a bordo di un gommone quasi completamente sgonfio a 37 miglia nautiche dalle coste libiche e subito dopo, in un quarto salvataggio, altre 39 persone. Il 25 luglio metterà in salvo altre 80 persone a 40 miglia nautiche dalla Libia. Erano da oltre 10h in mare ed il loro gommone imbarcava acqua. A bordo della nave umanitaria, un totale di 387 persone salvate in meno di 48h che chiedono con urgenza di poter sbarcare in un porto sicuro.

Il 18 luglio la SeaWatch3 salpa per il Mediterraneo centrale. Raggiunta la zona di ricerca e soccorso tra il 23 ed il 24 luglio effettuerà 4 salvataggi di seguito per un totale di 428 persone tra cui donne, bambini, una donna incinta di 9 mesi con criticità ed un paziente con gravi ustioni costantemente monitorati dal team medico. In un quinto soccorso metterà in salvo altre 16 persone per raggiungere un totale di 444 salvataggi in pochissime ore. La Guardia Costiera italiana raggiungerà la nave umanitaria per evacuare la donna incinta al nono mese di gravidanza accompagnata dal marito ed una bimba di un anno con gravi ustioni da carburante insieme ai suoi genitori. Resteranno a bordo 439 persone fra cui 128 minori (116 non accompagnati, 40 sotto i 15 anni, 35 donne di cui 4 incinte). Il 28 luglio verrà assegnato loro il Porto di Taranto per lo sbarco, distante ben 2 giorni di navigazione dall’area di ricerca e soccorso. Il 1 luglio lo stesso porto fu assegnato alla GeoBarents di Medici Senza Frontiere per lo sbarco dei 71 naufraghi, salvati miracolosamente da un gommone dal quale almeno altre 30 persone sono scomparse (tra loro 5 donne, 8 bambini). Fra le donne sopravvissute a bordo, in 4 hanno perso un figlio, una ne ha persi 2. Tra i bambini dispersi 3 erano solo dei neonati. Il 24 luglio la GeoBarents riprenderà la rotta del Mediterraneo centrale. In 5 giorni effettuerà 11 soccorsi in mare (l’ultimo il 29 luglio) per un totale di 659 persone. Il più piccolo dei minori a bordo ha un solo mese di vita. Al 31 luglio, dopo giorni in mare e di molteplici richieste per l’assegnazione di un porto sicuro, ancora nessun responso dalle competenti autorità per la GeoBarents.

C’è qualcosa di molto sbagliato nel mondo che stiamo vivendo. Siamo ormai governati dalla sfiducia, dalla paura e dalle diseguaglianze sociali. Al di là di noi stessi nessun altro. Dalla nostra piccola e limitata prospettiva sul mondo, visto da un PC, nel comfort di una casa accogliente e ben intrisi di qualunquismo e mediocrità a portata social, giudichiamo la fame, la miseria, la disperazione altrui ostentando, in parallelo, un’opulenza effimera ormai al declino. Per legiferare e per definire buone pratiche in un mondo interconnesso e globale, occorre in primis immedesimarsi nell’altro. Provare a comprendere che speranza è anche il dramma di chi, sopravvissuto al deserto, non ha altra alternativa che mettere il proprio figlio su un barcone. Solo allora sapremo investire in vie legali sicure, in corridoi umanitari, in procedure efficienti di accoglienza e di inclusione, anziché erigere muri e armare milizie.

“Ci vuole sempre qualcuno da odiare per essere giustificati nella propria miseria”

Umberto Eco

Eleana Elefante

Giurista esperta in Advocacy & Communication dei Flussi Migratori del Mediterraneo Centrale.
Collabora con diverse NGO’s e Patners Europei nel Monitoraggio & Valutazione dei flussi migratori in linea con l’analisi geopolitica di aree geografiche quali il Nord - Africa ed il Medio-Oriente.