Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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Per Motivi di giustizia

Un libro di Marco Omizzolo edito da People

Un viaggio tra le storie di vita di lavoratori e lavoratrici che si ribellano alla schiavitù del lavoro e in particolare del padronato capitalista, delle agromafie e del caporalato. Storie di donne e uomini che esprimono e rappresentano un’Italia che non si arrende, nonostante il razzismo, il lavoro forzato, la schiavitù, le mafie e una profonda e strumentale indifferenza che è propedeutica a questo sistema. Storie come quella di Balbir Singh, che lavora per sei anni in un’azienda agricola dell’Agro Pontino alle dipendenze di un padrone italiano che lo considera un animale senza diritti. Eppure Balbir si ribella, lo denuncia e si costituisce parte civile nel relativo processo nonostante sappia di aver “infastidito” la ‘ndrangheta. Seguono le vicende di molti altri braccianti, uomini e donne, migranti e italiani, ribelli per scelta alla schiavitù dei padroni e dei padrini d’Italia. Storie di lavoratori, come abbiamo smesso di raccontarle.

“Ho impiegato due anni per scrivere questo libro”, ha spiegato Marco Omizzolo sulla sua pagina facebook illustrando il lavoro. “Due anni complessi, difficili ma particolarmente intensi e utili. Il libro lo considero un aggiornamento e approfondimento del precedente, ossia Sotto padrone, capace di entrare nel dettaglio di storie e percorsi di vita che esprimono visioni e lotte e non solo condizioni statiche e in qualche modo retoriche. Il titolo ora è Per motivi di giustizia che è la ragione fondamentale che ha ispirato la mia ricerca sul campo sul sistema di sfruttamento del lavoro, emarginazione sociale e razzializzazione, e nel contempo le mie azioni di formazione, informazione e mobilitazione contro lo sfruttamento e il caporalato. Mentre Sotto padrone era il racconto di un percorso, personale e collettivo, con dati, informazioni e storie raccolte nell’arco dei miei primi 15 anni di ricerca, Per Motivi di giustizia, edito da People, è l’analisi e il racconto di 15 storie di donne e uomini, immigrati e italiani, che hanno avuto la forza e il coraggio di condurre battaglie difficilissime contro padroni, padrini, discriminazioni, razzismo, forme varie di violenza e che ci dimostrano che è ancora possibile indignarsi e agire per cambiare la nostra vita e la società. Serve però recuperare la speranza, la lotta e una visione della società che premetta da parte nostra la conoscenza, l’impegno e l’azione. Ho avuto l’onore di incontrare queste persone, di lavorare con loro, di guardarle negli occhi, di accompagnarle in un percorso affascinante e complesso in cui abbiamo sperimentato insieme forme specifiche, forse avanzate, di pedagogia, psicologia, sociologia e filosofia incentrare sul recuperare della propria soggettività, in una dimensione individuale e collettiva, che è sinonimo di libertà. Per motivi di giustizia è anche il permesso di soggiorno riconosciuto ad una di queste persone, Balbir, dopo alcuni anni davvero difficili vissuti in stato di schiavitù, umiliazione e sfruttamento, costantemente sull’orlo della morte. Con Balbir abbiamo sviluppato una metodologia di intervento avanzata che ha consentito, insieme al suo coraggio, di tornare ad essere libero contro la violenza di un padrone italiano che lo minacciava armi in pugno”.

“Per motivi di giustizia”, storie dei sikh dell’Agro Pontino che si ribellano al caporalato – Servizio di Ansa Lazio

L’autore

Marco Omizzolo – Sociologo Eurispes e presidente di Tempi Moderni. Si occupa di mafie, di tratta internazionale e di caporalato. Ha lavorato come bracciante infiltrato in diverse aziende agricole dell’Agro Pontino, reclutato da caporali indiani, per studiare il grave sfruttamento dei migranti in agricoltura. Ha continuato i suoi studi in India seguendo un trafficante di esseri umani per indagare il sistema di tratta internazionale. È stato animatore a Latina il 18 aprile 2016 dello sciopero di oltre quattromila braccianti indiani contro caporali e padroni e dell’occupazione di varie aziende agricole locali. Lo sciopero è stato replicato il 21 ottobre del 2019. Nel 2019 è stato nominato, dal Presidente Mattarella, Cavaliere della Repubblica per meriti di ricerca e impegno contro il caporalato e lo sfruttamento.