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Utilizzo dei fondi pubblici in Libia: la giornalista Sara Creta ricorre alla CEDU

Conoscere come sono utilizzati i fondi pubblici in Libia è un diritto

Dopo il rigetto del Ministero dell’Interno, del TAR Lazio e del Consiglio di Stato, Sara Creta, giornalista freelance e autrice del documentario «Libya, no escape from hell», iscritta alla Federazione internazionale dei giornalisti, supportata da avvocate di ASGI, presenta un ricorso alla Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU) per far valere l’art 10 della Convenzione.

Nell’ottobre del 2020 – rende noto l’associazione – la giornalista aveva presentato una richiesta di accesso civico al Ministero dell’Interno con l’obiettivo di conoscere come vengono utilizzate le risorse impiegate in Libia nell’ambito del programma “Support to Integrated Border and Migration Management – first phase” (SIBMMIL) implementato dal Ministero dell’Interno italiano.

Si tratta di un finanziamento di 46 milioni di euro – circa 42 dei quali provenienti dal Fondo Fiduciario Europeo d’Emergenza per l’Africa – destinati a rafforzare le capacità operative delle autorità libiche nelle attività di gestioni dei confini terrestri e marittimi. Offrendo assistenza materiale, tecnica e politica alle autorità libiche, il programma facilita l’intercettazione di persone in fuga dalla Libia nel Mediterraneo Centrale e il loro ritorno nelle crudeli e disumane condizioni di tortura e schiavitù nei centri di detenzione del paese nordafricano.

Malgrado il chiaro interesse pubblico della società ad avere informazioni sull’utilizzo dei fondi pubblici in Libia specialmente alla luce delle gravi ricadute sui diritti delle persone, il Ministero, il TAR Lazio e il Consiglio di Stato hanno comunque rigettato la richiesta della giornalista: la pubblicazione dei documenti rappresenterebbe un rischio per le relazioni internazionali e la sicurezza pubblica. L’atto di rigetto però, come anche le due sentenze, non esplicitano in cosa tali pericoli possano concretizzarsi.

La dott.ssa Creta – rappresentata dall’avvocata ASGI Luce Bonzano – ha quindi deciso di sottoporre il caso allo scrutinio della CEDU, lamentando una violazione al proprio diritto alla libertà di espressione, come sancito dall’art 10 della Convenzione EDU «Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera».

Il rifiuto all’ostensione rappresenta infatti per la dott.ssa Creta un’interferenza con l’esercizio del suo diritto di cronaca, impedendole di fornire informazioni precise e affidabili e quindi di esercitare un controllo pubblico (public watchdog), essenziale in ogni società democratica.

“È fondamentale che i giornalisti dispongano di un accesso non discriminatorio alle informazioni. Da tempo, l’opacità assoluta sulla gestione dei fondi italiani ed europei in Libia è accompagnata da gravi violazioni dei diritti umani. Data l’importanza di questa spesa e le sue implicazioni per la politica estera, non può negarsi il diritto alla conoscenza”, ha spiegato Sara Creta.

Compito della Corte sarà quindi verificare, alla luce dell’art. 10, le decisioni che le autorità giurisdizionali nazionali hanno adottato e valutare se esse abbiano effettuato un corretto bilanciamento tra i rischi che limitano l’accesso e i diritti corrispondenti a quelli protetti dalla Convenzione.

“È imprescindibile che la libertà di espressione, e dunque di ricevere e fornire informazioni all’opinione pubblica, venga tutelata, in particolare quando la stessa viene esercitata da soggetti che sono portatori di interessi che riguardano tutta la società civile, come la CEDU ha già avuto modo di sottolineare”, ha sottolineato infine l’avv. Luce Bonzano.