Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

«Documenti e libertà di movimento»: la lotta arriva davanti al Parlamento europeo

A Bruxelles in piazza per i diritti e la giustizia sociale

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Un coro plurale di voci per lingua e provenienza si è alternato al microfono del sit-in di Place de Luxembourg a Bruxelles, nella piazza antistante al Parlamento Europeo, per denunciare le incessanti morti alla frontiere, il razzismo sistemico e le violenze che le persone migranti subiscono dalle politiche dell’Unione europea.

Solidarité avec les sans-papiers“, “No están muertos, están asesinados“, “Ninguna persona es illegal” gli slogan che insieme ai tamburi battenti, hanno scandito l’azione collettiva promossa dalle organizzazioni che hanno lavorato insieme al percorso e all’appello di “Rights! No Deaths!“, al quale hanno aderito numerose organizzazioni dal Belgio, Spagna, Francia e Italia.

Presenti sul palco della piazza e agli incontri che si sono svolti nelle due giornate rappresentanti di associazioni provenienti da diversi paesi africani quali Niger, Marocco, Tunisia, Senegal, Camerun.

Una articolata sequenza di interventi ha illustrato quali e quante sono le politiche di morte dell’Unione Europea, senza dimenticare di denunciare gli appetiti neocoloniali dell’Europa e dei suoi Stati membri e la complessità delle cause alla base delle migrazioni.

Più di 28.000 persone hanno perso la vita dal 2014 mentre cercavano di raggiungere o attraversare l’Europa, 49.000 dal 1993. Queste sparizioni in mare o in montagna, nel deserto e sulle strade, sono insopportabili. Per coloro che riescono a varcare questi confini, ogni giorno vengono erette altre barriere: non avendo i documenti giusti, vengono discriminati e viene impedito a loro di accedere a una vita dignitosa. Quante tragedie, quanti naufragi nella Manica, nel Mediterraneo o cimiteri sui sentieri ghiacciati nelle Alpi o nei Pirenei ci vorranno perché questa politica disumana e assurda cessi?“.

Ma accanto alla rabbia per quanto accade quotidianamente, per le ecatombi di morti, per lo sfruttamento e l’oppressione di questo sistema, c’è anche tanta voglia di continuare a lottare per il diritto al soggiorno regolare, per cambiare radicalmente politiche che investono miliardi in un organismo repressivo e letale come Frontex, nella costruzione di centri detentivi di espulsione e per finanziare accordi con i governi africani (su tutti è stato citato come esemplare quello tra l’Italia e la Libia) allo scopo di incarcerare e bloccare la libera circolazione delle persone.

Un segnale di speranza in un presente dove l’estrema destra avanza e i partiti riformisti sono una parte del problema, che indica in modo chiaro come i movimenti e le reti di solidarietà transnazionali debbano lavorare con obiettivi comuni, ascoltando la pluralità di soggetti razzializzati e quelle realtà che condividono la necessità e l’urgenza di un processo trasformativo delle politiche e della società.

Non siamo qui per chiedere la carità e non ci fermeremo, vogliamo diritti e giustizia sociale, vogliamo una regolarizzazione generalizzata” ripetono i sans-papiers, gli uomini e le donne che sanno cosa significa lottare ogni giorno per il proprio riconoscimento senza perdere mai la dignità.


La giornata di sabato si è conclusa la sera con l’assemblea plenaria del “Vertice dei popoli” e la restituzione dei 6 workshop (Esternalizzazione delle frontiere; Accoglienza e solidarietà locale; Criminalizzazione delle migrazioni e della solidarietà; Neocolonialismo, crisi e migrazioni; Lotta per la regolarizzazione e accesso ai diritti sociali; Documentazione, memoria e giustizia attorno alla violenza di frontiera) che si sono svolti la mattina nella Maison des Associations Internationales.
Nei prossimi giorni pubblicheremo le traduzioni dei report.

Redazione

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