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Ph: Eleana Elefante
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Mediterraneo centrale: report settembre 2022

Naufragi: la strage dei bambini del Mediterraneo

Settembre è stato un mese tragico in tutto il Mediterraneo. E’ stato un mese denso di terribili naufragi le cui vittime, sempre più, purtroppo, sono bambini.
Dalle coste libiche e tunisine sino a quelle greche, siriane, libanesi, è stata una ecatombe. Senza necessità di mostrare i loro volti che, per pudore e cordoglio qui non mostreremo, questo report è dedicato a Loujin e a tutte le vittime del mare. Queste morti hanno precise responsabilità: le politiche in materia di immigrazione e asilo dell’Unione Europea e dei suoi stati membri.


Nel corso del mese, oltre un centinaio di donne, uomini e bambini hanno perso la vita in tragici naufragi. Altri di loro sono riusciti a raggiungere le coste italiane in un susseguirsi di arrivi e soccorsi. Da inizio anno, 71.325 persone sono approdate in Europa attraversando il Mediterraneo centrale. Nello stesso periodo del 2021 ne arrivarono 46.329. Nel mese di Settembre, 13.068 persone contro le 6.919 del corrispondente mese del 2021 (quasi il doppio). Ad oggi i minori non accompagnati che hanno raggiunto la penisola sono 7.769 contro i 10.053 registrati al 31 Dicembre del 2021.
Le nazionalità maggiormente coinvolte nel flusso migratorio via mare sono la Tunisia con 14.600 persone; l’Egitto con 14.194 persone; il Bangladesh con 10.886 persone. Seguono l’Afghanistan con 5.445 persone e la Siria con 5.316 persone. I Respingimenti (Push-Back) salgono a 16.506 persone riportate in illegale ed arbitraria detenzione in Libia a cui si aggiungono 242 morti accertate e 811 scomparsi. Le vittime dei naufragi conosciuti dal 1 Gennaio a fine settembre 2022 sono state 1.088. Di seguito la ricostruzione degli ultimi avvenuti nel corso del mese.

I naufragi

Il 6 Settembre 2022 si consuma la prima tragedia del mare a sud di Creta.
Loujin, una bambina siriana di soli 4 anni, morirà di fame e di sete a bordo di una piccola imbarcazione lasciata alla deriva per giorni. Il 3 Settembre i naufraghi a bordo avevano inviato un SOS alle autorità greche e maltesi senza ricevere alcuna risposta. Quando il 6 settembre è stata avviata l’operazione di soccorso, per la piccola Loujin era già troppo tardi. E’ stata portata morta all’ospedale di Canea, comune nell’isola di Creta da un elicottero militare intervenuto in soccorso. La bambina aveva già sofferto di disidratazione e fame poiché era su una barca da giorni ed era rimasta senza cibo e acqua potabile.Le 63 persone sopravvissute sono state trasbordate sul mercantile “BBC PEARL”, battente bandiera Antigua Barbuda, che le ha condotte nel Porto di Heraklion a Candia, capitale dell’isola di Creta dove una mobilitazione civile ha consentito di fornire loro assistenza e procurare una sistemazione temporanea presso il Moira Indoor Gymnasium. In un rimbalzo di responsabilità, nell’annuncio ufficiale del Ministero della Navigazione greco si menziona (due volte) che la nave stava navigando in una zona di responsabilità maltese. Di seguito, integralmente, il comunicato ufficiale: «Il Centro di Coordinamento per la Ricerca e il Salvataggio Unificato L.S.-EL.AKT è stato informato oggi a mezzogiorno dal corrispondente Centro di Malta (R.C.C. MALTA) che la nave F/C “BBC PEARL” battente ANTIGUA BARBUDA ha salvato sessantatré (63) stranieri da una nave ingovernabile nell’area di responsabilità maltese. In particolare, il comandante della suddetta nave F/G e pur continuando a navigare nell’area di responsabilità di Malta, ha chiesto al Rescue Coordination Center (RCC) Malta di far sbarcare due dei soccorsi per perdita di conoscenza. Quindi RCC Malta ha chiesto l’assistenza di E.K.S.E.D. che ha contattato il maestro di ‘BBC PEARL’. Il suddetto maestro ha chiesto lo sbarco di uno straniero di 4 anni, informando che l’altra persona ha ripreso conoscenza. Immediato il decollo di un elicottero della Marina Militare, mentre al capitano è stato ordinato di deviare la sua rotta in una zona di responsabilità greca in modo da ridurre i tempi necessari per prelevare il paziente dall’elicottero. La bambina di quattro anni, priva di sensi, e la madre che l’accompagnava, sono state prelevate in elicottero, a 50 n.m. a sud di Paleochora n° di Creta e furono trasferiti all’eliporto dell’Ospedale di Chania, dove il minore fu dichiarato morto dai medici curanti. Secondo le ultime informazioni dell’organizzazione Alarm Phone, i migranti a bordo della barca avevano trasmesso sos da mezzogiorno di domenica (4/9), cioè due giorni prima dell’operazione di salvataggio e non 4 giorni come originariamente scritto nel rapporto. Tuttavia, secondo le informazioni sicure di EFSYN, la madre del bambino morto che lo ha accompagnato sul ponte aereo per Chania parla nella sua dichiarazione alle autorità greche per 4 giorni di appello. In ogni caso, se non ci fosse stato il lungo ritardo nella mobilitazione, la vita della bambina di 4 anni si sarebbe probabilmente salvata. – Rapporto dettagliato in EFSYN di giovedì 8 settembre».

L’8 Settembre un secondo naufragio si consuma dinanzi alle coste della Tunisia. 8 persone sono annegate ed altre 12 persone sono scomparse dopo che la loro barca è affondata durante un tentativo di raggiungere l’Italia. Altre 17 persone sono state salvate dalla Guardia Costiera. Secondo le loro testimonianze, i sopravvissuti, tutti di nazionalità tunisina, erano partiti da Sfax.

Il 12 Settembre altri 6 decessi per fame e per sete su barcone partito dalla Turchia. Fra loro 2 bambini. Facevano parte di gruppo di 26 persone condotte a Pozzallo. Fra le vittime, tutte di nazionalità siriana, vi erano 2 bambini di 1 e 2 anni, un dodicenne e 3 adulti, tra cui la nonna e la madre di altri minori sopravvissuti. Molte delle persone sbarcate a Pozzallo presentano condizioni estremamente gravi, tra cui ustioni. Lo afferma l’UNHCR che ha assistito i sopravvissuti dopo lo sbarco: «rafforzare il soccorso in mare è l’unico modo per evitare queste tragedie. Le vittime e i sopravvissuti si trovavano su un barcone alla deriva da giorni prima che a soccorrerli arrivasse la Guardia Costiera italiana».

La notte del 23 Settembre, il più nefasto dei naufragi avvenuto in questo mese. Una barca partita dal Libano con circa 150 persone (rifugiati libanesi, siriani e palestinesi) naufraga al largo di Tartus, in Siria. Fra le vittime almeno 10 bambini. Il bilancio dei morti in tutto sale a 94 persone. I sopravvissuti affermano che la barca affondata al largo della costa siriana aveva a bordo 150 persone salpate, il 20 Settembre, dalla regione di Minyeh a nord di Tripoli in Libano per poi inabissarsi 30 miglia più in là, al largo del porto siriano di Tartus. Almeno 14 persone soccorse sono state rinvenute negli ospedali in Siria, altre 6 sono state dimesse poco dopo il ricovero e altre 2 sono rimaste in terapia intensiva, ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana. Le ricerche continuano ma, almeno 34 persone risultano ancora disperse. L’esercito libanese ha affermato di aver arrestato un cittadino libanese che “ha ammesso di aver organizzato quel viaggio via mare dal Libano verso l’Italia”, ma nessuna imputazione renderà indietro le vite perse. Il 24 Settembre alcune famiglie libanesi hanno potuto celebrare i funerali dei alcune delle vittime i cui corpi sono stati consegnati ai parenti attraverso il valico di confine di Arida con la Siria. Altri attendono ancora.

Nel mentre, centinaia di persone si sono radunate nel campo profughi palestinese di Nahr al-Bared, a nord di Tripoli, in corteo funebre agitando i pugni in aria per il dolore. Il numero di persone che hanno lasciato o tentato di lasciare il Libano via mare è quasi raddoppiato tra il 2020 e il 2021, ha detto a Reuters l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. La cifra è aumentata di nuovo di oltre il 70% nel 2022. L’aumento è stato alimentato dal crollo finanziario del Libano poiché i tassi di povertà sono aumentati vertiginosamente tra la popolazione di 6,5 milioni. Philippe Lazzarini, capo dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, ha dichiarato: «Nessuno sale alla leggera su queste scialuppe della morte. Le persone stanno prendendo questa decisione pericolosa, rischiando la vita in cerca di dignità».

I soccorsi in mare (solo alcuni)

Prosegue incessante il lavoro delle poche navi umanitarie ancora presenti nel Mediterraneo centrale e si protraggono sempre più le attese per l’assegnazione di un Porto Sicuro. Il 2 Settembre, dopo 10 soccorsi e 8 giorni in attesa d’assegnazione di un Porto Sicuro, viene concesso dalle Autorità italiane lo sbarco dei 459 naufraghi messi in salvo dagli operatori della Ocean Viking di SOS Mediterranee. Nelle stesse ore, in zona SAR libica, l’equipaggio di Nadir effettua un primo soccorso ad un’imbarcazione con a bordo 76 uomini, un bambino e 17 minori. Interverrà poi la Sea-Eye 4 per effettuare il trasbordo sulla loro nave umanitaria. Per uno degli uomini a bordo sarà necessaria una evacuazione medica in elicottero per complicanze sanitarie. Subito dopo, soccorrerà altre 54 persone per un totale di 129 persone a bordo. Fra loro 47 sono minori. Dopo 13 giorni in mare, il 15 Settembre, verrà loro assegnato il Porto di Taranto per lo sbarco. Il 21 Settembre, la Geo Barents di Medici Senza Frontiere, effettuerà una complicata operazione in acque internazionali al cospetto della Libia, mettendo in salvo 76 persone stipate su un gommone sovraffollato. Il 29 Settembre, dopo oltre 10 richieste disattese alle Autorità di Malta ed Italia, verrà concesso loro i Porto di Taranto per lo sbarco (ad oltre un giorno di navigazione dell’attuale posizione in mare). Nel tardo pomeriggio la Louise Michel, dopo diverse ore di ricerca in mare, ha messo in salvo 88 persone a bordo di un gommone. E’ stato un salvataggio rischioso visto il minaccioso avvicinamento di una motovedetta della sedicente Guardia Costiera libica. Nel mentre, il 23 Settembre, dopo oltre 13 ore di controllo nel Porto di Reggio Calabria, viene posto il sequestro amministrativo sulla Sea Watch 3, accusata di aver salvato troppe vite in mare.

Gli arrivi autonomi

Gli ultimi sono del 28 e del 29 Settembre. 43 persone, tutte originarie del Bangladesh (salvo 3 egiziani), sono giunte a Lampedusa dopo essere state soccorse a 13 miglia dalla costa della motovedetta Cp305 della Guardia Costiera italiana. L’imbarcazione di 6 metri, partita da Zwara in Libia sulla quale viaggiavano è stata lasciata alla deriva dopo il trasbordo effettuato. Altre 6 persone di nazionalità tunisina, fra cui una donna, sono state intercettate direttamente sul molo Madonnina a bordo di un’imbarcazione di 5 metri. A 6 miglia da Capo Ponente invece, la motovedetta della Capitaneria ha bloccato un natante di 10 metri in ferro, alla deriva con a bordo 27 persone scappate da Guinea e Costa d’Avorio. Nel gruppo anche 13 donne. In ultimo sono state scortate in darsena, grazie ad un intervento di soccorso della Guardia Costiera, altre 17 persone in fuga da Costa d’Avorio, Burkina Faso, Mali e Guinea.
Il 30 Settembre, altre 700 persone in mare necessitano aiuto. 240 persone verranno soccorse al largo di Siracusa dalla nave De Grazia della Guardia Costiera e condotte nel Porto di Messina. Fra loro in 67 sono minori. Gli altri naufraghi verranno condotti nel Porto di Augusta  e di Catania.

Tutto ciò accade in vista del 3 Ottobre, Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, in cui si ricorda il naufragio del 2013 al largo di Lampedusa. In quella terribile notte persero la vita 368 persone. I soccorritori, un piccolo gruppo di pescatori per passione (ricordo fra tutti Vito Fiorino, per me un grande uomo che da quel giorno non ha mai smesso di piangere e lottare affinché certe tragedie non si ripetessero più), riuscirono a portare in salvo 155 naufraghi. Assistiamo quotidianamente ad una ecatombe ma, spostiamo rapidamente l’attenzione su altro, come se quelle morti non ci riguardassero. Ed allora mi chiedo, che Europa è quella che non sa prendersi cura neanche dei bambini? Quella che avanza fra le destre sovraniste e che prospetta muri al posto di una umana accoglienza? Mentre lo scenario geopolitico e dei diritti si fa sempre più cupo, l’humana pietas va sempre più alla deriva ed intanto milioni di sfollati, affamati, senza casa né futuro, pagano, al prezzo della vita, la nostra malvagia indifferenza.

Eleana Elefante

Giurista esperta in Advocacy & Communication dei Flussi Migratori del Mediterraneo Centrale.
Collabora con diverse NGO’s e Patners Europei nel Monitoraggio & Valutazione dei flussi migratori in linea con l’analisi geopolitica di aree geografiche quali il Nord - Africa ed il Medio-Oriente.