Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
88166308_3041892272509146_398272343127883776_o-2.jpg
Commissione EU, Milano marzo 2020
/

La Fortezza è nuda

Il quinto e ultimo episodio del reportage «Crepa. Testimonianze e riflessioni dal Mediterraneo centrale»

Start

«Crepa» nasce dalle esperienze ed emozioni che ho vissuto a bordo del veliero Nadir di RESQSHIP, l’ONG tedesca proprietaria della nave, durante una missione di monitoraggio, ricerca e soccorso. E’ un racconto in cinque articoli che escono ogni mercoledì di novembre, a partire dal 2 novembre 2022: un giorno infame per il rinnovo del Memorandum tra Italia e Libia. «Crepa» è una parte di quello che vorrei dire alla fortezza Europa 1.

Ph: RESQSHIP

Questo articolo conclude Crepa. Ho voluto dedicarlo all’elefante del Mediterraneo centrale: Fortezza Europa.

Stiamo attraversando un momento di recrudescenza dell’ostilità politica nei confronti delle navi della civil fleet. La direttiva Piantedosi, di poche settimane fa, potrebbe aprire una nuova stagione di bracci di ferro, porti chiusi, toni alti e umanità residuale. Le azioni ostruzioniste del governo hanno un impatto diretto ed importante sulla civil fleet. Negli ultimi anni, la lista di navi che sono state sottoposte ad un fermo amministrativo ed hanno dovuto terminare le proprie operazioni 2 è lunga: Alan Kurdi, Sea-Watch, Sea-Eye, Dignity 1, Vos Hestia, Aquarius 3… Solo nei primi sei mesi del 2022, si sono registrati oltre 19 casi in cui alle imbarcazioni della civil fleet con a bordo persone soccorse è stata negata l’assegnazione rapida di un porto sicuro, con attese di oltre ventiquattro ore ed in molti casi di oltre una settimana 4.

Perché tanto accanimento? Da un punto di vista operativo, la civil fleet è appena un nemico immaginario per la politica statale di chiusura dei confini. Non costituisce un pull factor (detta in populista, i taxi del mare sono una fiaba inventata). Per verificarlo basta prendere il numero di arrivi e la presenza di navi SAR nel Mediterraneo: non c’è correlazione.

Fonte: ISPI

Un esempio eclatante è l’aumento degli sbarchi nonostante la fine dell’operazione Mare Nostrum (31 ottobre 2014) e il conseguente ridimensionamento degli asset SAR nel Mediterraneo. La civil fleet non soccorre nemmeno un numero rilevante di persone: da gennaio ad agosto di quest’anno, le persone che sono arrivate in Europa dopo essere state portate a bordo dalle navi ONG sono meno appena il 16% 5. In modo più rilevante ancora, la vera frontiera è quella che corre più a Sud, quella tessuta da Fortezza Europa per impedire, ostacolare, rendere dolorosa la migrazione di persone. Quella che le operazioni delle navi della civil fleet non possono scalfire.

È una frontiera che include lo stravolgimento degli aiuti per la cooperazione internazionale in ricatti economici, vincolati al blocco dei movimenti di persone -come succede ad esempio in Niger. È la frontiera dei patti opachi con la Tunisia, degli accordi con la Libia. È la frontiera delle agenzie delle Nazioni Unite, strumentalizzate per rimpatriare “volontariamente” persone respinte così tante volte e che hanno sofferto talmente da perdere la speranza di farcela. È la frontiera delle code infinite ed inutili davanti alle ambasciate, per ottenere un visto di ingresso che non sarà mai rilasciato – i “canali legali”. È una frontiera intimamente legata allo sfruttamento economico, dal depauperamento delle risorse ittiche in Senegal all’estrattivismo energetico di ENI in Mozambico.

Lo stato non attacca le navi ONG per i loro risultati operativi, ma perché queste rappresentano un attore politico che grida, “il re è nudo”. Denudano infatti lo sciacallaggio politico ed economico di una parte di mondo che ama definirsi terra di diritti umani. Sono presenti in terra di confine, dove le politiche europee si materializzano in modo brutale, testimoniano il razzismo mortifero dell’esternalizzazione della frontiera, la parodia neocoloniale dell’”aiutiamoli a casa loro”.

Il Mediterraneo funziona da barometro delle manovre che la fortezza Europa mette in atto per rendersi sempre più impenetrabile. Con una relazione che fa quasi pensare ad una legge della fisica, il chiudersi di una rotta migratoria determina l’aprirsi di un’altra, più pericolosa. Fino al 2020 l’accesso in Europa passava soprattutto attraverso il canale Turchia-Grecia: il tratto è breve, dalle spiagge dell’isola di Lesbo si vedono quelle della Turchia. A partire dal 2020 le politiche aggressive di pushbacks delle autorità greche – attuate ancora oggi – hanno atrofizzato questa rotta, e la maggior parte dei flussi per entrare in Europa si sono canalizzati attraverso il Mediterraneo centrale 6. Le morti sono aumentate. Le politiche europee si sforzano ora di chiudere anche questo punto di entrata, attraverso ad esempio la cosiddetta guardia costiera libica. L’impatto è evidente: sempre più imbarcazioni partono da paesi molto lontani, come l’Egitto o il Libano, o intraprendono la rotta atlantica per raggiungere le isole Canarie. L’anno scorso, questa rotta ha registrato un tasso di mortalità del 20% 7.

Le imbarcazioni ONG documentano, mobilitano, tengono accessi i riflettori su un sistema razzista e neocoloniale che si estende molto oltre il bacino del Mediterraneo. Chi si ascrive all’orizzonte culturale e politico della civil fleet sottoscrive gli ideali che più crepano Fortezza Europa: quelli che cominciano dalla libertà di movimento.

  1. Le opinioni contenute in questi articoli sono personali
  2. Precedentemente, anche in questo ciclo di articoli, ho utilizzato il termine “missione”, molto diffuso, per riferirmi alle operazioni SAR delle navi della civil fleet. Il termine “missione” è pregno di una storia coloniale con conseguenze ancora attuali, decido quindi di sostituirlo con equivalenti, “operazione SAR” o “viaggio SAR
  3. June 2022 Update – Search and Rescue (SAR) operations in the Mediterranean and fundamental rights, European Union Agency for Fundamental Rights (giugno 2022)
  4. June 2022 Update – Search and Rescue (SAR) operations in the Mediterranean and fundamental rights, European Union Agency for Fundamental Rights (giugno 2022)
  5. Dossier Viminale. Un anno di attività del Ministero dell’Interno (1 agosto 2021 – 31 luglio 2022)
  6. Infographic – Irregular arrivals to the EU (2008-2022), European Council (novembre 2022)
  7. Radio Melting Pot: Il Senegal e i pescatori con le piroghe. La trasmissione del mese di maggio 2022

Pietro Desideri

E se i confini non esistessero? Cerco di trovare risposte (spoiler: si starebbe meglio). Lavoro in programmi di cooperazione internazionale, dove porto una prospettiva anticoloniale e antirazzista.
Ho approfondito le tematiche legate all'asilo e all'immigrazione vivendo a Lesbo, in Grecia. Ho partecipato a una missione SAR con l'associazione RESQSHIP, a bordo della Nadir. Mi piace il copyleft e Banksy.
Per contattarmi: [email protected]