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“Libere per tutte. Il coraggio di lottare per sé e per gli altri”

Un libro di Marco Omizzolo

Sottrarsi alla presa di famiglie violente e patriarcali, conquistare la propria autonomia in un Paese ancora razzista e sessista, spezzare le catene della solitudine e dalla dipendenza: donne di diversa provenienza geografica raccontano episodi della propria vita, della loro resistenza quotidiana, della caparbietà con la quale si sono battute per relazioni più paritarie, per società più inclusive, per rapporti umani meno spietati.

Il libro del sociologo Marco Omizzolo, “Libere per tutte” (Fondazione Feltrinelli), affronta il tema dell’intersezionalità come simultaneità di diverse forme di oppressione.

«L’intersezionalità prevede la polisemia e il policentrismo del soggetto – ha spiegato ad Altreconomia Marco Omizzolo, responsabile scientifico della cooperativa In Migrazione, presidente del centro studi Tempi Moderni e ricercatore dell’istituto Eurispes-. Le donne raccontate nel libro si trovano immerse in persistenti stati di maschilismo, razzismo, discriminazione, violenza. Condizioni di sfruttamento ed emarginazione che, nella società contemporanea, si intersecano nei sistemi istituzionali, politici e sociali: a farne le spese sono soprattutto loro, le donne, i loro corpi e la loro dimensione esistenziale, lavorativa, affettiva e genitoriale».

«Le tre storie raccontate in questo volume vogliono rappresentare questa poliedricità. La prima è la vicenda di Italia, donna di origine somala nata nel nostro Paese. Estremamente acculturata, laureata con lode, il suo sogno è fare la giornalista. Ma alla fine si trova a lavorare come addetta alle pulizie in una grande azienda milanese: il sistema manageriale razzista e sessista in cui è inserita la considera come una povera migrante, senza dare valore alle sue competenze, la sfrutta assegnandole mansioni molto faticose e obbligandola a fare straordinari non pagati. Lei non molla, e in più presta soccorso alle sue compagne di lavoro e le sostiene. La sua forma di resistenza è quella di non farsi mai vedere stanca davanti ai suoi superiori, per non dare l’idea di essere stata piegata – ha aggiunto Omizzolo -. Italia ha avuto il coraggio di guardare negli occhi il suo sfruttatore, anche nei momenti più duri, mantenendo intatta la sua dignità. Alla fine decide di emigrare in Francia, mantenendo comunque la speranza di poter tornare un giorno, quando anche altre donne come lei saranno pronte a ribellarsi e combattere».