Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
Ph: Altreconomia - Fiori al CPR di Torino in ricordo di Moussa Balde
/

Brindisi, un’altra morte di CPR

«Una tragedia di cui consideriamo responsabile l'intera macchina del CPR»

Start

Lunedì 19 dicembre una persona è morta e un’altra è rimasta ferita in un incendio scoppiato all’interno del CPR di Brindisi-Restinco. Secondo le autorità, l’uomo è un 38enne di origine marocchina morto intossicato nel sonno, di cui però non sono state ancora fornite le generalità. L’incendio, ha affermato la polizia, sarebbe stato appiccato durante una protesta da alcuni reclusi. Le fiamme sarebbero partite da un materasso e si sarebbero propagate provocando molto fumo che ha intossicato l’uomo.

E’ la seconda persona deceduta quest’anno rinchiusa nei CPR italiani1 e la terza che muore nel giro di pochi anni nel centro detentivo di Brindisi. Secondo i dati forniti dalla campagna LasciateCIEntrare nel volume pubblicato a fine ottobre “Dietro le mura. Abusi, violenze e diritti negati nei Cpr d’Italia“, si tratta della quarantaduesima persona che muore all’interno di un centro di detenzione italiano da quando nel 1998 con la legge Turco-Napolitano «si è diffuso anche in Italia un diritto speciale che sanziona una violazione amministrativa come il soggiorno o l’ingresso irregolare, con una forma di trattenimento, meglio detenzione, caratterizzata dalla discrezionalità dell’autorità di polizia, ben oltre i casi eccezionali e urgenti in cui questo è consentito in base all’art. 13 della Costituzione italiana».

Dalle agenzie di stampa di ieri si apprende che nell’ambito delle indagini sull’incendio due persone sono state già arrestate e si trovano in carcere a Brindisi ed altre tre sono state denunciate. Gli arrestati sono un uomo originario della Tunisia ed un georgiano. Entrambi sono accusati di aver cagionato la morte del cittadino marocchino come conseguenza del reato di danneggiamento della struttura pubblica. Ad essere denunciati, invece, un uomo del Gambia, che avrebbe appiccato il primo incendio di alcuni materassi, un cittadino egiziano, per aver resistito alle forze dell’ordine intervenute nel Cpr, e infine un cittadino originario di Capoverde per aver lanciato oggetti contro i poliziotti.

In nessun media si accenna minimamente alla situazione di chi è trattenuto oppure ai motivi che hanno fatto scoppiare l’ennesima rivolta all’interno di un CPR di cui l’ente gestore è formato da una cordata tra Consorzio Hera S.C.S. e Agh Resort srl, imprese note nella gestione/business dei centri detentivi.

Quello di Brindisi, specifica LasciateCIEntrare, «è uno dei tanti luoghi dove chi vi è recluso subisce trattamenti inumani e degradanti. Una gabbia atroce da dove più volte si sono sollevate le proteste di chi vi è trattenuto. Le proteste nei Cpr sono causate dalle pessime condizioni in cui le persone vengono trattenute».

Yasmine Accardo, referente della campagna, è in contatto con alcuni reclusi e attivisti locali e sta cercando di ricostruire quello che è accaduto, consapevole che spesso la narrazione dei media è frutto di una sola ricostruzione, quella della polizia e dell’ente gestore. «Non sappiamo ancora il nome della persona morta in maniera così orribile, che ricorda tragici eventi come quello del CIE di Serraino Vulpitta nel 1999. Ci chiediamo dove fosse chi doveva far partire i soccorsi immediati. Quel che sappiamo è che ogni giorno le proteste nei CPR sono causate dalle pessime condizioni in cui le persone vengono trattenute. Il fuoco è una delle modalità che viene utilizzata per essere ascoltati o assistiti, poiché nessuno risponde. Niente diritto alla salute ed alla difesa in un CPR. L’ennesima tragica morte in un CPR, una tragedia di cui consideriamo responsabile l’intera macchina del CPR. Chiediamo ancora una volta che vengano chiusi per sempre questi lager di stato».

In “Dietro le mura” emergono in modo dettagliato le condizioni, gli attori coinvolti e il contesto di abusi e violazioni. L’avvocata Mariagrazia Stigliano spiega che molti dei detenuti sono persone vulnerabili, come Harry che abbandonato si è suicidato all’interno di una cella nel 2019, o affette da seri problemi di salute. Addirittura la legale ha proposto ricorsi contro il trattenimento di persone LGBTQ+. «Anche solo per questioni psicologiche o mediche – sottolinea – diverse persone si sono trovate ristrette al Cpr di Brindisi con un certificato di idoneità al trattenimento, francamente incomprensibile. In caso di persone Lgbtq è francamente un mistero». Perfino la stessa Prefettura di Brindisi ammette che all’interno del CPR sono “transitati” ben 11 minorenni.

Questa ennesima morte, la seconda dell’anno, non può quindi essere considerata una fatalità, ma una responsabilità dell’intero sistema di detenzione che conferma che l’unica strada possibile per prevenire ulteriori morti sia quella di chiudere definitivamente questi lager. Altro che aprirne di nuovi come si vorrebbe fare in Toscana.

  1. L’altra vittima è del CPR di Gradisca d’Isonzo – Gorizia il 31 agosto (clicca qui).

Stefano Bleggi

Coordinatore di  Melting Pot Europa dal 2015.
Mi sono occupato per oltre 15 anni soprattutto di minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta e richiedenti asilo; sono un attivista, tra i fondatori di Libera La Parola, scuola di italiano e sportello di orientamento legale a Trento presso il Centro sociale Bruno, e sono membro dell'Assemblea antirazzista di Trento.
Per contatti: [email protected]