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Frontex è complice nei respingimenti in mare operati dalla guardia costiera libica

Un'inchiesta di Human Rights Watch e Border Forensics inchioda Frontex e l'UE alle proprie responsabilità

Frontex, l’agenzia di frontiera dell’Unione europea al centro di numerosi scandali, è complice della guardia costiera libica nell’individuazione delle imbarcazioni con a bordo persone migranti nel Mediterraneo e nella successiva fase di intercettazione e respingimento verso la Libia.

Lo dimostra l’indagine web interattiva “Airborne Complicity: Frontex Aerial Surveillance Enables Abuse” di Human Rights Watch e Border Forensics che documenta il ruolo che i velivoli impiegati da Frontex – diversi aerei e un drone Heron a pilotaggio remoto – svolgono per agevolare i libici nelle operazioni di cattura e respingimento. La raccolta di documentazione ufficiale ha dovuto fare i conti con la mancanza di trasparenza di Frontex che ha vietato agli autori la possibilità di visitare la sala operativa a Varsavia e di fare interviste al personale operativo, fornendo solo 86 documenti, in gran parte censurati, sugli oltre 3.000 documenti relativi alle loro richieste.

L’inchiesta si sofferma e fornisce prove della complicità di Frontex su una intercettazione avvenuta il 30 luglio 2021 e operata dalla motovedetta 648 della Guardia Costiera libica – la Ras Jadir, una delle quattro motovedette che l’Italia ha restituito alla Libia nel 2017 dopo averle rimesse a nuovo.

«Frontex – scrivono Judith Sunderland di Human Rights Watch e Lorenzo Pezzani di Border Forensics – sottolinea che gli avvistamenti di droni e aerei possono salvare vite umane. Dato che dal 2014 nel Mediterraneo sono morte un numero impressionante di persone, almeno 25.313, salvare vite umane in mare dovrebbe essere l’obiettivo fondamentale. Ma la nostra analisi di come l’agenzia utilizza la sorveglianza aerea dimostra che è al servizio delle intercettazioni, non dei soccorsi. Senza le informazioni provenienti dagli aerei dell’UE, la guardia costiera libica non avrebbe i mezzi tecnici e operativi per intercettare queste imbarcazioni su tale scala».

Secondo i dati raccolti dagli studiosi, nel 2021 oltre 32.400 persone sono state catturate in mare dalle forze libiche e respinte in Libia. La loro analisi rivela che quasi un terzo di queste intercettazioni sono state facilitate dall’intelligence raccolta da Frontex attraverso la sorveglianza aerea operata da diversi velivoli. Quest’anno, fino a novembre 2022, più di 20.700 persone sono state respinte.

In particolare nell’inchiesta si traccia il volo di diversi aerei e del drone di Frontex Heron che fa base nell’aeroporto di Luqa a Malta. «Gestito da ADAS, una sussidiaria di Airbus – spiegano gli autori – è pilotato da una stazione di controllo a terra dedicata e allestita all’interno dell’ala militare dell’aeroporto poco prima che iniziasse ad operare nel maggio 2021. Il drone trasmette un feed video quasi in diretta e altre informazioni catturate attraverso un un’ampia gamma di sensori ottici e termici al quartier generale di Frontex a Varsavia, dove i dati vengono analizzati e le decisioni operative che influiscono sulla sua traiettoria di volo vengono prese e inviate a Malta in un ciclo di feedback costante».

«Questa sorveglianza – sottolineano – costituisce un’asse centrale della strategia dell’UE per impedire ai migranti e ai richiedenti asilo di raggiungere l’Europa in barca, pur sapendo che le conseguenze sono che i migranti saranno rimpatriati per affrontare abusi sistematici e diffusi durante la detenzione da parte delle autorità libiche e dei trafficanti in Libia. La strategia è un tentativo dell’UE di sottrarsi spazialmente, fisicamente e legalmente alle proprie responsabilità. In definitiva, però, fornendo le informazioni alle autorità libiche allo scopo di intercettare le persone che sfuggono agli abusi in Libia, sapendo che una volta catturate saranno restituite in Libia per affrontare detenzione arbitraria, violenze e sfruttamento, l’UE si rende complice degli abusi».

Questa nuova indagine andrà a dare ancora più forza alla denuncia presentata dall’European Center for Constitutional and Human Rights alla Corte penale internazionale (Cpi) sulla commissione di crimini contro l’umanità nei confronti di persone migranti, intercettate in mare e riportate e detenute in Libia.

Le operazioni con cui migranti e rifugiati vengono intercettati in mare e successivamente riportati in Libia non sono missioni di ricerca e soccorso per salvare vite umane.

La Cpi sta infatti indagando sulla responsabilità penale individuale di funzionari di alto livello degli Stati membri dell’UE e delle agenzie dell’UE in merito a molteplici e gravi privazioni della libertà personale, risultanti da operazioni di intercettazione in mare tra il 2018 e il 2021. Tra i presunti co-autori figurano politici europei di alto livello tra cui gli ex Ministri dell’Interno italiani, Marco Minniti e Matteo Salvini, l’attuale e l’ex Primo Ministro di Malta, Robert Abela e Joseph Muscat, l’ex Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, l’ex direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, nonché membri dei Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano e maltese e funzionari di EUNAVFOR MED e del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE).

Redazione

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