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L’accoglienza nei progetti SAI deve includere anche le persone particolarmente vulnerabili

T.A.R. per il Lazio, ordinanza n. 6862 del 10 novembre 2022

Tribunale Amministrativo Regionale

Il Tar Lazio ha accolto il ricorso cautelare presentato per un cittadino marocchino titolare di status di rifugiato al quale il SAI aveva rigettato la richiesta di inserimento nel circuito di accoglienza in quanto persona rientrante nei casi di c.d. “doppia diagnosi”, ossia in cui il disagio mentale si sovrappone a situazioni di dipendenza da sostanze psicotrope. In particolare, nel caso di specie, l’amministrazione ha negato l’accoglienza al cittadino straniero essendo i SAI delle strutture di tipo socio- educativo e non a carattere sanitario, prive pertanto di personale medico-infermieristico e di copertura h.24. 

Il Tar Lazio, al contrario, nel valorizzare la condizione di estrema vulnerabilità del rifugiato, ha ordinato al Ministero dell’Interno di verificare la possibilità di inserimento del ricorrente in un centro SAI che sia adeguato all’assistenza psico-socio-sanitaria del cittadino straniero e in rete con i servizi sanitari e assistenziali del territorio per le esigenze a cui il centro non sia in grado di fare fronte. 

Ci sembra una pronuncia interessante in quanto rafforza il principio per cui l’accoglienza nei centri SAI necessariamente deve includere anche le persone particolarmente vulnerabili (per i quali la legge stessa prevede un accesso prioritario alle strutture di accoglienza) e anzi, in tali casi, quanto richiesto, non è di provvedere ad un’assistenza medica a copertura h24, ma di individuare una struttura che sia calibrata sulla base dei bisogni psico-sociali della persona e che si sostanzi nell’accompagnamento ai servizi sanitari territoriali per la presa in carico specialistica in un contesto di coordinamento tra servizi.

Si ringrazia l’avv. Federica Remiddi per la segnalazione e il commento. Il caso è stato seguito con le avv.te Giulia Crescini e Anna Pellegrino e l’avv. Salvatore Fachile.