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«Le frontiere uccidono». I video del convegno

Costruire la pace attraverso rotte migratorie legali e sicure

Il convegno organizzato il 2 dicembre da Ciac onlus insieme ad altre organizzazioni 1 si è proposto di approfondire l’attuale “guerra alle migrazioni” che si consuma nelle diverse rotte migratorie, non solo ripercorrendo – attraverso l’intervento di ricercatori e giornalisti – specifici contesti territoriali che rappresentano tragici “casi studio” di queste politiche (i Balcani, il Sahel, il Mediterraneo), ma anche ricostruendo in senso più ampio l’approccio che sta alla base dei singoli dispositivi e interventi di controllo e contrasto.

Il convegno, specificano i promotori, però non si è voluto solo fermare alla dimensione della cronaca e della denuncia. Le relazioni hanno voluto portare alla discussione pubblica anche «la possibilità di “aprire nuove strade” per facilitare l’accesso sicuro e legale dei migranti al territorio europeo: da questo punto di vista – sottolineano gli organizzatori – le esperienze già in atto (reinsediamento, corridoi umanitari, universitari e di studio, sponsorship) illuminano vie percorribili, ma a oggi ancora assolutamente minoritarie e parziali, oltre che in qualche misura ambivalenti, per esempio rispetto il ruolo dei soggetti privati o l’effettiva efficacia dei meccanismi di selezione nei paesi di origine e di primo asilo».

«Le frontiere uccidono – affermano i promotori -. È la dura verità testimoniata ogni giorno da chi invece riesce a sopravvivere, ma pagando un alto prezzo e correndo rischi indescrivibili. Testimoni di una guerra quotidiana che disegna una geografia delle diseguaglianze e della violenza che colpisce chi cerca di fuggire da persecuzioni, conflitti e violazioni dei diritti. Unione Europea e Italia, così come gran parte dei paesi del nord globale, pur avendo sottoscritto convenzioni e normative volte a tutelare il diritto d’asilo, continuano a moltiplicare le forme di contrasto alla migrazione, promuovendo un costoso approccio proibizionista che coinvolge un numero crescente di attori pubblici e privati anche di paesi terzi.

Nel frattempo, a livello globale si conferma di anno in anno l’aumento dei migranti forzati (89,3 milioni nel 2021, secondo i dati dell’Unhcr, prima della crisi ucraina del 2022) e la sproporzione nell’accoglienza da parte dei paesi del sud del mondo (83% in paesi di basso reddito). Mentre le vie di accesso legale, persino per i rifugiati più vulnerabili, continuano a essere un miraggio: solo 57.500 le persone che hanno beneficiato del programma di reinsediamento in tutto il 2021».

La mattina, dopo i saluti istituzionali del Rettore dell’Università di Parma Paolo Andrei e del Sindaco Michele Guerra, sono intervenuti coordinati da Michela Semprebon (Unipr), i seguenti relatori e relatrici: Marco Deriu (Unipr), Emilio Rossi (Ciac/Casa della Pace), Mariacristina Molfetta (Fondazione Migrantes), Oiza Q. Obasuyi (Cild), Luca Ciabarri (Unimi/Escapes), Duccio Facchini (Altreconomia), Giacomo Zandonini (Fada Collective), Valentina Brinis (Open Arms).

Nel pomeriggio, dopo i saluti istituzionali di Daria Jacopozzi, Assessora alla pace di Parma:
Adele Del Guercio (Unior), Maurizio Ambrosini (Unimi), Luca Galli (Unimib), Andrea Pecoraro (Unhcr Italia), Syed Hasnain (UNIRE), Elena Rozzi (Intersos), Chiara Marchetti (Ciac).

  1. Promotori: Casa della Pace, Università degli studi di Parma, Gruppo Rifugiati dell’Università di Parma (GRUP), Corso di laurea magistrale in Giornalismo, cultura editoriale, comunicazione ambientale e multimediale, Escapes. Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate, Civiltà dell’accoglienza.