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Foto tratta da Non possiamo più aspettare Sanatoria 2020 - presidio a Milano 16 settembre

Sanatoria 2020: «Pratiche ferme, uffici allo stremo, serve più personale»

Notizie sconfortanti dai dati ottenuti dalla campagna Ero Straniero

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Più volte da queste pagine abbiamo condiviso le tante storture della procedura di regolarizzazione / emersione del maggio 2020, i lunghissimi tempi di attesa e le ripercussioni negative che questo comporta nella vita dei cittadini e delle cittadine straniere. Persone costrette all’invisibilità se si considera, per fare solo alcuni esempi, che chi è in possesso della sola ricevuta della presentazione della domanda non può stipulare un altro contratto di lavoro, aprire un conto corrente, effettuare l’iscrizione anagrafica oppure lasciare il territorio italiano per far visita alle proprie famiglie.

La campagna Ero straniero, mercoledì 13 dicembre, ha pubblicato il nuovo l’aggiornamento del monitoraggio sull’attuazione della cosiddetta sanatoria che tra comma 1 e comma 2 (le due ipotesi di “regolarizzazione”)1 ha riguardato circa 220.00 domande complessive: le notizie che sono arrivate dal ministero dell’Interno non sono per niente buone, ma «sconfortanti».

Dai dati ottenuti dal Viminale e dettagliati da Ero Straniero, risulta che al 19 ottobre 2022 sono stati effettivamente rilasciati solo il 37,7% di permessi di soggiorno sul totale delle domande presentate, ossia 83.032 permessi di soggiorno.
72.554 sono i permessi di soggiorno rilasciati per lavoro domestico o subordinato (principalmente in agricoltura) su circa 207.000 domande presentate seguendo la prima procedura prevista dalla norma rivolta a datori e datrici di lavoro (30.266 sono le lavoratrici e 42.288 i lavoratori). Mentre, per quanto riguarda le provenienza, 7.689 sono persone di nazionalità ucraina, 7.314 georgiana, 6.659 marocchina, 6.615 pachistana, 6.522 albanese, 5.486 bengalese, 5.005 indiana, 5.486 peruviana, e di seguito altre nazionalità.

«Appare evidente come la macchina amministrativa del ministero dell’interno si sia inceppata e non riesca a rimettersi in pari», sottolinea Ero Straniero.

«Alla luce di questi tempi lunghissimi, condannati anche dal consiglio di Stato nel maggio scorso, pare sempre più incredibile il trattamento riservato a decine di migliaia di persone straniere in tali uffici perennemente sotto organico e impreparati ad affrontare un carico di lavoro così gravoso. Né è bastato assumere – anche in tal caso con grandissimo ritardo – gli oltre 1.200 lavoratori e lavoratrici interinali grazie a cui alcuni passi avanti, seppur minimi, sono stati fatti ma che, avendo contratti precari e di durata brevissima, faticano a garantire quella continuità che invece sarebbe indispensabile all’attività amministrativa. Chi si scontra con tali ostacoli si sente abbandonato dalla pubblica amministrazione, oltre all’impatto fortemente penalizzante sulla vita di queste persone: molte di loro continuano a vivere e lavorare nella precarietà o, nel peggiore dei casi, hanno perso la possibilità di mettersi in regola per il venir meno della disponibilità di chi voleva assumerle, come raccontano alcune testimonianze raccolte nell’approfondimento».

La campagna ha verificato una situazione particolarmente preoccupante nella grandi città, come Milano, Napoli, Torino. La situazione peggiore è però a Roma dove secondo i dati al 3 ottobre neanche la metà delle pratiche è stata dunque finalizzata: su 17.371 domande presentate, quelle definite positivamente sono 5.202, mentre sono 2.373 le domande con esito negativo.

Questa inaccettabile situazione, ha portato nel giugno scorso alcuni legali e associazioni, insieme a 30 lavoratori e lavoratrici in emersione, a inviare una formale diffida alla prefettura di Roma e al ministero dell’interno e, successivamente, a depositare al Tar del Lazio una class action contro i gravi e persistenti ritardi della prefettura di Roma. Il prossimo 31 gennaio si celebrerà la prima udienza.

Secondo Ero Straniero, «l’intervento più urgente per porre un limite a tale grave ingiustizia nei confronti di decine di migliaia di persone dovrebbe essere, da parte del governo, la stabilizzazione degli oltre mille lavoratori e lavoratrici interinali presso prefetture e questure, il cui contributo è stato nei mesi scorsi e continuerà a essere indispensabile. La legge di bilancio 2023 prevede un’ulteriore proroga dei loro contratti per il 2023, ma solo per la metà delle figure professionali attualmente impiegate nelle prefetture».

C’è da aggiungere che molte realtà sociali, tra cui sindacati di base e movimenti autorganizzati di persone truffate dalla sanatoria, in questi lunghi mesi di attesa hanno organizzato mobilitazioni di piazza e avanzato richieste molto concrete, tra le quali un permesso di soggiorno a chi si è ritrovato con un rigetto incolpevole.

«Oltre alla riforma del sistema attuale della gestione di flussi per lavoro e all’introduzione di un meccanismo permanente di regolarizzazione, lavoreremo perché cambi l’approccio della pubblica amministrazione verso le persone straniere condannate a subire tempi di attesa lunghissimi e ostacoli burocratici inaccettabili in termini di inclusione e partecipazione alla vita del paese dove hanno scelto di stabilirsi e lavorare», conclude infine la campagna.

  1. L’art. 103 del decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020 ha previsto due canali di accesso alla misura. Comma 1: la procedura prevedeva che la domanda venisse presentata dai datori di lavoro, dichiarando la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare pre-esistente oppure un’assunzione ex-novo di cittadini stranieri senza un permesso di soggiorno per lavoro valido, se già presenti sul territorio nazionale prima dell’8 marzo 2020. Comma 2: prevedeva che fossero gli stessi cittadini stranieri diventati irregolari nei mesi subito precedenti al varo della misura a fare richiesta di un permesso di soggiorno temporaneo in attesa di un nuovo contratto di lavoro: dai dati di Ero Straniero su un totale di 12.986 domande presentate nel 2020, sono 10.478 i pds rilasciati.

Stefano Bleggi

Coordinatore di  Melting Pot Europa dal 2015.
Mi sono occupato per oltre 15 anni soprattutto di minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta e richiedenti asilo; sono un attivista, tra i fondatori di Libera La Parola, scuola di italiano e sportello di orientamento legale a Trento presso il Centro sociale Bruno, e sono membro dell'Assemblea antirazzista di Trento.
Per contatti: [email protected]