Il Tribunale di Milano ha riconosciuto la protezione sussidiaria ex art. 14 lett. c) D.Lgs. n. 251/2007 in favore di un/una cittadino/a colombiano/a, proveniente dal dipartimento di Valle del Cauca, in considerazione della attuale situazione di conflitto armato interno tale da porre indiscriminatamente a rischio l’incolumità fisica dei cittadini.
Il Collegio, dopo aver premesso la situazione generale del Paese caratterizzata da un risalente conflitto armato che vede contrapposti governo, criminalità e gruppi paramilitari (c.d. BACRIM), ha analizzato nello specifico la situazione vigente nel dipartimento di Valle del Cauca.
Si tratta di un’area avente un’estensione di 22.140 kmq (pari pressappoco alla nostra Emilia Romagna) e una popolazione di 4,476 milioni di abitanti; il porto di Buenaventura, che gestisce più della metà delle importazioni e delle esportazioni della Colombia, è uno dei centri principali per il traffico di cocaina. Annidata tra l’oceano, la giungla e le foreste di mangrovie, la città di Buenaventura ha visto circa 300.000 persone sfollate a causa della violenza negli ultimi sei anni. Molte delle aree abbandonate dalle FARC dopo l’accordo di pace del 2016 sono diventate campi di battaglia per l’ELN (l’Esercito di Liberazione Nazionale, una organizzazione di guerriglia insurrezionale rivoluzionaria marxista-leninista che opera in diverse aree della Colombia dal 1964), i cartelli della droga e i dissidenti delle FARC che hanno rifiutato il patto del 2016.
La guerra per il controllo del traffico di droga sta devastando le comunità rurali lungo la rotta di esportazione della cocaina della Colombia, diretta nel Pacifico. Molti vivono in rifugi; nove su dieci sono afro-colombiani. Oltre a un tasso di povertà del 41 per cento e una disoccupazione di quasi il 20 per cento, gli sfollati devono anche fare i conti con la violenza e le estorsioni inflitte dalle bande che operano dal porto. Secondo i dati ufficiali, il numero di omicidi a Buenaventura è passato da 73 nel 2017 a 195 nel 2021 10. A gennaio 2022 il Clan del Golfo e l’ELN si sono scontrati per tre giorni consecutivi nel suddetto comune. A causa del coprifuoco e delle restrizioni di movimento imposte dai gruppi armati, le comunità afro-colombiane e i gruppi indigeni che abitano la regione sono stati presi nel fuoco incrociato.
Successivamente, il Clan del Golfo ha preso il controllo di 11 dei 32 dipartimenti della Colombia: il gruppo ha imposto blocchi, ha chiuso esercizi commerciali, ha ostruito le strade e minacciato i residenti. Ad Antioquia, Valle del Cauca e Chocó, i cittadini hanno esaurito le forniture di base, come cibo e gas e nel comune di La Union tiratori non identificati hanno aperto il fuoco indiscriminatamente contro i civili, uccidendo cinque persone. Più in particolare, dal 1° gennaio 2022 sono state registrate nella regione 70 battaglie che hanno causato 37 vittime 14. Gli scontri si sono verificati ad opera dell’esercito colombiano, il Clan del Golfo, ELN, gruppi armati non identificati e i gruppi FARC dissidenti; 17 episodi di esplosioni o violenze remote (consistenti in eventi violenti unilaterali in cui per lo strumento usato, l’obiettivo è messo nell’impossibilità di rispondere) con mine o bombe a mano hanno causato 2 vittime; 280 episodi di protesta hanno causato almeno 16 vittime; 96 episodi di rivolta (violenza di massa e dimostrazioni violente) hanno visto 54 vittime accertate; 241 episodi di violenza contro i civili, nella maggior parte dei casi ad opera di gruppi armati non identificati, hanno causato 291 vittime.
Alla luce delle informazioni sul Paese di origine, ampiamente documentate, i Giudici hanno pertanto ritenuto che, a differenza di quanto si è detto per il passato, il dipartimento di Valle del Cauca (luogo di provenienza del/della ricorrente) si trovi oggi in una situazione di conflitto armato interno tale da porre indiscriminatamente a rischio l’incolumità fisica dei cittadini. Ne consegue il riconoscimento della protezione sussidiaria ex art. 14 lett. c) D.Lgs. n. 251/2007 (Grande Sezione della Corte di Giustizia 17 febbraio 2009 – C – 465/07, Elgafaji; Corte di Giustizia (Quarta Sezione) 30 gennaio 2014 causa C–285/12, Diakité).
Si ringrazia l’Avv. Lorenzo Chidini per la segnalazione e il commento.
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