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I droni utilizzati a supporto dei respingimenti illegali
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I respingimenti «smart» della Croazia

Il ruolo della tecnologia - finanziata dall'UE - nei push-back illegali

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La pratica dei respingimenti illegali delle persone migranti dalla Croazia in Bosnia e in Serbia negli scorsi anni è stata ampiamente documentata da organizzazioni, associazioni e inchieste giornalistiche. Si stima che tra Giugno 2019 e Settembre 2021 ci siano stati più di 30 mila respingimenti di questo tipo, più o meno accompagnati da violenza fisica, sessuale o verbale sulle persone respinte; stando poi a un rapporto di Protecting rights at borders (PRAB), della totalità dei respingimenti attuati in Europa nel 2021 il 74% sono avvenuti sul confine croato-bosniaco 1. In anni delicati per i rapporti tra la Croazia e le istituzioni europee, prima dell’effettivo ingresso del Paese nell’area Schengen avvenuto il 1° gennaio 2023, la Croazia ha costituito a tutti gli effetti lo scudo europeo contro la rotta balcanica, e la polizia croata ne è stata il braccio operativo.

Se da un lato vi sono delle prove schiaccianti della violenza e dell’illegittimità di tali respingimenti da parte della polizia croata, è meno ovvio e immediato condannare l’intero apparato dell’Unione Europea come complice e anzi mandante di tale prassi. In questo senso può essere interessante analizzare il report «The role of technology in illegal push-backs from Croatia to Bosnia-Herzegovina and Serbia», pubblicato da Border Violence Monitoring Network.

Il rapporto redatto con il supporto dei membri della rete di BVMN, No Name Kitchen, Info Kolpa e altri partner anonimi , è stato presentato alla Relatrice Speciale ONU sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia ed intolleranza per il rapporto su Razza, confini e tecnologie digitali.

Il report analizza il ruolo della tecnologia nella pratica dei respingimenti lungo questi confini. Gli autori, Jack Sapoch (No Name Kitchen) e Hope Barker (coordinatrice del progetto “Wave -Thessaloniki”), in passato avevano già partecipato, da attivisti o da giornalisti, a inchieste fondamentali per l’incriminazione della polizia croata, non ultima quella pubblicata nel 2021 da LightHouse Reports sui violenti “uomini mascherati” sul confine croato-bosniaco.

Border Violence Monitoring Network documenta da anni la pratica dei respingimenti illegali, raccogliendo storie che periodicamente confluiscono nel “Black Book of push-backs”: interi volumi di testimonianze dirette di respingimenti lungo la rotta balcanica.

Il primo elemento che emerge dal rapporto di Sapoch e Barker è l’effetto che l’uso della tecnologia ha in una pratica come quella dei respingimenti, ossia l’automatizzazione della violenza, dunque la sua estensione: droni, termocamere e scanner per veicoli vengono impiegati come armi contro le persone in movimento, rendendone più semplice la ricerca e il ritrovamento tra i boschi. Un altro elemento osservato nel report è la soppressione della tecnologia adoperata dalle persone migranti, ovvero il sequestro di telefoni cellulari e batterie, che non costituiscono soltanto un mezzo imprescindibile di orientamento lungo la rotta, ma anche dispositivi di raccolta di documenti identificativi.

Il rapporto fa anche una panoramica delle circostanze nelle quali i dispositivi tecnologici impiegati dalla polizia di frontiera vengono acquisiti dal Ministero degli Interni croato, dimostrazione che la violenza generata dall’uso di tali tecnologie è completamente avallata dagli apparati istituzionali, non solo croati, ma dell’Unione Europea.

Testimonianze

Si riportano diverse testimonianze individuali, raccolte negli ultimi due anni, dell’uso della tecnologia da parte della polizia croata subito prima o durante un respingimento. Vi sono testimonianze dell’uso di droni durante la notte per individuare le persone in movimento nei pressi di Karlovac (Croazia) e di Sturlic (Bosnia-Erzegovina). Secondo il rapporto, il Ministero degli Interni croato è la prima istituzione ad aver acquistato alcuni modelli di droni poi impiegati dalla polizia croata; uno di questi, presentato ufficialmente nel 2019 dalla società di Zagabria Planet IX, è in grado di volare alla velocità di 130 km/h e di sollevarsi fino a 3.500 metri di altezza 2. Più recentemente, nel febbraio 2020, il Ministero degli Interni ha aperto un altro bando per l’acquisto di altri droni.

Negli ultimi 6 anni, la Croazia ha investito molto in queste attrezzature aumentano la velocità con cui i gruppi di transito vengono identificati e sottoposti ai respingimenti verso la Bosnia-Erzegovina e la Serbia. ad un costo di circa 2,2 milioni di euro.

Anche degli elicotteri si riportano testimonianze dirette (un gruppo di cinque migranti che da Velika Kladusa, Bosnia, tentavano il game sul confine croato-bosniaco, individuati proprio dalle luci di un elicottero che volava sopra di loro). Questa tecnologia è stata acquistata dalle autorità croate sin dal 2016, e che la Commissione Europea abbia finanziato l’acquisto di un certo numero di elicotteri, ciascuno al costo di 15,699,895 euro, destinati al Comando di Polizia Speciale croata per le sue mansioni di controllo delle frontiere, con un pacchetto che comprendeva anche l’assunzione di almeno sei piloti e tredici tecnici.

La Croazia ha 2 elicotteri AgustaWestland 139 costruiti da Leonardo Finmeccanica acquistati coi lo Schengen Facility instrument

Infine, vi sono testimonianze dell’uso di scanner di riconoscimento umano, acquistati dal Ministero degli Interni croato con lo Schengen Facility Instrument, un fondo europeo utilizzato per supportare la Croazia (e non solo) in fase di accesso in Unione Europea, con investimenti nella costruzione o nel miglioramento di infrastrutture e personale impiegati sui confini 3. Con lo stesso fondo, tra il 2014 e il 2017 il Ministero degli Interni ha acquistato tredici termocamere, in grado di individuare una persona anche a due chilometri di distanza, e ventidue sensori, per un costo complessivo di oltre 240mila euro.

Da questa panoramica delle modalità con cui le autorità croate hanno impiegato e impiegano la tecnologia finanziata dall’Unione Europea per facilitare la pratica dei respingimenti illegali suggerisce che, se il solo personale della polizia croata non fosse sufficiente a incriminare l’Unione Europea, la tecnologia a supporto della polizia potrebbe essere invece una dimostrazione chiara che gli organi centrali avallano le pratiche di respingimento della Croazia e danno l’assenso alla violenza nei confronti delle persone migranti.

  1. Protecting Rights at Borders (PRAB) – evidence of refugee and migrant pushbacks at EU borders (12 gennaio 2023)
  2. Predstavljen hrvatski bespilotni zrakoplovni sustav velikog dometa, Sandro Vrbanus – Bug.hr (2019)
  3. Evaluation of the Schengen Facility Instrument for Croatia, Commissione Europea (2019)

Rossella Marvulli

Ho conseguito un master in comunicazione della scienza. Sono stata a lungo attivista e operatrice nelle realtà migratorie triestine. Su Melting Pot scrivo soprattutto di tecnologie biometriche di controllo delle migrazioni sui confini europei.