Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
Ph: Silvia Di Meo (Zarzis, Tunisia)
/

Il progetto Mem.Med e l’impegno per il 2023

Perché tutte le vittime della frontiera possano tornare a casa e non siano dimenticate mai

Start

«Anche in questo 2022 non c’è stato un mese senza che una persona migrante non sia morta o scomparsa nel tentativo di attraversare il Mediterraneo». Mem.Med 1, il progetto che si occupa della ricerca e dell’identificazione delle persone morte e disperse nel Mediterraneo traccia un bilancio dell’ultimo mese dell’anno e l’inizio del 2023.

«A dicembre, sulle coste italiane di Lampedusa si sono susseguiti vari naufragi. Il 2.12, abbiamo registrato la scomparsa di almeno tre uomini della Guinea, Costa D’avorio e Mali.

Il 4.12 sono scomparsi in mare 2 bambini – fratelli di 6 mesi e 6 anni – e 2 uomini adulti della Costa d’Avorio.

Il 5.12 abbiamo registrato 6 dispersi di cui una bimba di 2 anni e l’arrivo del corpo di una donna ivoriana di 33 anni, Awa Traoré.

Il 18 dicembre, a 10 miglia dalla costa di Lampedusa, Rokia, una bimba ivoriana di neanche tre mesi è morta tra le braccia della madre che aveva tentato la traversata insieme alla sua piccola. A questi si aggiungono i numerosi dispersi di cui non abbiamo ancora notizia».

Il 2023 è iniziato con la stessa violenza: a Lampedusa il 5 gennaio è stato ritrovato un corpo in avanzatissimo stato di decomposizione e nel giorno dell’Epifania un naufragio a 30 miglia dalle coste lampedusane, a cui sono sopravvissute 30 persone, ha causato la morte di un neonato, di una donna e di un uomo camerunensi. Il 7 gennaio il cadavere di un’altra donna è stato ripescato da un peschereccio italiano.

Ph: Silvia Di Meo (Zaris, Tunisia – 7 settembre 2022)

Secondo i dati pubblicati nel Rapporto Migrantes sul “Diritto d’asilo2, le morti e le sparizioni nel Mediterraneo nei primi 10 mesi del 2022 registrano 1.800 vittime della frontiera. 

La traversata del Mediterraneo centrale si conferma come una delle più attive e pericolose a livello globale. Le stime minime registrano 1.295 persone morte e disperse (l’84%), contro le 172 del settore occidentale e le 295 di quello orientale. 

In una situazione di escalation di politiche sempre più securitarie e violente nei confronti delle persone in movimento che ha provocato il progressivo aumento delle persone scomparse o morte in mare, le associazioni e le realtà solidali che svolgono attività di monitoraggio e denuncia sulle sponde del Mediterraneo centrale hanno registrato anche un crescente aumento delle richieste di supporto da parte dei familiari dei missing migrants, abbandonati dalle istituzioni competenti in condizioni di attesa prolungata e senza risposte. In particolare, ciò riguarda le famiglie tunisine, la maggioranza di quelle che contattano Mem.Med, che – da Zarzis a Tunisi – stanno lottando contro il mancato adempimento alle procedure legali relative alle morti sospette da parte delle autorità tunisine. 

Ph: Silvia Di Meo (Zaris, Tunisia – 7 settembre 2022)

«La maggior parte dei corpi delle persone migranti morti in mare in questi anni, nel tentativo di arrivare in Europa, non è mai stata recuperata né identificata», denuncia Mem.Med. «Spesso, anche quando i corpi vengono estratti dal mare, non sono sottoposti ad alcuna procedura di ispezione e identificazione e quindi le salme finiscono per essere sepolte in tombe anonime contraddistinte da numeri, in cimiteri di varie città della Sicilia e in altri luoghi di approdo nel sud italiano ed europeo».

All’interno di una gestione emergenziale delle migrazioni, la normalizzazione della morte in frontiera e la riduzione dei missing migrants a dati quantitativi dimostrano una grave indifferenza rispetto al significato di queste morti e alla necessità di denunciarle e di raccontarle.

«Il dolore per questa ingiustizia, la rabbia per questa violenza la portiamo con noi insieme ai familiari delle persone, ai loro amici e alle persone care che non si arrendono davanti a crimini di Stato. 

Al vostro fianco, dal primo giorno dell’anno all’ultimo, saremo qui nel 2023 a ricordare che queste stragi non sono imprevedibili né inevitabili. Saremo qui a denunciare le politiche razziste e fasciste, i decreti criminalizzanti, le morti silenziose, la sistematica mancanza di verità, il discorso securitario e punitivo che tenderà a distorcere la storia e le storie, a rimuovere le responsabilità dei governi.

Ph: Silvia Di Meo

A noi l’immagine di una bimba morta sulla spiaggia di Kerkennah nel Natale 2022, affogata nella naturalizzazione della morte in frontiera, ci dà brividi di rabbia e ci disgusta. 

Per lei e per tutte le altre persone che saranno perse in mare saremo qui nel prossimo anno a fare da sponda per il loro arrivo.

A raccogliere le loro storie, i loro nomi. A celebrare la loro sopravvivenza, onorare la loro lotta o a ricordare le loro morti. 

Con la promessa di essere e di fare MemoriaMediterranea, insieme alle famiglie dei dispersi. Perché tutte le vittime della frontiera possano tornare a casa e non siano dimenticate mai».

  1. Segui la pagina social del progetto
  2. Il Diritto d’asilo. Report 2022. Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati (13 dicembre 2022)

Mem.Med

Mem.Med - Memoria Mediterranea si occupa di ricerca e identificazione delle persone disperse nel Mar Mediterraneo, fornendo supporto legale e psico-sociale alle famiglie che cercano verità e giustizia. Mem.Med si occupa di monitorare e denunciare le violenze della frontiera e di costruire una memoria collettiva su quanto accade alle due sponde del Mediterraneo.