Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
Ph: RAWA - Manifestazione a Kabul delle donne , 22.11.2022

La Turchia nel 2022 ha deportato 68.000 persone afghane

Ma l'Europa continua a considerarla un paese terzo sicuro

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Che l’Afghanistan non possa considerarsi un paese sicuro pare oramai assodato perfino da quegli Stati europei, come ad esempio la Germania, che fino a pochi anni fa rimpatriavano forzatamente le persone afghane. E’ utile ricordare che nel 2016, nonostante fosse un paese tra i più poveri e insicuri al mondo, l’Unione Europea concluse un cinico patto sull’immigrazione, “Joint Way Forward”, con l’ex Governo di Unità Nazionale afghano 1 al fine di prevenire la migrazione irregolare e gestire il rimpatrio degli afghani a cui veniva negata qualsiasi forma di protezione internazionale.

Dal ritorno al potere dei Taliban nel 2021, la situazione interna al Paese come evidenziato negli ultimi rapporti internazionali è ulteriormente peggiorata: la repressione, gli attentati contro la minoranza hazara, le denunce e la lotta delle donne dell’associazione RAWA 2 contro la stretta sulla partecipazione femminile alla vita sociale, culturale ed economica, raccontano ampiamente la brutalità dell’oppressione del gruppo di fondamentalisti islamici. Un Afghanistan che è stato dimenticato dai media in pochissimo tempo, sostituito da altre notizie e da altre guerre; ma anche dimenticato per non dover raccontare e approfondire i motivi del fallimento di “Enduring Freedom“, la guerra statunitense voluta nel 2001 da Bush e sostenuta da NATO e occidente, che solo apparentemente aveva stabilizzato il paese e di sicuro non aveva rallentato la necessità di migrare.

Prima dell’invasione russa in Ucraina e della crisi venezuelana, infatti la cittadinanza afghana era la seconda più numerosa al mondo per numero di rifugiati. La maggioranza di questi si trovano nel confinante Pakistan, in Iran e Turchia, infine in Europa (85 mila fino al 2021). Nel 2021, gli Afghani rappresentavano anche la seconda nazionalità più comune tra i richiedenti asilo in Europa dopo i Siriani. E per il settimo anno consecutivo la cittadinanza di provenienza dei MSNA richiedenti asilo più numerosa, tornando a superare il 50% del totale degli arrivi di minorenni non accompagnati nel 2021.3.

Fanno perciò alquanto riflettere i dati forniti dalla Direzione Generale della migrazione della Turchia e ripresi sulla testata giornalistica online The Khaama Press News Agency, un’agenzia di stampa indipendente fondata nel 2010 da un team di giornalisti per potenziare la stampa e il giornalismo liberi in Afghanistan.

La Turchia ha annunciato di aver espulso nel 2022 circa 68.290 cittadini afghani su un totale di 124.441 migranti irregolari. Oltre la metà delle deportazioni riguarda quindi la cittadinanza afghana, segue quella pakistana con 12.511.

Numeri che in Europa, ipocritamente, non stanno creando scalpore in quanto la Turchia è considerata un perno centrale nella NATO e continua, in forza dell’accordo stipulato con l’UE nel 2016, a rivestire un ruolo di guardiano delle frontiere, a tal punto che la Grecia nel giugno 2021 l’ha considerata per legge un “paese terzo sicuro4. Il lavoro sporco è preferibile continuare a esternalizzarlo.

«Ritornare in Afghanistan è simile al suicidio. Ho sofferto parecchio per raggiungere la Turchia, e ora mi stanno deportando con la forza nel mio paese. Non ho altra scelta che porre fine alla mia vita piuttosto ora che dopo», ha detto un rifugiato afghano a The Khaama Press News Agency.

I giornalisti ricordano che la Turchia non è però il solo Stato mediorientale a prendersela con i rifugiati afghani. Anche il regime iraniano li deporta regolarmente e i funzionari di frontiera iraniani sono stati accusati di aver commesso molestie fisiche e torturato cittadini afghani in diverse occasioni. Il vicino Pakistan, che ha ospitato milioni di rifugiati afghani negli ultimi quattro decenni, ha preso serie iniziative riguardo ai migranti afghani privi di documenti, tra i quali la detenzione di donne e minori e il rimpatrio forzato.

E’ quanto mai urgente che si riaprano dei canali umanitari dai Paesi dove temporaneamente hanno trovato rifugio le persone in fuga e che le ambasciate europee, in primis quella italiana, rilascino con maggiore celerità i visti di ingresso ai cittadini e alle cittadine afghane che sono in attesa da parecchi mesi di potersi ricongiungere con i propri familiari.

  1. Joint Way Forward on migration issues between Afghanistan and the EU.
  2. «Spargiamo semi, noi resisteremo»: la resistenza e la lotta delle donne afgane che non vogliono sparire. Intervista ad un’attivista di Rawa, da Melting Pot Europa.
  3. Fonte UNHCR, rapporto 2021.
  4. La Turchia non è un paese sicuro. E la Grecia nemmeno, da Melting Pot Europa.

Redazione

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