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Ph: Legal Centre Lesvos

Perché alcuni operatori umanitari rischiano il carcere in Grecia?

Indagati da oltre 4 anni per aver contribuito a soccorrere persone in mare

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Un paio di settimane fa, è cominciato a Lesvos, una piccola isola greca del Mar Egeo 1, un importante processo. Si tratta del caso ERCI, dal nome dell’omonima organizzazione coinvolta, ‘Emergency Response Center International’. Il caso riguarda ventiquattro operatori umanitari arrestati nell’estate del 2018 in seguito allo svolgimento di alcune operazioni di salvataggio in mare di persone che stavano annegando.

Le accuse sono molteplici e molto gravi: frode ai danni dello Stato, riciclaggio di denaro, traffico di esseri umani, appartenenza ad organizzazione criminale, spionaggio. Le condanne potrebbero addirittura raggiungere i venticinque anni di prigione per imputato. Tra gli accusati, Sarah Mardini, una delle due sorelle siriane protagoniste della serie Netflix “Le nuotatrici”.

Sarah era arrivata a Lesvos qualche anno prima, poco più che maggiorenne, con un barcone. Insieme alla sorella Yusra, avevano evitato un naufragio. Fu Sarah la prima a gettarsi in acqua. Poi, con la maturità di chi è cresciuta troppo in fretta e la consapevolezza di chi ha capito cosa davvero conti nella vita, Sarah decise di tornare in quello stesso mare, l’Egeo, per evitare che altri corressero il rischio di morire, dimenticati, in fondo al mare.

Come volontaria dell’organizzazione ERCI, Sarah era incaricata di offrire primo soccorso, inclusa la distribuzione di acqua e coperte, a coloro che arrivavano via mare nell’isola greca di Lesvos. Nell’agosto del 2018, però, dopo un’operazione di salvataggio, Sarah venne arrestata e trasferita nel carcere di massima sicurezza di Koryallos, ad Atene. Lì rimase per centosette giorni, per misura di custodia cautelare. Insieme a Sarah, vennero arrestati Seán Binder, Nassos Karakitsos, Pieter Wittenberg, e altri venti volontari.

Il Parlamento europeo ha definito il caso come “il più grande processo in termini di criminalizzazione della solidarietà2. Seán Binder, uno degli imputati, ha affermato 3: «Immagina di arrivare sulla scena di un incidente d’auto. Vedi delle persone sdraiate sul ciglio della strada; hanno chiaramente bisogno del tuo aiuto. Cosa controlleresti prima, il loro polso o il loro passaporto?». Lui ha controllato il polso e per questo è stato arrestato e rischia di andare in carcere.

A inizio gennaio, il tribunale di Lesvos ha esaminato le eccezioni preliminari relative a gravi vizi procedurali e alla violazione del diritto al giusto processo. Venerdì 13 gennaio, il tribunale ha accolto le raccomandazioni del pubblico ministero con riguardo ai reati minori: le accuse contro gli imputati stranieri sono state annullate per violazione dell’obbligo di traduzione, mentre le accuse di spionaggio sono state annullate per indeterminatezza del capo di imputazione. Le accuse di frode e partecipazione a organizzazione criminale sono invece state deferite a un altro tribunale competente.

Si tratta di una decisione importante che tuttavia non può essere considerata una vittoria. Ciò, non soltanto perché le accuse per i reati più gravi rimangono tutte pendenti, ma soprattutto perché, come dichiarato da Human Rights Watch 4: è proprio in virtù di processi come questo che il soccorso in mare non è consentito nel Mar Egeo e le persone vengono lasciate annegare 5. Ed è così che la violenza contro i migranti ai confini d’Europa continua ad essere perpetrata nella completa impunità.

Ma come ha ricordato il direttore di Amnesty International, Nils Muižnieks, «aiutare le persone che rischiano di annegare in uno dei percorsi marittimi più mortali d’Europa e assisterle una volta a terra non è un reato. Questo processo rivela fino a che punto le autorità greche siano disposte ad arrivare per contrastare l’assistenza umanitaria e scoraggiare i migranti e i rifugiati dal cercare riparo sul loro territorio» 6.

«Processi come questi sono profondamente preoccupanti perché criminalizzano il lavoro salvavita e creano un pericoloso precedente», ha detto la portavoce dell’ufficio per i diritti delle Nazioni Unite, Liz Throssell 7. Un caso simile è in corso in Italia con il processo a Trapani ai danni di Dariush Beigui, Sascha Girke, Kathrin Schmidt, e Uli Tröder di Iuventa 8.

In Grecia, il caso ERCI – su cui si è espressa anche Mary Lawlor, la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani – non è però un caso isolato. Il mese scorso, un noto difensore dei diritti umani di lunga data, Panayote Dimitras, è stato accusato di “aver creato un’organizzazione criminale con lo scopo di facilitare l’ingresso e il soggiorno illegale in Grecia di cittadini di paesi terzi“. Come riportato in una campagna pubblicata a suo sostegno, “il magistrato inquirente e il pubblico ministero hanno concordato di imporre un divieto di coinvolgimento con il Greek Helsinki Monitor, organizzazione della società civile di cui è membro fondatore e principale dal 1993, mentre non hanno trovato un accordo sulle restanti misure che accompagneranno tale divieto, che dovranno essere decise dal Consiglio superiore della magistratura competente9.

Testo e immagini tratte da Aegean Boat Report

Un destino simile è toccato anche a Tommy Holsen, fondatore di Aegean Boat Report impegnato da anni nel documentare le violazioni gravi di diritti umani perpetrate dalle autorità greche nel Mar Egeo. Anche lui è stato accusato di essere membro di un’organizzazione criminale dopo che del materiale da lui raccolto è stato utilizzato dalla testata internazionale BBC per un servizio sui respingimenti illegali nel Mar Egeo 10.

La Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa 11 e la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani 12 hanno espresso molto chiaramente la loro profonda preoccupazione per “la crescente criminalizzazione dell’assistenza umanitaria in Grecia” e per le persecuzioni e continue intimidazioni a cui sono sottoposti in Grecia i difensori dei diritti umani.

Ma come mai i difensori dei diritti umani e gli operatori umanitari sono presi di mira in Grecia? La criminalizzazione dei difensori dei diritti umani e della solidarietà rappresenta una delle numerose tattiche che mirano ad esternalizzare il fenomeno migratorio al di là dei confini europei. Ma si tratta solo di una piccola punta di un enorme iceberg, il vero obiettivo sono infatti i migranti.

Analizzeremo insieme prossimamente cosa vi sia dietro le tattiche di criminalizzazione della solidarietà e smaschereremo insieme un terrificante fenomeno che ogni giorno affligge migliaia di individui invisibili, inclusi tantissimi minori non accompagnati, proprio a qualche centinaia di chilometri da noi.

  1. Lesvos è uno dei principali punti d’entrata in Europa, data soprattutto la sua prossimità al territorio turco
  2. The EU Approach on Migration in the Mediterranean, European Parlament
  3. I was imprisoned for trying to help migrants – here’s what I learned, – By Séan Binder, Politico (14 gennaio 2023)
  4. Greece Migrant Rescue Trial to Begin, HRW (22 dicembre 2022)
  5. Il divieto di soccorso in mare è in realtà solo una delle conseguenze della criminalizzazione della solidarietà. Il soccorso sulla terraferma è anch’esso punibile se chi viene soccorso non ha ancora potuto registrare la sua richiesta di asilo, poco importa lo stato di necessità in cui la persona verte e le misure che sono state
  6. Grecia, processo-farsa per due soccorritori: “Le accuse devono essere annullate” – Amnesty International, 10 gennaio 2023
  7. Drop all charges against refugee aid workers, UN tells Greece – Aljazeera (13 gennaio 2023)
  8. L’inchiesta di Forensic Architecture,; vedi anche la raccolta articoli su Melting Pot.
  9. Il sito di Asylum Campain
  10. The EU countries ‘pushing back’ asylum seekers at sea, BBC News (13 luglio 2021)
  11. Greek authorities should reverse the trend undermining the work of human rights defenders and journalists – Consiglio Europeo (12 gennaio 2023)
  12. Statement on preliminary observations and recommendations following official visit to Greece, United Nations Human Rights (22 giugno 2022)

Elèna Santioli

Giurista internazionale specializzata nella lotta contro la tratta dei minori. Ho lavorato in Francia, Senegal, Iraq e da un paio d'anni mi trovo nel Mar Egeo. Qui coordino un progetto di assistenza legale gratuita a favore dei richiedenti asilo. Scrivo quando ho tempo per denunciare le gravissime violazioni di diritti umani di cui sono testimone.