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"La frontière tue" ("Il confine uccide")
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Ventimiglia, l’ennesima vittima del regime di frontiera

Progetto 20K: «La frontiera toglie dignità da vivi, ne frantuma ogni residuo da morti»

Nel pomeriggio di lunedì 9 gennaio un ragazzo nordafricano è morto folgorato sul tetto di un treno partito da Ventimiglia e diretto a Nizza, nei pressi della stazione di Menton-Garavan. E’ la prima vittima del 2023 lungo la linea di confine tra Italia e Francia, l’ennesima morte di chi è costretto per riuscire a oltrepassare una frontiera a scegliere percorsi sempre più pericolosi. Non un caso isolato.

«Il suo corpo è stato lasciato a terra per oltre due ore», scrive in un post Progetto20k, il collettivo attivo a Ventimiglia a supporto dell’autoderminazione delle persone in movimento, che riporta il clima che si respira in quei luoghi di violenza sistematica e diritti negati. «È morto nell’indifferenza generale, in una stazione deserta – solo una manciata di turisti preoccupati per il ritardo del proprio treno – e qualche articolo di giornale del giorno dopo che avvisava la cittadinanza del disagio causato alla linea ferroviaria».

Solidali presenti denunciano anche di essere state tenute a distanza dalla polizia con atteggiamenti offensivi che ha portato via il corpo «in una operazione di surreale routine».

«Dal 2016 oltre 50 persone sono state uccise dal dispositivo frontiera, nel tentativo di attraversare il confine italo francese di Ventimiglia. Investite in autostrada, lungo i binari, folgorate sul tetto dei treni, cadute dagli scogli scappando dalla polizia. Morte senza un nome, un volto, una degna sepoltura. Normalizzate da un trafiletto di giornale, accanto alle notizie del traffico. La frontiera toglie dignità da vivi, ne frantuma ogni residuo da morti», conclude Progetto20K.

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