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PH: Gabriela Minjáres / La Verdad
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Biden: anno nuovo, politica “nuova”

Le politiche migratorie Usa-Messico nel reportage «Llegar al otro lado»

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Città del Messico – Questo testo, diviso in 3 parti, vuole offrire una panoramica sintetica delle politiche migratorie implementate nello scenario binazionale Stati Uniti d’America / Stati Uniti Messicani dal 2021, tra la nuova amministrazione Biden-Harris e la presidenza di Andrés Manuel López Obrador.

In questa terza parte, «Biden: anno nuovo, politica “nuova”» si parla della politica migratoria annunciata dal presidente degli Stati Uniti il 5 gennaio 2023 ed accettata di buon grado dal Messico, in preparazione del “dopo Titolo 42” (la cui chiusura si prevede non lontana), paradossalmente imperniata proprio sull’uso spregiudicato del Titolo 42 e su altre misure che pure violano il diritto di asilo. Si parla della ferma denuncia e presa di posizione delle organizzazioni di difesa dei diritti umani del continente, dei primi effetti di questa “nuova” politica, così come delle reazioni degli stati repubblicani, che la vorrebbero ancor più repressiva.

  • Ritornare?
  • La ricerca di nuove vie di fuga
  • La “nuova” politica migratoria di Biden
  • Asylum ban
  • Aiutiamoli a casa loro
  • Il summit del patto migratorio e lettera aperta delle organizzazioni civili
  • Primi effetti sui flussi migratori
  • La nuova politica non piace a nessuno
  • La denuncia degli stati repubblicani
  • Cambiare la geografia umana
Pablo Allison – Manchester

Ritornare?

Logorate e scoraggiate da un’esperienza violenta e senza speranza di soluzioni, alcune persone o famiglie cedono all’idea di tornare al loro paese d’origine, come nel caso delle/dei venezuelanə. In Colombia, il primo tratto della loro odissea suscita forse più orrore dell’attraversamento del Messico: la rotta del Darién, aperta dalla migrazione haitiana, piena di minacce tipiche della selva a cui si sommano le nuove, quelle delle rotte migratorie. Secondo le autorità panamensi, nel 2022 il numero di venezuelanə che hanno percorso questa rotta è aumentato di 50 volte rispetto al 2021, raggiungendo le 150.327 persone, di un totale di quasi 250.000 migranti, che rappresentano quasi il doppio delle circa 133.000 persone del 2021. 1

Poi attraversano i 7 paesi centroamericani, entrano in Messico, arrivano a Tapachula dove trovano, oltre alle violenze e minacce di sempre, quell’andare e venire, aspettare, un giorno per giorno di precarietà, abbandono, incertezze ed inganni istituzionali, e poi, se si riesce a “dare il salto dall’altro lato”, l’esperienza della detenzione negli Stati Uniti, letteralmente in catene, tornare in Messico, che li intrappola e, di nuovo, ricominciare, più confusi che mai, la rincorsa di promesse, le aggressioni, gli inganni ed i disinganni. È così che alcunə alla fine preferiscono tornare a casa.

PH: Witness At The Border

La ricerca di nuove vie di fuga

Mario Monroy 2, però, precisa che in questo caso l’intenzione di ritornare non è una rinuncia al progetto migratorio, ma la rassegnazione a modificarlo, dirottandolo – dal nord – su altri “paesi dell’America del Sur” meno difficili ed ostili, peraltro destinazioni già note ai/alle venezuelanə “dove in alcuni casi già sono stati ed hanno dei contatti”. Il problema è che, per il momento, non trovano appoggio, nemmeno della OIM con il suo programma di “Ritorno Volontario Assistito”, che ironicamente non si applica al Venezuela, in quanto non considerato luogo sicuro. L’unica facilitazione sono stati tre voli umanitari negoziati tra il governo messicano ed il venezuelano, dopodiché chi per disperazione vuol tornare deve procurarsi le risorse per farlo.

In questa prospettiva, si ritorna al paese d’origine non per rimanere, ma per prendersi una pausa e cercare nuove vie di fuga. Ed è contro questa tenacia della fuga che naufragano le strategie che pretendono arginare movimenti di popolazione sempre più impetuosi, per controllarli ed obbligarli a muoversi al ritmo degli interessi dominanti.

La nuova politica migratoria di Biden

L’estensione del titolo 42 alla popolazione venezuelana il 12 ottobre del 2022, secondo i suoi promotori, ha avuto successo. Lo afferma la Casa Bianca: “Nuove misure decise sulla base del successo dell’iniziativa di applicazione della legge sul Venezuela per limitare la migrazione in condizioni disordinate ed insicure” è il sottotitolo del Bollettino Informativo sulla nuova politica migratoria del Presidente Biden del 5 gennaio 3. Una chiusura così inattesa e drastica come l’espulsione immediata, ha disincentivato in misura importante le entrate irregolari: secondo dati del CBP gli eventi di “incontri” di venezuelanə lungo la linea di frontiera degli Stati Uniti sono scese dai 33.961 mensili di settembre ai 7.957 di novembre (risaliti, ma di poco, a 8.130 a dicembre), un’efficacia che invoglia ad una replica della “ricetta Venezuela”, come riporta Felipe Ramos in La Voz de América, il 23 gennaio 2023 4.

Già in ottobre circolava ufficiosamente una preoccupante notizia “secondo cui la estensione del Titolo 42 avrebbe incluso anche le persone di nazionalità cubana, haitiana e nicaragüense”, come dichiarato dalla direttrice di Amnesty International per le Americhe il 13 ottobre 2022 5.

D’altra parte, presto sarebbe stato chiaro che si era trattato di mettere alla prova misure di più ampia portata per il “dopo Titolo 42” che, si prevede, difficilmente potrà avere ancora lunga vita (nonostante i rimandi e gli innegabili benefici che questa ordinanza ha significato anche per l’amministrazione Biden).

E così il 5 gennaio lo stesso Biden ha aperto l’anno annunciando ufficialmente nuove misure in materia migratoria che riproducevano, su più ampia scala, l’esperimento di ottobre 6, un pacchetto di provvedimenti che, presentati come innovativi ed umanitari, in realtà ripropongono e rilanciano strumenti che violano i diritti umani.

Da un lato, la chiusura della frontiera per le nazionalità ai primi posti nelle statistiche delle entrate irregolari, attraverso un deciso irrigidimento delle restrizioni migratorie: estensione del Titolo 42 a persone di Haití, Cuba e Nicaragua; ogni mese espulsione immediata in Messico, in accordo con le sue autorità, di un massimo di 30.000 persone di questi tre paesi e del Venezuela; espulsioni accelerate in base al Titolo 8 per le persone a cui non si può applicare il titolo 42; aumento del personale, delle barriere e dei meccanismi di controllo per impedire passaggi irregolari della linea di frontiera.

Allo stesso tempo, si apre una nuova possibilità di entrata regolare negli Stati Uniti, con un programma che prevede la concessione di visti temporanei (della durata di 2 anni 7), la cosiddetta libertà condizionale, o “parole umanitario”, ad un massimo di 30.000 persone dei 4 paesi ogni mese, ma alle seguenti condizioni capestro, imprescindibili: presentare la richiesta di parole umanitario nel paese d’origine o, virtualmente, attraverso l’applicazione CBP One, creata ad hoc, per ottenere una pre-approvazione ed un appuntamento in uno dei valichi di frontiera abilitati. Superare una valutazione biometrica e biografica di sicurezza nazionale e di sicurezza pubblica. Presentare il passaporto. Presentare il certificato di vaccinazione.
E, soprattutto: avere un patrocinatore residente negli Stati Uniti, che si faccia carico delle necessità della persona richiedente.

Inoltre si prevedono sanzioni per le persone che violino queste disposizioni: verrà esclusə dal programma chi, a partire dalla data dell’annuncio, entrerà negli Stati Uniti, in Messico o a Panamá senza autorizzazione. In più, le persone “incontrate” dalle autorità statunitensi nelle zone di frontiera senza autorizzazione saranno espulse immediatamente in applicazione del titolo 42, oppure saranno deportate in applicazione del Titolo 8 e, in questo caso, verranno penalizzate con la proibizione di entrare negli Stati Uniti nei prossimi 5 anni, proibizione che, se violata, può implicare sanzioni penali. Per rendere più efficace questa misura, il DHS dichiara che sta aumentando e rafforzando l’uso della deportazione accelerata anche in caso di applicazione del Titolo 8.

Evidentemente si tratta di una negazione del diritto di asilo 8. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha avvertito che queste misure rischiano di minare la normativa internazionale dei diritti umani e la legislazione sui/sulle rifugiatx, ed ha ricordato agli Stati Uniti che il diritto di chiedere asilo è un diritto umano valido indipendentemente dall’origine delle persone, dal loro status migratorio o da come sono arrivate alla frontiera 9.

PH: Witness At The Border
Asylum ban

Ma l’annuncio conteneva anche anticipazioni su un provvedimento ancora più grave a cui stavano lavorando il DHS ed il Dipartimento di Giustizia, DOJ 10, secondo il quale “le persone che eludano le vie stabilite e disponibili per una migrazione “legale”, e che non chiedano protezione internazionale in un paese che abbiano attraversato nel loro percorso verso gli Stati Uniti, verranno sottoposte a presunzione di inammissibilità per l’asilo, a meno di poter rientrare nelle eccezioni che si preciseranno in seguito… e saranno oggetto di una deportazione veloce in applicazione del Titolo 8, che implica la proibizione di reingresso per 5 anni11.

Questo provvedimento, se venisse approvato nei termini anticipati, riproporrebbe due formule dell’era Trump, asylum entry ban, cioè il diniego dell’asilo se richiesto in seguito ad un’entrata irregolare nel paese, e asylum transit ban, cioè il diniego dell’asilo por non averlo chiesto nei paesi di transito. In questo modo Biden, pur volendo disperatamente prendere le distanze dalla era Trump, finirebbe per riprodurre la sua peggiore filosofia migratoria.

Mentre l’annuncio del 5 gennaio del 2023 scatenava una tempesta di critiche, il presidente del Messico si mostrava difensore entusiasta dei provvedimenti annunciati, al punto che nella conferenza stampa della mattina 12 del 6 gennaio sulla nuova politica ha detto: “non è stata capita” e ne spiegava le virtù, sottolineando che i 30.000 visti temporanei avrebbero evitato il via crucis delle varie rotte migratorie.

Dimenticava, tuttavia, le decine di migliaia di persone che già avevano percorso questo via crucis, pagando costi umani molto alti, e da mesi aspettavano una soluzione in Messico in condizioni di estrema vulnerabilità. Persone che questi provvedimenti escludono dalla possibilità di salvare le proprie vite e di portare a termine con dignità il loro progetto migratorio.

E dimentica le persone che, pur trovandosi nel paese d’origine, non soddisfano i requisiti che questa nuova politica esige. Purtroppo sono in molti, e sono le persone che continueranno ad attraversare il Darién, l’America Centrale ed il Messico, esposte a rischi più che mai gravi, e anche ad avventurarsi in mare in imbarcazioni fatiscenti.

A queste critiche il presidente del Messico risponde con la retorica del paese di rifugio, che quindi accoglierà – come ha fatto in passato con chi fuggiva dal franchismo o dalle dittature latinoamericane – le 30.000 persone espulse dagli Stati Uniti ogni mese, offrendo loro asilo ed “integrazione”. Rivendicando la sua decisione come umanitaria e solidale verso i migranti, e respingendo l’accusa di complicità con il potente vicino e di svendita della sovranità nazionale.

Photo credit: MSF
Aiutiamoli a casa loro

Un’altra bandiera del presidente López Obrador che non convince è “l’intervento sulle cause della migrazione”, che è anche un componente del programma Biden. Il presidente del Messico raccomanda la realizzazione di programmi sociali nei paesi d’origine, anche attraverso la replica di programmi in corso in Messico, la cui efficacia non va al di là di piccoli benefici locali, ben lungi dall’incidere sulle cause strutturali dell’emarginazione, dell’esclusione, della violenza e, quindi, della fuga. È un discorso che ignora la complessità dei movimenti di popolazione, gli scenari in cui si verificano e le trasformazioni che vi avvengono, le circostanze che li propiziano, non solo i fattori di espulsione, che sono i più devastanti e drammatici, ma anche i fattori di attrazione, già che paradossalmente proprio gli Stati Uniti d’America hanno un enorme, crescente ed urgente deficit di manodopera.

È un discorso molto simile al nostrano “aiutiamoli a casa loro”, che trova sempre consensi tra i governanti desiderosi di migliorare, in questo modo, la loro immagine con degli investimenti marginali che, d’altra parte, hanno un importante ritorno in termini di maggiori livelli di controllo dei governi “donanti” sull’economia e sui governi locali. Per gli Stati Uniti un’occasione per riproporre la vecchia “dottrina Monroe”.

A questo punto, sorgono spontanee due domande: chi può arrogarsi il diritto di impedire a migranti e rifugiati di chiedere asilo laddove sperano di sentirsi più al sicuro? Ma soprattutto: perché dovremmo credere che questa volta il governo messicano riuscirà ad onorare gli impegni che in passato ha in larga parte disatteso?

PH: Valentina Delli Gatti (Muro di frontiera tra Messico e Stati Uniti, 2022)
Il summit del patto migratorio e la lettera aperta delle organizzazioni civili

Il vertice dei leaders dell’America del Nord, che si è svolto a Città del Messico dall’8 al 10 gennaio con la partecipazione dei presidenti di Messico e Stati Uniti, Andrés Manuel López Obrador e Joe Biden, ed il primo ministro del Canadá, Justin Trudeau, è stato lo scenario ideale per la formalizzazione solenne della collaborazione degli Stati Uniti Messicani con gli Stati Uniti d’America per l’implementazione della nuova politica migratoria. López Obrador ha tessuto le lodi e ringraziato Biden per la sua “nuova” politica, che “umanizzerà” la migrazione ed ha affermato che la loro intesa sul tema non avrebbe potuto essere migliore 13.

Invece converrebbe prestare più attenzione alle posizioni espresse dalle organizzazioni di migranti e per i diritti umani e non dimenticare che, se le tensioni vengono spinte al massimo, in un paese/tappo si può innescare una crisi esplosiva.

Lettera aperta delle organizzazioni civili ai leaders dell’America del Nord

Con una lettera aperta ai leaders di Canadà, Stati Uniti e Messico, 94 associazioni ed organizzazioni dei paesi delle Americhe (nord, centro, sud, Caraibi) hanno preso una posizione chiara e netta 14. In 11 punti riassumono le priorità per una gestione delle migrazioni a livello “regionale nella prospettiva dei diritti umani, la protezione umanitaria e l’accesso all’asilo per le persone che fuggono dalla persecuzione”, richiamando i leaders nordamericani all’obbligo di rispettare gli impegni presi, in particolare nella Dichiarazione di Los Ángeles sulla Migrazione e la Protezione 15, di “proteggere la sicurezza e la dignità di tutte le persone migranti, rifugiate, richiedenti asilo ed apatride, indipendentemente dal loro status migratorio, e di rispettare i loro diritti umani e libertà fondamentali16.

La prima delle richieste sottolinea la necessità di rispettare “il principio di non respingimento e l’accesso al territorio” e di mettere in campo tutti i mezzi per “garantire che si ristabilisca e si mantenga l’accesso all’asilo… che si rafforzino i sistemi di asilo, che le persone non vengano respinte, né espulse in base a politiche come il Titolo 42… L’asilo deve essere accessibile per tutte le persone, indipendentemente dalla loro nazionalità, razza, situazione giuridica o tipo di entrata al paese”.

Negli altri punti si insiste su alcune strategie come l’apertura di nuove vie complementari di mobilità umana; il potenziamento delle capacità locali di corretta gestione delle richieste di protezione internazionale; l’assistenza umanitaria lungo le rotte migratorie e l’appoggio alle comunità che sostengono le/i migranti; l’accesso alla giustizia, il monitoraggio delle morti, il contrasto alla xenofobia ed alle altre forme di discriminazione con campagne educative 17. Sempre con una prospettiva trasversale di diritti dell’infanzia, delle donne, dei gruppi razzializzati, dei popoli indigeni, delle persone LGBTIQ+, e sottolineando l’urgenza di contrastare la violenza di genere e sessuale. La lettera rivendica anche l’urgenza di rafforzare la ricerca e il salvataggio in mare.

Infine, si insiste sull’importanza che nel processo di implementazione della Dichiarazione di Los Angeles i governi mantengano un dialogo costante con le organizzazioni della società civile e di migranti e rifugiatə della regione.

Photo credit: Médicos Sin Fronteras México
Primi effetti sui flussi migratori

Secondo dati divulgati dal DHS l’11 febbraio 2023, e riportati dal San Diego Union Tribune (11 febbraio scorso), nel mese di gennaio le autorità statunitensi hanno registrato 128.410 eventi di detenzione di persone che cercavano di varcare la frontiera in forma irregolare che, confrontati con i 200.000 eventi del dicembre scorso, rappresentano una diminuzione del 40% 18. In particolare, sono diminuiti in caduta libera gli eventi di incontro con persone di nazionalità cubana, con -85%, nicaraguense, -91% e haitiana -32% 19.

Questo primo risultato viene presentato con soddisfazione dall’amministrazione Biden-Harris, come prova dell’efficacia della sua nuova politica migratoria. In più, le autorità presentano i numeri del programma di parole umanitario come un successo, già che a gennaio, a tre settimane dall’entrata in vigore della nuova politica, sono state approvate un totale di 11.637 richieste di persone dei quattro paesi. Di queste, oltre 800 sono andate a persone di nazionalità nicaraguense, quasi 2000 haitiana e più di 4.700 cubana. Mentre le/i venezuelanə, dal 13 ottobre a fine gennaio, hanno avuto più di 26.000 parole umanitari 20.

Veglia per ricordare un bambino guatemalteco di 7 anni morto 4 anni fa alla frontiera Stati Uniti-Messico
La nuova politica non piace a nessuno

Ma dopo la lettera aperta delle 94 organizzazioni per i diritti umani ai leaders dell’America del Nord, la nuova politica di Biden ha suscitato molte critiche così come iniziative politiche e legali contro una o varie delle misure contenute nel pacchetto, tanto il componente di chiusura della frontiera come il programma di parole umanitario.

A fine gennaio un gruppo di 80 congressisti del Partito Democratico, con in testa il senatore Robert Menéndez, ha criticato l’esecutivo perché l’accettazione di 30.000 migranti di Cuba, Nicaragua, Haití y Venezuelad si fa “a discapito del diritto legale a chiedere asilo”, ed hanno chiesto di revocare la decisione di espellere migranti di questi paesi che entrano negli Stati Uniti attraverso varchi non ufficiali, qualificando il Titolo 42 come “una beffa alla legislazione nazionale ed internazionale…” e dichiarando “Ci fa orrore vedere il presidente BIden replicare la strategia migratoria” di Trump” 21.

Nelle prime settimane di operatività della nuova politica, poi, sono sorte ulteriori critiche 22, che (oltre alla difficoltà di trovare un/a patrocinatore) segnalano gli svantaggi oggettivi di alcune comunità nazionali che ne limiteranno l’accesso al programma. Per esempio, una bassa percentuale di nicaraguensi residenti negli Stati Uniti riunisce le condizioni per essere accettate come patrocinatorə 23, a differenza di venezuolanə e cubanə, le cui comunità sono più numerose, radicate nel paese e floride. Si segnala poi l’inefficienza di dispositivi essenziali come la piattaforma CBP ONE, principale meccanismo per presentare la domanda, in uso dal 12 gennaio, il cui mal funzionamento ha impedito in molti casi di portare a termine la pratica online.

Anche a livello istituzionale ci sono state critiche. Andrés Ramírez, titolare della Commissione Messicana di Aiuto ai Rifugiati, COMAR, il 7 febbraio ha dichiarato al quotidiano El País che la diminuzione delle entrate irregolari negli Stati Uniti ha delle gravi ripercussioni sulle statistiche migratorie del Messico. Infatti, a gennaio la COMAR ha raggiunto la cifra record di più di 12.800 richieste di asilo, mentre “l’anno scorso a gennaio sono state 5.800 e la media nell’anno è stata di 1.429 richieste ricevute 24“.

Così, all’entusiasmo del presidente del Messico per le misure adottate dall’amministrazione Biden-Harris, fa da contrappunto la preoccupazione del presidente della COMAR che, vedendo aumentare la pressione interna, nel Messico ‘paese tappo’, teme il prevedibile collasso di questo organismo a meno che si intervenga sulle politiche di contenimento e chiusura della frontiera sud degli Stati Uniti.

Insomma, chi difende i diritti umani ha ampiamente criticato non solo il componente ‘chiusura della frontiera’, ma anche il programma di parole umanitario, sottolineando le condizionalità che impone e analizzando i suoi numerosi contenuti che violano i diritti umani ed il diritto d’asilo e lo rendono crudelmente restrittivo e non sostenibile. Eppure, all’estremo opposto c’è chi, da posizioni xenofobe ed anti immigranti, vuole cancellare il programma di parole umanitario considerato troppo permissivo.

Photo credit: Médicos Sin Fronteras México
La denuncia degli stati repubblicani

Infatti i fiscali di 20 stati 25, con in testa il fiscale generale del Texas, Ken Paxton, hanno presentato al Tribunale del Distretto Sud del Texas, una denuncia in cui chiedono la sospensione del programma. Come ragioni adducono che consentirà l’entrata di centinaia di migliaia di migranti in zone degli Stati Uniti già “sovraccariche” e pertanto non in grado di accogliere più persone. Inoltre accusano l’amministrazione Biden-Harris di non aver seguito il procedimento stabilito ed affermano che il DHS commette un abuso di autorità al concedere i permessi umanitari, avendo ecceduto le proprie facoltà. La denuncia afferma anche che “i denunciati, … non si sono posti la domanda se avranno la capacità di espellere i beneficiari del programma, una volta che i due anni siano passati ed il permesso di soggiorno sia scaduto 26.”

Si è aperto un altro capitolo della battaglia legale mai conclusa tra repubblicani e democratici sulla gestione delle migrazioni. Il processo continua ed il giudice deve decidere se ragioni umanitarie e un beneficio pubblico, come l’aumento di una migrazione ordinata e sicura, giustificano il programma. Il prossimo appuntamento è per il 25 aprile, data dell’udienza e fino ad allora il programma parole umanitario resterà sicuramente in vigore.

Probabilmente il Texas ed i suoi alleati non riusciranno a cancellare il programma di parole umanitario, ma sicuramente svieranno l’attenzione dai problemi veri e gravi della politica migratoria dell’amministrazione Biden-Harris, appoggiata dalla presidenza del Messico. Questo obbliga chi difende i diritti umani ed i diritti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo ad una duplice battaglia, che implica maggior vigilanza, capacità di documentazione, analisi e denuncia per decostruire i discorsi anti immigranti, soprattutto quelli che si ammantano di una retorica di diritti e di umanismo.

Cambiare la geografia umana

Ma il ruolo più importante, in questa battaglia, spetta alle popolazioni in situazione di mobilità. Gli analisti mettono in dubbio la sostenibilità della politica Biden-Harris, temendo che provochi un’acutizzazione della crisi migratoria in Messico che riproduca maggiore caos ed ingovernabilità. L’evoluzione e le uscite possibili dalla crisi, però, dipenderanno da come migranti e richiedenti asilo affronteranno la sfida dell’ingiusto e dell’imposizione e ci si può anche aspettare che la tenacia, la resistenza, la ribellione e la creatività espresse dalle masse in movimento in questi anni ci sorprendano ancora una volta, producendo modi nuovi di appropriazione degli spazi, di creazione di significati e la capacità di incidere nel ri-disegno della geografia umana del continente, a partire dalla propria esistenza.

PH: Witness At The Border
  1. Gema Cortés, OIM. 17 enero 2023. Se duplica el número de migrantes que atraviesan la peligrosa ruta de la Selva del Darién. Noticias ONU
  2. Intervista a Mario Monroy, uno dei responsabili di CAFEMIN, realizzata il 7 gennaio. Cfr. Parte 2
  3. Bollettino della Casa Bianca; Discorso di Biden il 5 gennaio
  4. EEUU registra cifre record di arresti nella frontiera sud a dicembre, e i numeri scendono a gennaio
  5. Estados Unidos: El gobierno de Biden debe anular la decisión de ampliar el Título 42
  6. Il DHS continua i preparativi per la fine del Titolo 42 ed annuncia nuove misure di controllo alla frontiera e più processi sicuri ed ordinati
  7. É un periodo di tempo che dovrebbe permette di concludere un processo per la regolarizzazione oppure una richiesta di protezione internazionale fino ad ottenere una risposta
  8. Lo fa notare Human Rights First in un’analisi pubblicata il 17 gennaio, dove parla di violazione alla Convenzione sullo status dei Rifugiati del 1951 secondo la quale: “Gli Stati non possono condizionare l’accesso all’asilo all’entrata “regolare” nel paese” Human Rights First, 17 gennaio 2023. Biden administration plan to resurrect asylum ban advances trump agenda
  9. Nuevas medidas de aplicación en la frontera de Estados Unidos plantean riesgos para derechos humanos fundamentales
  10. Department of Justice
  11. El DHS continúa los preparativos para el fin del Título 42 y anuncia nuevas medidas de control en la frontera y más procesos seguros y ordenados
  12. Tutti i giorni (dal lunedì al venerdì) l’attuale presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, si incontra con i mezzi di informazione in una conferenza stampa che dura da 2 a 3 ore, conosciuta come “mañanera” cioè mattutina
  13. Da l’impressione che, dell’ampia e composita realtà della migrazione, ciò che più importa al presidente del Messico siano l’ammontare sempre crescente delle rimesse dei migranti che, nei suoi discorsi, non dimentica mai di ringraziare. La Banca del Messico ha informato che nel 2022 queste hanno raggiunto la cifra record di 58.497 milioni di dollari, un 13,4% in più rispetto ai 51.585 milioni di dollari del 2021 (che già superavano del 27% l’ammontare del 2020), e rappresentano la seconda fonte di valuta del paese, contribuendo in misura importante a mantener a galla i conti nazionali e funzionando come ammortizzatore sociale.
    Infine, è significativo il fatto che, secondo il Centro di Studi Monetari Latinoamericani, CEMLA, il 95,5% del totale proviene dagli Stati Uniti
  14. Disponibile qui
  15. Dichiarazione di Los Angeles su Migrazione e Protezione, sottoscritta dai capi di stato e di governo dei paesi del continente americano riuniti nel IX° Summit delle Americhe: Costruendo un futuro sostenibile, resiliente ed equo (Novena Cumbre de las Américas: Construyendo un futuro sostenible, resiliente y equitativo), 6-10 giugno 2022. Summit delle Americhe: Joe Biden presenta la Dichiarazione di Los Angeles per contenere la crisi migratoria. (Cumbre de las Américas: Joe Biden presentó la Declaración de Los Angeles para contener la crisis migratoria)
  16. La Dichiarazione di Los Angeles sulla Migrazione e la Protezione
  17. Vedi il Piano di Azione di 10 punti dell’UNHRC
  18. San Diego Union Tribune, 11 Feb. 2023. Los arrestos de migrantes en la frontera de EEUU disminuyeron 40% en enero
  19. Il DHS fa un confronto tra le detenzioni della settimana dall’11 al 18 dicembre 2022, con 3.367 eventi al giorno, e quelle di 7 giorni di gennaio, con 115 eventi al giorno, mostrando una punta massima di diminuzione delle detenzioni addirittura del 97%. Si tratta di un dato efficace mediaticamente, ma che non rappresenta la diminuzione reale delle detenzioni
  20. Más de 800 nicaragüenses ya fueron preaprobados para el ‘parole’ de EE.UU.
  21. Notidigitalrd del 27 gennaio
  22. Al di là del dramma dei costi umani per tutte le persone in situazione di mobilità rimaste intrappolate nei paesi di transito, soprattutto il Messico
  23. In un’intervista alla rivista Confidencial, Manuel Orozco, specialista in temi migratori, afferma che non più di 90.000 nicaraguensi potranno emigrare negli Stati Uniti con questo programma “… 200.000 nicaraguensi, sui 600.000 che vivono negli Stati Uniti, hanno uno status migratorio regolare… e non tuttx patrocineranno qualcuno” perché hanno un reddito basso, o anche perché già hanno ottenuto un ricongiungimento familiare
  24. La Prensa del 7 febbraio 2023. Parole humanitario frenó el ingreso irregular de migrantes a Estados Unidos. ¿Quién gana y quién pierde tras la movida política?
  25. Gli stati che sottoscrivono la denuncia sono: Texas, Florida, Alabama, Alaska, Arkansas, Idaho, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Ohio, South Carolina, Tennessee, Utah, West Virginia, y Wyoming
  26. Telemundo Dallas del 25 gennaio 2023. Varios estados demandan a gobierno de Biden por programa de parole humanitario.

Mara Girardi

Dal 1985 vivo in Mesoamerica, in Nicaragua ed in Messico.
Ho studiato filosofia in Italia e un master in studi di genere in Nicaragua.
Socia ed operatrice di ONG di solidarietà e cooperazione internazionale, le ultime esperienze sono state con i movimenti femministi dei paesi centroamericani e poi con i movimenti indigeni in educazione interculturale e plurilingue. Dal 2006 ho lavorato a temi legati alla mobilità umana, come diritti, violenza, genere e migrazioni.