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«Il diritto allo sport non può avere confini»

Tam Tam basketball scrive al presidente del Comitato Olimpico Internazionale

Photo: Tam Tam Basketball

L’associazione Tam Tam Basketball, che opera a Castel Volturno in provincia di Caserta e coinvolge giovani provenienti da famiglie migranti, ha indirizzato una lettera aperta al Presidente del CIO e per conoscenza ai Presidenti della FIBA, la federazione internazionale di basket, e la FIP, federazione italiana pallacanestro.
Nel testo, il presidente Massimo Antonelli spiega come sia negato il diritto allo sport a tanti dei loro giovani, una situazione – ci preme ricordare – subita da molti altri ragazzi e ragazze che vivono la loro stessa condizione di “invisibilità” in altre città italiane.

«Non possono essere tesserati – scrive Antonelli – perché tra i documenti richiesti dalla Federazione Pallacanestro c’è il “permesso di soggiorno”, che molti ragazzi a Castel Volturno non hanno. E’ un’ingiustizia atroce, che si perpetua costantemente sulla pelle di ragazzi che vogliono solo giocare, ma a cui viene negato questo diritto».

«Una discriminazione irragionevole e dannosa e va in conflitto con i valori e i fini fondamentali dello sport stesso».

Massimo Antonelli, presidente Tam Tam Basketball

Proponiamo la lettera completa, sostenendo questa importante campagna.


Al Presidente del CIO (Comitato Olimpico Internazionale)
p.c. Al Presidente del CONI
Al Presidente della FIBA
Al Presidente della FIP

Illustre Presidente del CIO (Comitato Olimpico Internazionale),
sono Massimo Antonelli, presidente della Tam Tam Basketball, associazione che opera a Castel Volturno, città del Sud Italia dove circa il 50% dei suoi abitanti è di origine straniera, quasi tutti provenienti dall’Africa. Noi di Tam Tam coinvolgiamo soprattutto i figli di questi immigrati.

In 6 anni abbiamo avvicinato decine di ragazzi stranieri al basketball.
Non possiamo non riconoscere che, grazie al lodevole impegno di tanti – anche rappresentanti delle Istituzioni (sportive e non sportive) – ci sono stati in Italia significativi avanzamenti a favore dell’accesso allo sport da parte dei minori stranieri.

Ma, nello sport come nella vita, ogni successo deve diventare la premessa per una sfida più grande.

Per questo, sento di dovermi rivolgere a lei.

Ancora oggi, tanti giovani non possono essere tesserati perché tra i documenti richiesti dalla Federazione Pallacanestro c’è il “permesso di soggiorno”, che molti ragazzi a Castel Volturno non hanno.

E’ un’ingiustizia atroce, che si perpetua costantemente sulla pelle di ragazzi che vogliono solo giocare, ma a cui viene negato questo diritto.

Mi chiedo: ma perché c’è bisogno del “permesso di soggiorno” visto che essi frequentano regolarmente, e con profitto, la scuola statale?

Perché nell’inclusione dei ragazzi lo sport talvolta contrasta gli sforzi della scuola? Perché?

Oltretutto, quei ragazzi che non hanno il “permesso di soggiorno” sono quelli che vivono maggiormente nel disagio e quindi si sta negando lo sport a chi ne ha più bisogno.

Illustre Presidente, devo anche confessarle che questi ragazzi si vergognano quando mi dicono che non sono in possesso del permesso di soggiorno, come se fosse una loro colpa.

Immagino e temo che siano tanti i ragazzi stranieri nel mondo che rinunciano a fare sport perché non hanno “qualche documento” richiesto dalle federazioni sportive internazionali e nazionali. Negare queste opportunità ad un numero sempre più alto di giovani è ingiusto.

Giusto un esempio: questa foto ritrae 4 ragazzi che a Castel Volturno non possono essere tesserati perché non hanno il permesso di soggiorno.

Non mi rivolgo alla Politica. Mi rivolgo allo Sport. Non mi rivolgo ad una nazione, ma a tutte.

Sento infatti il dovere di evidenziare che mentre alcune organizzazioni sportive ammettono tutti i giovani, altre organizzazioni, pur dichiarandosi “sportive”, respingono alcuni giovani solo perché sprovvisti di un certificato.

La richiesta, da parte delle federazioni, del permesso di soggiorno – o di altri documenti specifici – per ammettere i giovani allo sport opera una discriminazione irragionevole e dannosa e va in conflitto con i valori e i fini fondamentali dello sport stesso.

Invocando i principi fondamentali della Olympic Charter spero che questa mia lettera possa spingere il CIO ad intervenire su questi temi, che attengono al ruolo dello sport nel mondo di oggi e di domani.

E spero che il CIO imponga, dall’alto della sua autorità e della sua responsabilità, a tutte le federazioni sportive di rimuovere, in ogni parte del mondo, le barriere tra i giovani e lo sport.