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Milano, in via Cagni il diritto di asilo è ostacolato e selettivo

Intervista a Iacopo Imberti, volontario dell'associazione Naga

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In queste ultime settimane anche sui media si è parlato di quanto sta accadendo davanti all’Ufficio Immigrazione di via Cagni a Milano, dove centinaia di persone sono costrette a rimanere in attesa per giorni con la speranza di riuscire a entrare nella sede distaccata della Questura. Come spesso accade è emersa una narrazione superficiale e sensazionalistica, priva di contestualizzazione e incentrata su aspetti collaterali che sono, semmai, la conseguenza di indirizzi politici e del modo in cui la pubblica amministrazione gestisce le pratiche legate alla richiesta di asilo. Per comprendere appieno la situazione e le criticità abbiamo intervistato Iacopo Imberti, volontario del Naga, l’associazione milanese fondata nel 1987 dal compianto Italo Siena, che promuove con diversi servizi e campagne i diritti e la salute di tutti i cittadini e le cittadine straniere, anche irregolari, rom, sinti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura.

Da tempo state monitorando quello che succede davanti agli uffici della questura di Via Cagni preposti alla raccolta delle domande d’asilo. Ci potete descrivere qual è la situazione in questi giorni?

Il Naga Odv ha deciso di intraprendere, a partire da domenica 29 gennaio 2023, un’attività di monitoraggio costante presso l’Ufficio Immigrazione sito in via Cagni n. 15, dove – dal 20 ottobre 2021 – è stata aperta una sede decentrata dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Milano con lo specifico compito di ricevere le domande di protezione internazionale.

Il nostro obiettivo è duplice: fornire assistenza legale ai richiedenti asilo e far luce sull’illegittimità delle prassi messe in atto dalla Questura.

Con tale ultimo scopo stiamo settimanalmente rendendo pubblici dei brevi report che, integrati con delle documentazioni foto e video, rendono palese il trattamento inumano e degradante che gli aspiranti richiedenti asilo devono patire per poter formalizzare la loro domanda di protezione internazionale.

Sin dall’apertura di questa sede decentrata le criticità sono state innumerevoli: interminabili ore di coda senza alcuna certezza di avere accesso in Questura, il mancato rilascio da parte degli Uffici preposti di un qualsivoglia documento che provi la manifestazione di volontà di accedere alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale, l’assenza di mediatori e di informazioni chiare sul sito istituzionale della Questura.

Tale compromissione del tempestivo ed efficace esercizio del diritto alla protezione internazionale ha portato, in data 26 novembre 2021, il Naga Odv – di concerto con l’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) – a una prima formale richiesta di chiarimenti alla Questura di Milano 1. Lamentavamo, in primis, l’assenza di una prova della manifestazione di volontà di richiedere asilo politico, senza la quale l’interessato risulta assolutamente impossibilitato a provare il suo status di persona regolarmente soggiornante.

In risposta alla nostra missiva la Questura di Milano, con lettera del 17 dicembre 2021 2, ci comunicava che il trasferimento al nuovo Ufficio di via Cagni era stato realizzato per “consentire una maggiore tutela e sicurezza degli utenti e un’adeguata protezione” e, soprattutto, che nessuna limitazione vi era al numero degli accessi quotidiani.

Il 1° febbraio 2022, alla luce delle continue segnalazioni da parte di cittadini stranieri che, dopo diverse ore di coda, continuavano a non riuscire a presentare la propria domanda di protezione, abbiamo rinnovato il nostro invito a predisporre un’attestazione di presenza scritta da rilasciare a chi si fosse presentato presso gli Uffici di Via Cagni. In assenza di un tale documento – è utile ribadito – il richiedente asilo non sarebbe in grado di provare il proprio status rimanendo esposto al rischio di essere destinatario di un provvedimento di allontanamento o di trattenimento ai fini del rimpatrio.

Oggi, tramite il proprio sito internet, la Questura di Milano dà atto che “Gli stranieri, privi di appuntamento, che hanno necessità di rivolgersi all’Ufficio Immigrazione per l’acquisizione di informazioni in ordine ad istanze di vario genere, tra le quali anche quelle di protezione internazionale, possono presentarsi presso la sede distaccata di Via Umberto Cagni 15 secondo il calendario linguistico disponibile al link a destra”.

A partire dal dicembre 2022, tuttavia, senza darne comunicazione alcuna (nemmeno sul sito internet), la Questura ha adottato una modalità differente: il lunedì mattina saranno fatte entrare circa 100/120 persone alle quali verrà dato un appuntamento per presentarsi nei successivi giorni della settimana. Tale modalità, confermataci dalla Questura stessa, non è mai stata ufficialmente comunicata.

Da allora la situazione è ulteriormente peggiorata: i richiedenti asilo giungono in via Cagni nel corso della giornata di domenica (talvolta anche in quella di sabato) e attendono lì, al freddo, il momento – sempre diverso – in cui gli Agenti di Polizia in servizio iniziano la “selezione” delle 100/120 persone che a partire dalle ore 07:00 di lunedì faranno accesso in Questura. Nessun criterio di selezione è stato reso noto da parte della Questura e, pertanto, non v’è alcuna certezza per i richiedenti asilo sul giorno in cui potranno formalizzare la loro domanda di protezione internazionale. La fila si rinnova ogni lunedì e si tramuta in prova di forza, una gara tra i richiedenti asilo che con tutti i mezzi, anche sfidando le cariche della polizia 3, devono provare a guadagnare un posto. Tale modalità impedisce, palesemente, l’accesso al rifugio politico proprio alle persone più vulnerabili, impossibilitate ad affrontare una siffatta fatica fisica e mentale.

Quali sono a vostro parere i principali motivi, tra prassi illegittime e incompetenza amministrativa, che hanno portato a “gestire” la presenza delle persone in fila con lacrimogeni, recinti e cariche?

L’impossibilità di formalizzare la domanda di protezione internazionale espone il cittadino straniero, costretto a vivere in una condizione di irregolarità, al rischio di essere rimpatriato e lo costringe in una condizione di impossibilità all’accesso ai diritti quale l’accoglienza, l’assistenza sanitaria, l’accesso al lavoro, la residenza e molto altro. Tale conseguenza, unitamente alla circostanza che nella città di Milano venga consentita la formalizzazione di sole 100/120 domande di protezione a settimana (sic!) presso un unico Ufficio e senza che sia stato predisposto alcun sistema di prenotazione dell’appuntamento – oltre a violare i diritti fondamentali dei richiedenti asilo, costretti a rimanere all’addiaccio per intere notti nel parco adiacente a via Cagni -, determina inevitabilmente tensioni. L’unica soluzione adottata dalla Questura per far fronte a questa angosciante situazione è il dispiego di un gran numero di Agenti in tenuta antisommossa che, impugnati scudi e manganelli, allontanano i richiedenti asilo esclusi dalla selezione 4.

Frame dal video diffuso dal Naga
Ci sembra che Milano, forse insieme a Roma, sia la città dove si rendono più visibili le storture del sistema normativo e attuativo che regola l’accesso al diritto di asilo e la permanenza regolare delle persone straniere in Italia. Già nel 2016 denunciaste come in questura si adottasse l’approccio hotspot alle richieste di asilo con un filtro arbitrario alle domande stesse. Ora con il nuovo governo, pur non trovandoci di fronte a nuovi decreti o modifiche normative, avete l’impressione che la procedura amministrativa sia cambiata o sia diventata ancora più arbitraria?

L’impressione (da anni e non soltanto a partire dalle elezioni politiche del 25 settembre 2022) è che si voglia, a Milano come altrove, ostacolare l’accesso all’esercizio del diritto costituzionale all’asilo.

Gli strumenti adottati sono stati i più disparati: oltre al richiedere taluna documentazione (come la dichiarazione di ospitalità) assolutamente non prevista dalla legge ai fini della formalizzazione della domanda e oltre all’assenza di un sistema di prenotazione, a Milano si è arrivati addirittura a notificare – in aggiunta a sanzioni pecuniarie – ordini di allontanamento alle persone che attendevano al gelo di poter esercitare un loro diritto fondamentale. Che l’obiettivo sia quello di scoraggiare ulteriormente la presentazione delle domande di protezione internazionale è tanto palese da rappresentare una vergogna per la nostra città e per nostro Paese.

Quali potrebbero essere le soluzioni immediatamente praticabili per gestire in modo diverso l’accesso alla richiesta di un diritto?

Già nel lontano novembre 2021 chiedevamo alla Questura di Milano di far fronte alla propria illegittima condotta colmando l’assenza – in attesa dell’accesso agli Uffici e della formalizzazione della domanda – di una prova della manifestazione di volontà di richiedere asilo politico, senza la quale l’interessato risulta assolutamente impossibilitato a provare il suo status di persona regolarmente soggiornante.

Tale soluzione non potrebbe comunque esser risolutiva.

Quello che pretendiamo è che la Questura di Milano garantisca l’accesso alla domanda di asilo in condizioni di sicurezza, nel rispetto della dignità delle persone e delle tempistiche imposte dalla legge. L’art. 26, comma 2 bis, del d.lgs. 25/2008 impone infatti un termine di tre giorni dalla manifestazione della volontà alla formalizzazione della stessa (sei, se la volontà è stata manifestata all’Ufficio di Polizia di frontiera). La Pubblica Amministrazione non può nascondersi dietro il pretesto di una “presenza di un elevato numero di domande in conseguenza di arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti”, in quanto la legge disciplina anche questa casistica, ammettendo una proroga di dieci. L’amministrazione ha evidentemente l’obbligo di predisporre un’organizzazione adeguata che consenta di rispettare i termini di legge per la verbalizzazione della domanda di protezione internazionale e rispettare i diritti fondamentali dei richiedenti asilo, garantendo loro un facile accesso alla procedura.

  1. Leggi la richiesta
  2. La risposta della Questura
  3. Milano, l’asilo ostacolato. In via Cagni interviene la polizia in antisommossa, Naga (20 dicembre 2022)
  4. Milano: lacrimogeni per disperdere la folla di richiedenti asilo davanti alla Questura di via Cagni, Naga (23 gennaio 2023)

Stefano Bleggi

Coordinatore di  Melting Pot Europa dal 2015.
Mi sono occupato per oltre 15 anni soprattutto di minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta e richiedenti asilo; sono un attivista, tra i fondatori di Libera La Parola, scuola di italiano e sportello di orientamento legale a Trento presso il Centro sociale Bruno, e sono membro dell'Assemblea antirazzista di Trento.
Per contatti: [email protected]