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Processo Ong a Trapani. Negata la costituzione di parte civile per la Presidenza del Consiglio

Ammesso invece il ministero dell'Interno contro i membri degli equipaggi. Amnesty: «Decisione intimidatoria per i difensori dei diritti umani»

Photo credit: Iuventa crew

Venerdì 25 febbraio si è svolta a Trapani la sesta udienza preliminare del processo contro l’equipaggio della Iuventa e altri 17 imputati per “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare“.

Dopo che nella scorsa udienza si è discusso a lungo sulla questione relativa alla richiesta di costituzione di parte civile del governo italiano, che si dichiarava “parte lesa”, venerdì si è giunti a una decisione.

Iuventa crew scrive che il tribunale ha respinto la richiesta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, bloccando il tentativo della Presidenza del consiglio di partecipare al processo. Viene invece ammesso il Ministero dell’Interno, «sebbene – specificano gli imputati – non siano state ancora affrontate nel merito le richieste. Il tribunale si è così limitato a riconoscere un’astratta titolarità del Ministero dell’Interno a costituirsi parte civile, senza concretamente accertare il suo ruolo rispetto ai fatti oggetto di contestazione, né tanto meno la causazione di alcun danno».

Da parte della difesa sono state invece presentate ulteriori eccezioni in cui è stata contestata la legittimità dell’intero processo e nello specifico la giurisdizione italiana e la competenza territoriale del tribunale di Trapani. Francesca Cancellaro, avvocata della difesa, spiega che «la giurisdizione italiana sulle condotte dell’equipaggio della Iuventa non può basarsi sui principi fino ad oggi affermati e questo anche in ragione del fatto che l’ingresso dei naufraghi non puó mai dirsi irregolare, avendo quest’ultimi il diritto di sbarcare in un porto sicuro e presentare domanda di protezione internazionale».

Dariush Beigui, equipaggio Iuventa, attacca direttamente il governo per scelta politica di costituirsi parte civile: «Mentre il processo della Iuventa si trascina senza alcuna certezza di superare la fase preliminare, la gente annega. Invece di fermare la morte, le navi vengono bloccate, causando ancora più morti. È questo lo scenario quotidiano dell’incubo europeo».

Amnesty International, parte del gruppo di osservatori indipendenti del processo, ritiene la decisione di riconoscere il ministero dell’Interno come parte civile sia «una decisione comunque intimidatoria per i difensori dei diritti umani».

«È sorprendente quanto il governo italiano sia disposto a fare per dissuadere le Ong dal salvare le vite delle persone in mare», ha dichiarato Elisa De Pieri, ricercatrice regionale di Amnesty International. «Non contento che l’equipaggio della nave ‘Iuventa’ e altri debbano affrontare un processo per le operazioni di salvataggio effettuate, il governo ha avuto l’audacia di chiedere di costituirsi parte civile per ottenere un risarcimento per i presunti ‘danni’ che sostiene di aver subito a causa del lavoro delle Ong che hanno salvato vite umane. È un sollievo che il tribunale abbia respinto questa pretesa assurda, tentativo palese di intimidire la società civile. Accogliamo invece con rammarico la decisione del gip circa la costituzione del ministero dell’Interno come parte civile contro i membri degli equipaggi».

Due settimane fa Mary Lawlor, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, ha dichiarato che il caso Iuventa «è affetto da violazioni procedurali» e lo ha definito «una macchia sempre più scura sull’impegno dell’Italia e dell’Unione europea in favore dei diritti umani».

Redazione

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