Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
Porte del CPR di Palazzo San Gervasio
PH: Emma Barbaro (Il CPR di Palazzo San Gervasio)
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Quando la notizia fa scandalo. Sì, fino a un certo punto

Abusi e violazioni nel CPR di Palazzo San Gervasio in prima serata, ma tutto tace

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Non tutti i temi riescono ad avere la stessa attenzione da parte del grande pubblico e non tutte le questioni stuzzicano nei lettori la medesima curiosità. Ci sono notizie che non destano l’interesse che meriterebbero e che, quindi, sono destinate a restare oggetto di discussione tra pochi.

Studiose/i, attiviste/i, associazioni si occupano da anni del tema della detenzione amministrativa e affrontano il problema in modo anche interessante, ma, non si riesce a far breccia. Così, il problema della detenzione amministrativa rimane essenzialmente un tema di discussioni accademiche e di dibattito tra cultori del diritto, mentre la materia dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (ovvero i C.P.R.) continua ad attirare l’attenzione di pochi. Qualsiasi tentativo di informare, di ampliare la platea del pubblico, si rivela operazione complessa, se non addirittura impossibile.

Il rischio che corriamo ogni volta che parliamo di questi argomenti è allora quello di parlarci addosso, di avere come interlocutori persone che già sanno quello che diciamo e che non hanno bisogno di un nuovo articolo, di un nuovo saggio, di una nuova conferenza che parli di questi argomenti.

Le trasmissioni di Radio Melting Pot
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Eppure, non possiamo fare a meno di farlo, soprattutto perché in gioco ci sono questioni che, come vedremo, sono centrali per la nostra comunità. Non si tratta, infatti, di superare solamente pregiudizi di carattere generale che avvolgono i CPR, quanto piuttosto di riflettere più attentamente sull’importanza che riconosciamo a tutta una serie di principi del nostro ordinamento giuridico.

Se, infatti, possiamo accettare che per una semplice cittadina o cittadino valga lo stigma che si porta addosso chi è soggetto a detenzione amministrativa, ovvero l’essere straniero. Non possiamo accettare che questo stigma possa essere una giustificazione per la politica e/o per l’informazione.

E’ facile cadere vittima dei luoghi comuni per chi ha poco tempo da dedicate a questi temi. Non è affatto facile muoversi nei complessi meccanismi del diritto e nei meandri oscuri dei CPR, che non a caso sono definiti “buchi neri1. Ma la “politica“, gli organi di stampa e le istituzioni che di queste questioni sono chiamati ad occuparsi, non possono essere giustificati in alcun modo. Per costoro non è possibile avere altrettanta indulgenza proprio per la ragione che si accennava in precedenza: parlare di CPR significa misurarsi con questioni cruciali che attengono al nostro “Stato di diritto”, alla nostra Costituzione, ai principi dell’ordinamento giuridico italiano.

Le leggi, l’ordinamento giuridico che fa da cornice al nostro vivere civile, la Carta costituzionale che fonda i principi fondamentali del nostro essere comunità, esistono e sono vivi se vengono fatti rispettare e applicare.

Non può esistere legalità ad intermittenza, i diritti fondamentali che tutelano la persona umana non possono essere diversamente riconosciuti e tutelati a seconda delle persone con cui abbiamo a che fare.

Lo stigma dello straniero trattenuto all’interno di un CPR perché colpevole di chissà quale indescrivibile crimine non può giustificare la sospensione di diritti e garanzia costituzionalmente riconosciute. Anzi, proprio all’interno dei CPR il riconoscimento dei diritti umani e la tutela della dignità della persona dovrebbe essere elevata al massimo grado.

Parafrasando Voltaire potremmo allora dire che oggi il grado di civiltà della nostra nazione si misura osservando la condizione non solo delle carceri ma anche dei CPR. Così, se proviamo a guardare più da vicino la situazione dei diversi CPR italiani, possiamo affermare che la situazione è drammatica.

I CPR sono infatti quei buchi neri dove tutto può accadere senza che nessuno intervenga. Sono luoghi dove il diritto è sospeso e la giustizia a fatica varca la soglia dei cancelli d’ingresso. Lo straniero all’interno dei CPR è privato dei suoi diritti più elementari, viene tramutato in un semplice numero identificativo, spersonalizzato, la sua volontà annichilita con l’utilizzo/abuso di psicofarmaci, la sua condizione sospesa in un limbo che piega i più deboli e i più giovani.

Uno dei peggiori esempi di quanto si va dicendo è rappresentato sicuramente dal CPR di Palazzo San Gervasio a Potenza in Basilicata che sembra essere diventato il luogo più oscuro della galassia dei CPR. Un luogo dove tutto è possibile, dove è più facile mettere in pratica le più palesi violazioni dei diritti per la compiacenza e la collusione della stragrande maggioranza degli ingranaggi che fanno muovere la macchina.

Le immagini e le testimonianze trasmesse da “Striscia la Notizia” (17 febbraio ’234 febbraio ’2321 gennaio ’2320 gennaio ’23) rappresentano ancora una volta quello che accade nel CPR di Palazzo San Gervasio. Mostrano la disinvoltura nell’uso della violenza o della sedazione mediante psicofarmaci, mostrano le condizioni di degrado in cui si costringono delle persone a vivere, danno il quadro di un sistema collaudato che piega lo spirito dei “trattenuti”. L’ultima testimonianza, in ordine di tempo, di pratiche e di abusi da tempo raccontati.

Peccato che neppure quelle immagini e quelle testimonianze trasmesse in prima serata su una rete nazionale con milioni di telespettatori abbiano risvegliato le coscienze di chi ha il dovere e il potere di intervenire, di fare qualcosa, di adoperarsi per comprendere cosa accade all’interno di quello specifico CPR e, più in generale, di tutti gli altri. Purtroppo, ancora una volta, per l’ennesima volta, ha vinto l’indifferenza, il silenzio e, forse, anche la rassegnazione. La notizia infatti non è stata ripresa da nessuna altra testata giornalistica né a livello locale né a livello nazionale.

Di interventi politici di denuncia e di indignazione neppure l’ombra. Di atti ispettivi da parte di parlamentari e consiglieri regionali, nessuna traccia. Il sistema CPR sembra così aver superato indenne anche il clamore della prima serata della televisione. Almeno per ora.

  1. Consulta il progetto Buchi neri. Viaggio nella detenzione senza reato in Italia

Avv. Arturo Raffaele Covella

Foro di Potenza.
Sono impegnato da anni nell’ambito della tematica del diritto dell’immigrazione, con particolare attenzione alla protezione internazionale e alla tutela dei lavoratori stranieri. Collaboro con diverse associazioni locali che si occupano di migrazioni. Scrivo per diverse riviste.