Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
Ph: EODP

Belgio, la politica in materia di asilo e migrazione: «Nient’altro che indifferenza»

Il Coordinamento dei sans-papiers promuove per il 5 marzo una manifestazione per la regolarizzazione, contro i centri di detenzione

Il Coordinamento dei sans-papiers del Belgio organizza per domenica 5 marzo una manifestazione nazionale a Bruxelles per esigere l’adozione della legge “In my Name”, la quale prevede la regolarizzazione delle persone senza documenti. Oltre a questa prima richiesta, il coordinamento chiede con fermezza la chiusura dei centri di detenzione, la cessazione delle espulsioni e della criminalizzazione degli immigrati irregolari, il rispetto dei diritti fondamentali e la tutela dei diritti dei minori, la libertà di movimento per tutti e tutte.

«Le persone senza documenti – scrivono nell’appello che promuove il corteo – hanno vissuto il 2022 con angoscia. Infatti, dal 2014 in poi non è stata presa alcuna decisione in merito alla loro integrazione nello stato di diritto belga e, da ormai già un decennio, questa crisi continua ad essere dimenticata dal Belgio. Anche i media belgi si rifiutano di esporre le problematiche della loro vita quotidiana, rimanendo in attesa di atti disperati di queste persone già molto vulnerabili per cercare di parlarne. Collocati intenzionalmente dentro ad un buco nero, nella totale invisibilità, le persone irregolari non hanno beneficiato di alcun occhio di riguardo da parte dei vari governi che si sono succeduti. Come da consuetudine, con l’arrivo del nuovo anno nessun rappresentante statale li ha inclusi nei loro auguri di serenità e felicità. I politici belgi ignorano che “la felicità è vera solo se condivisa“». 

Il Coordinamento lo scorso settembre prese parte alle iniziative di «Rights! No Deaths!»: marcia a Bruxelles. Said, uno dei rappresentati, aveva raccontato la storia di lotta dei sans-papiers: «La nostra è una lotta per i diritti fondamentali: abbiamo iniziato l’occupazione abusiva di una banca con due obiettivi. Il primo per denunciare che la causa del problema è il sistema economico mondiale e il secondo per denunciare il sistema politico belga che ci sfrutta. Il 45% dei migranti irregolari sono donne che lavorano in case e caffè. Chiediamo un cambiamento della legislazione degli anni ’90. Abbiamo presentato una proposta di regolarizzazione».

Ahmed de L’union des Sans-Papiers pour la Régularisation, aveva aggiunto: «Stiamo lottando per essere riconosciuti. Il sistema economico ha rovinato la nostra salute e la nostra vita. Quando ci dicono perché non torniamo nel nostro Paese d’origine, ci insultano, ma abbiamo dei diritti. La miseria, la precarietà e le preoccupazioni dei lavoratori senza documenti devono essere ascoltate e comprese. Per questo abbiamo organizzato manifestazioni prima e durante la pandemia da Covid-19. Il 30 giugno 2021 abbiamo occupato una chiesa e un’università per far sentire la nostra voce. Abbiamo attuato uno sciopero della fame, loro pensano che sia un suicidio ma è un modo per dialogare. Questo sciopero ha attirato l’attenzione dei media e ha spinto il governo ad agire. Ma l’accordo raggiunto non è stato rispettato. Stiamo ancora lottando per i nostri diritti fondamentali, per chiedere la regolarizzazione delle persone senza documenti, e siamo qui per far conoscere la nostra lotta e cambiare questa situazione».

Da allora, le organizzazioni denunciano il modo in cui sono state trattate le loro richieste e come la risposta alle altre istanze sia criminalizzata, come dimostra lo sgombero del 15 febbraio di una occupazione abitativa a Bruxelles in Rue du Palais che non ha offerto alcuna alternativa alla vita in strada.

La necessità dei sans-papiers è quella di tornare nuovamente in piazza per farsi ascoltare e ottenere dei diritti. «Nonostante l’accoglienza benevola concessa ai rifugiati ucraini nel 2022, al governo di Alexander De Croo – sottolinea il Coordinamento – mancano ispirazione e iniziativa in materia di asilo e di migrazione.

Il suo programma è stato quello di non avere un programma riguardante le persone irregolari.

Contrariamente, la società civile e i cittadini belgi si sono spesso mobilitati per sollecitare questo governo per la creazione di politiche di asilo umane ed eque per le persone prive di documenti e per invitarlo ad agire di fronte all’emergenza della crisi dell’accoglienza. Va poi evidenziato che tutto ciò si colloca nel contesto del rifiuto di tutte le mobilitazioni cittadine. Il governo ignora la necessità di impegnarsi in riflessioni profonde e meticolose, di aprire un dialogo concertato tra i vari attori in campo, al fine di trovare soluzioni sostenibili e definitive alla condizione delle persone prive di documenti e a quella dei richiedenti asilo. Il governo ha scelto deliberatamente di lasciar soffrire e lasciar morire delle persone. Si può constatare che la negazione dei diritti umani consolida l’esclusione sociale, la perdita dell’identità sociale e individuale e l’emarginazione di migliaia di donne, uomini e bambini che hanno scelto il Belgio come paese d’esilio».

L’organizzazione punta anche il dito verso «l’ambivalenza di alcuni partiti le cui promesse non si traducono in realtà. A livello locale, questi partiti si dicono a favore dell’accoglienza dei migranti, ma rimangono comunque complici a livello federale approvando politiche di asilo e migrazione inefficaci». Si domanda se sono consapevoli di ciò che sta accadendo sul territorio e che senso ha promettere solidarietà senza poi offrire i mezzi per trasformarla in realtà, inoltre si domanda in che modo la costruzione di nuovi centri di detenzione nel regno cambierà la vita dei belgi. 

«Il Belgio meriterebbe che il governo abbandonasse la sua politica discriminatoria in materia di asilo e migrazione che lascia campo libero al razzismo, alla xenofobia e all’ascesa dell’estrema destra nel nord del paese. Deve porre fine al disprezzo dei migranti adottando buone risoluzioni per la regolarizzazione delle persone senza documenti. Non costerebbe nulla attuare una politica di asilo e migrazione dignitosa, accessibile, equa e non discriminatoria, basata sulla giustizia e sulla solidarietà. Questo è ciò che definiamo avere coraggio politico», conclude la Coordination des sans-papiers.


La traduzione del comunicato del Coordinamento dei sans-papiers è stata curata da Setare Mazdaee .

Redazione

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