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Il click day del decreto flussi: insufficienti le quote del governo

La campagna Ero straniero: «Si predica di ingressi legali, ma l’unico canale esistente non funziona, servono riforme organiche»

La campagna Ero straniero 1 aveva ampiamente previsto, e ripetuto solo pochi giorni fa, che le quote fissate per l’ingresso di lavoratori e lavoratrici da paesi terzi per il 2023 sarebbero andate esaurite in pochi minuti, e che due terzi delle domande inviate dai datori di lavoro sarebbero rimaste escluse.

E in effetti è quanto successo ieri al “click day”, quando oltre 240.000 datori di lavoro hanno presentato la domanda per l’ingresso e l’assunzione di altrettante persone straniere in maniera regolare, ma solo un terzo di loro, 82.000 circa, potrà effettivamente venire a lavorare in Italia, «nonostante ci siano aziende e singoli datori di lavoro che hanno bisogno di queste figure».

Di fatto è la stessa situazione che si era creata negli anni scorsi e che porta la campagna a sostenere che «non è sufficiente rimodulare i decreti flussi che, ancora una volta, hanno dimostrato di non funzionare. Per ottenere una gestione efficace degli ingressi per lavoro nel nostro Paese, servono riforme organiche che prendano atto di quanto accade nella realtà non solo rispetto alle esigenze del nostro mercato del lavoro, ma anche nei confronti delle aspettative di una vita migliore nel nostro paese di lavoratori e lavoratrici e delle loro famiglie».

Ero straniero torna quindi a porre una domanda fondamentale al governo: «Perché ripetere di voler puntare sugli ingressi regolari per poi limitare l’accesso all’unico percorso legale di ingresso per lavoro che la normativa prevede?».  

Come sottolineato nel documento che ha inviato nei giorni scorsi alla prima Commissione del Senato nell’ambito dell’esame del decreto legge in materia di flussi migratori, «non basta semplificare la procedura di ingresso e consentire l’impiego in termini rapidi di lavoratori e lavoratrici. Se non si affrontano i nodi che il sistema in vigore presenta, e che conosciamo da vent’anni è impossibile da un lato, andare incontro alle reali esigenze del mondo produttivo, dall’altro consentire a lavoratori e lavoratrici di venire a lavorare nel nostro paese con tutte le tutele e le garanzie».

«Perché – domandano le organizzazioni che compongono la campagna – non dare la possibilità a un datore di lavoro di assumere persone dall’estero in un qualsiasi momento, senza la necessità di fissare un click day. Si potrebbe cominciare con l’introduzione della figura dello sponsor con la possibilità di supportare l’ingresso di una persona straniera al fine di consentire l’inserimento nel mercato del lavoro, a fronte di garanzie, evitando così, tra l’altro, di sovraccaricare gli uffici, prefetture e questure in particolare, che sono già perennemente in affanno e sotto organico». 

Le organizzazioni sono consapevoli che il decreto all’esame del Parlamento prevede all’art. 2 che le domande eccedenti le quote possano essere esaminate nell’ambito di successivi decreti, ma i tempi sono del tutto incerti.

«Quanto tempo sarà necessario ad aprire una nuova finestra? Che risposta diamo agli imprenditori del settore turistico che hanno bisogno da qui a un mese di partire con la stagione estiva e avere personale a sufficienza? O alle tante imprese edili in un momento di massimo impegno? O, ancora, alle decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici che hanno a disposizione esclusivamente questa lotteria per poter entrare senza rischi in Italia e lavorare?». Sono questi i quesiti posti a cui il governo dovrebbe dare risposta.

Per tutti questi motivi, la campagna Ero Straniero ha elaborato alcuni emendamenti al decreto in discussione al Senato, presentati da diverse forze politiche con la richiesta a governo e maggioranza di fare propri

«Innanzitutto, all’art. 1, la definizione delle quote per ciascun anno non dovrebbe prescindere da quanto avvenuto nell’anno precedente, in modo da rispecchiare le reali esigenze dei settori produttivi e di lavoratori e lavoratrici in attesa di poter entrare regolarmente in Italia. È necessario, poi, garantire ai datori di lavoro la cui domanda non è rientrata in prima battuta nelle quote stabilite, la possibilità di procedere all’assunzione in tempi brevi e definiti, introducendo il termine di 30 giorni per l’adozione di un nuovo decreto dedicato alle istanze eccedenti rispetto al click day inviate nei primi dieci giorni dall’inizio della trasmissione. Tra le misure di semplificazione previste all’art. 2, si propone di inserire un intervento a tutela di lavoratori e lavoratrici. Come fatto anche in passato, è necessario prevedere che nei casi di mancata finalizzazione dell’assunzione per cause imputabili esclusivamente al datore di lavoro, al cittadino straniero venga rilasciato un permesso di soggiorno per attesa occupazione, che dia la possibilità di trovare un altro impiego e convertirlo in permesso per lavoro.  Andrebbe poi previsto quanto già disposto nel giugno 2022, tra gli interventi di semplificazione del governo Draghi sul decreto flussi, e cioè la possibilità di far accedere alla procedura di assunzione anche persone già presenti sul territorio e da subito disponibili a lavorare. Non c’è modo, infatti, di assumere e mettere in regola una persona che si trova già in Italia ma è senza documenti e magari lavora in nero, se non attraverso una sanatoria, come accaduto tante volte negli ultimi vent’anni. Per queste persone, il decreto flussi è l’unico modo per poter regolarizzare la loro posizione anche a costo di uscire e rientrare dall’Italia. Tale prassi andrebbe superata in prima battuta con l’emendamento proposto, ferma restando la nostra proposta di introdurre un meccanismo di regolarizzazione su base individuale sempre accessibile a fronte della disponibilità di un lavoro, che consentirebbe di affrontare a monte il problema dell’irregolarità», conclude Ero Straniero.

  1. Promossa da Radicali Italiani, A Buon Diritto, ActionAid Italia, ASGI, Centro Astalli, CNCA, CILD, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Oxfam Italia, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ACLI, ARCI, con il sostegno di decine di organizzazioni.