Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
PH: Sofia Stimmatini (presidio a Rabat)
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Il Marocco, attore chiave della strategia migratoria europea

Le famiglie delle persone scomparse in mare: «Dove sono i nostri figli?»

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di Sofia Stimmatini 1

Delle grida risuonano nella giornata grigia, di tanto in tanto il sole fa breccia tra le nuvole che, basse, invadono Rabat. Sono delle grida acute, di donne, un megafono scandisce gli slogan a cui queste voci melanconiche rispondono convinte: «Dove sono i nostri figli? Vogliamo giustizia, vogliamo verità! La nostra dignità!». Più ci si avvicina alla piazza, più le figure diventano nitide: una sessantina di persone brandiscono foto di uomini e donne di cui si sono perse le tracce dopo la loro partenza verso altri orizzonti, spesso europei. Le loro madri, figlie, sorelle e qualche padre e fratello, sono disposti/e a semicerchio, di fronte alla Delegazione dell’Unione Europea a Rabat.

È il 24 febbraio 2023.

Alcuni striscioni sono posati sull’erba dell’aiuola, uno di questi recita: «Famiglie dei dispersi e delle vittime del regime delle frontiere. No alle politiche assassine dell’Unione Europea. Libertà di circolazione. Dignità, verità e giustizia!».

PH: Sofia Stimmatini (Sit-in di fronte alla Delegazione dell’UE, Rabat, 24/02/2023)

Seguendo le orme delle famiglie tunisine che lottano ormai da più di 10 anni per chiedere verità e giustizia per le morti e le sparizioni in mare dei/delle loro cari/e 2, anche i parenti delle persone marocchine decedute o scomparse in mare hanno cominciato a rivendicare il diritto di conoscere le sorti dei loro cari partiti verso l’Europa e di cui si sono perse le tracce.

Le loro famiglie non sanno se sono morti/e, se sono imprigionati/e, o se stanno bene. In caso siano deceduti/e, rimangono in attesa di notizie, in attesa del corpo, per poter celebrare i riti funerari. Antropologicamente parlando, questi riti di passaggio permettono a quelli e quelle che restano nel mondo dei vivi di inquadrare l’evento turbolento che è il decesso di una persona cara. Le famiglie delle persone morte e disperse lungo i tragitti migratori rimangono invece in una sospensione dolorosa, senza alcuna notizia, senza la prova inconfutabile della morte, senza avere accesso ai corpi dei loro figli, padri, fratelli, più raramente delle loro sorelle e figlie.

Da oramai la metà degli anni novanta infatti, gli stati dello Spazio Schengen impongono il visto, una modalità di controllo a distanza delle persone che desiderano raggiungere il territorio europeo, concesso seguendo criteri socioeconomici che escludono dal sistema di mobilità legale la maggior parte delle popolazioni africane e asiatiche, quella marocchina compresa.

Oltre a questa polizia a distanza, nel 2003, il governo marocchino ha promulgato la legge n° 02/03, che regola l’uscita e l’entrata dal suo territorio dei cittadini marocchini e delle persone straniere in generale. Questa legge, simile a quelle promulgate dalla Tunisia nel 2004 e dall’Algeria nel 2008, condanna tutti gli individui coinvolti in un progetto migratorio considerato illegale a pagare una multa e a scontare delle pene di prigione 3.

Tuttavia, questo apparato legislativo non riesce ad impedire alle persone di partire, rende però i loro viaggi estremamente perigliosi e violenti. In questo panorama, Frontex, l’agenzia di difesa delle frontiere europee, monitora i flussi e controlla i passaggi, intercettando e constatando la presenza di barconi che cercano di raggiungere la riva nord, spesso senza agire.

In questa strategia di esternalizzazione e di militarizzazione delle frontiere, il Marocco gioca un ruolo centrale e tiene in pugno gli stati dell’Unione, e in particolare la Spagna, decidendo se trattenere o meno le persone che vogliono viaggiare nel suo territorio, usandole come metodo per fare pressione 4.

Come oramai è chiaro, il sistema di difesa dell’Europa Fortezza ha delle conseguenze estremamente costose in termini di vite umane: dal 1993, più di 50mila persone sono morte o disperse tentando di raggiungere il territorio dello Spazio Schengen o muovendosi all’interno di esso 5.

Purtroppo, non si conoscono le cifre precise delle stragi che il regime frontaliero compie ogni giorno in terra e in mare, né si conoscono quante persone sono effettivamente toccate dal fenomeno delle sparizioni e delle morti alle frontiere.

Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo Occidentale, percorsa da persone che dal Marocco o dall’Algeria tentano di raggiungere la Spagna, Caminando Fronteras, nel rapporto di dicembre 2022, denuncia che dal 2018 al 2022, almeno 11 286 persone hanno perso la vita (ultimo dato novembre 2022) 6. Il mare Mediterraneo è oramai un cimitero a cielo aperto, da cui recuperare i corpi e restituirli alle famiglie è complesso e soprattutto non prioritario per i governi dei paesi europei e africani.

Dare visibilità ai/alle morti/e e dispersi/e alle frontiere

PH: AMSV Maroc

In Marocco, davanti a questa indifferenza, davanti al regime razzista frontaliero europeo, le famiglie delle persone che hanno perso la vita e di cui si sono perse le tracce hanno cominciato a mobilitarsi. Il governo marocchino però non si è dimostrato collaborativo con le famiglie , non permettendo loro di manifestare per il diritto di ricevere informazioni e non collaborando alle ricerche delle persone disperse. Diversi tentativi di mobilitazione sono nati e poi messi a tacere nel corso degli anni. Per esempio, durante i disastrosi naufragi del 24 e 25 maggio 2016 7 nelle acque italiane, più di un centinaio di persone di nazionalità marocchina persero la vita, e alcune risultano ancora oggi disperse. Le autorità locali della zona da cui queste persone partivano, oltre a non aver mai concesso il permesso ai e alle parenti di dedicare una preghiera ai/alle deceduti/e e ai/alle dispersi/e 8, hanno poi intimato le famiglie di non continuare la loro battaglia per conoscere la verità, colludendo con le autorità nazionali, che infatti non sono intervenute. Questo è solo uno dei molteplici casi che potremmo evocare per dimostrare il disinteresse e la totale mancanza di volontà politica del governo marocchino di fare luce su queste stragi e determinarne le responsabilità.

PH: AMSV Maroc (Carovana, Saïdia, 18/02/2023)

Nonostante le difficoltà, negli ultimi anni, le famiglie sono riuscite ad organizzarsi in gruppi, in funzione della zona in cui abitano, creando una rete, sostenute dall’Associazione in aiuto ai migranti in situazione vulnerabile (AMSV) 9, nata nel 2017. Questa associazione accompagna le famiglie nelle pratiche di denuncia delle sparizioni e nelle ricerche dei corpi. Oltre al lavoro di accompagnamento amministrativo-legale, l’AMSV sostiene politicamente le famiglie: da quando è stata creata, ogni qualvolta esse decidano di scendere in piazza, i membri dell’associazione spargono la voce in diversi gruppi WA, chiamano i/le giornalisti/e, si occupano di recuperare megafoni e stampare striscioni per le manifestazioni.

L’AMSV fa anche un importante lavoro di sensibilizzazione riguardo alle questioni migratorie, con le famiglie, ma anche in altri contesti, come durante le formazioni organizzate per gli studenti e le studentesse universitari/e, e gli incontri rivolti alla società civile. L’AMSV aiuta dunque le famiglie ad interpretare politicamente le morti e le sparizioni prodotte dalla violenza politica della frontiera, proponendo alle famiglie una narrativa che accusa direttamente l’Unione Europea di perpetrare queste stragi.

PH: AMSV Maroc

In quest’ottica, il 24 febbraio 2023, un gruppo di famiglie si è ritrovato davanti alla Delegazione dell’Unione Europea per consegnare una lettera in cui l’AMSV chiede all’Unione Europea di “assolvere le loro obbligazioni internazionali in materia di diritti umani e di mettere completamente fine alle violazioni flagranti contro i migranti”, e di “rispondere alle richieste delle famiglie delle persone scomparse e decedute, semplificare e accelerare il processo di identificazione delle persone decedute, così come la richiesta delle famiglie di effettuare l’esame del DNA, e consentire alle famiglie di avere il diritto di movimento e di avere i visti per cercare i loro figli e parenti10. Più di settanta persone, per la maggior parte parenti delle vittime, erano presenti. Sono venute dalle zone di Rabat, Casablanca, Oujda, Beni Mellal; tutte per rivendicare il diritto di conoscere le sorti dei/delle loro cari/e. Verso la fine della mattinata, l’addetta alla Cooperazione Internazionale della delegazione dell’Unione Europea, la dott.ssa Anne Simone, è uscita e ha discusso con Hassane Ammari, presidente dell’AMSV, e Mohammed Dahak, anche lui membro dell’AMSV. Le sono state esposte le richieste delle famiglie: avere sostegno politico e logistico dalla parte dell’Unione Europea e del governo marocchino, soffermandosi in particolare sull’impossibilità per le persone coinvolte di spostarsi liberamente per cercare gli/le dispersi/e 11. Dopo la discussione con la dott.ssa Simone, Monsieur Ammari ha spiegato alle famiglie il contenuto dello scambio e i membri dell’AMSV hanno distribuito una guida scritta per aiutare le famiglie nelle procedure di denuncia e di ricerca.

Questa è solo una delle iniziative che l’AMSV ha organizzato negli ultimi mesi per dare visibilità alla questione delle morti e delle persone scomparse in mare. Infatti, precedentemente, il 4 ottobre 2022, le famiglie si sono ritrovate davanti alla sede secondaria del Ministero degli Affari Stranieri a Rabat per rivendicare verità e giustizia. Per la giornata dei migranti del 18 dicembre invece, l’AMSV ha organizzato un evento a Oujda per diffondere la guida di cui sopra, mentre il 18 febbraio, hanno organizzato una carovana che da Oujda è partita verso Saïdia, una città sulla costa mediterranea del Marocco, dalla quale partono molti viaggi (Figura 3). Questa carovana, organizzata in ricordo delle vittime della strage di Tarajal 12, è stata un’occasione per le famiglie non solo di rivendicare i diritti di muoversi liberamente e di conoscere le sorti dei/delle propri/e cari/e, ma anche di commemorare la loro assenza e di elaborarla collettivamente.

PH: AMSV Maroc

Concludendo, anche in Marocco la società civile e le famiglie dei/delle dispersi/e hanno cominciato a mobilitarsi, ad occupare le strade e le piazze pubbliche. Benché la situazione politica marocchina non lasci troppo margine di espressione e di manovra alle voci contestatarie, l’AMSV e i parenti delle vittime delle frontiere hanno trovato il loro spazio di parola e di azione, spazio che dev’essere costantemente difeso e protetto. Spesso infatti le autorità locali tentano di impedire lo svolgimento delle manifestazioni e delle commemorazioni. Ciononostante, la determinazione e la convinzione dei e delle attivisti/e dell’AMSV riescono quasi sempre ad ottenere le autorizzazioni necessarie allo svolgimento delle manifestazioni, a sottolineare la legalità delle loro attività politiche, che continueranno intense anche nei prossimi mesi, e ad intercettare quindi quell’attenzione che è spesso cinicamente distolta dalle autorità.

  1. Vivo tra Bruxelles, Milano e Schio. Sono dottoranda in antropologia all’Université Libre de Bruxelles. Mi occupo di sparizioni avvenute durante i tragitti migratori in Marocco, dopo aver fatto il lavoro di tesi magistrale sulla stessa questione in Tunisia
  2. In viaggio con le famiglie dei migranti dispersi e morti nel Mediterraneo. Alcune riflessioni sulle possibilità d’azione – Tunisia in red (2018)
  3. Cfr. La legge n° 02-03relativa all’entrata e al soggiorno degli stranieri nel Reame del Marocco, all’emigrazione e all’immigrazione irregolari”, in particolare vedere le disposizioni penali (capitolo sette)
  4. Rimandiamo a questo articolo di giugno 2022. Gli eventi di Melilla hanno messo in evidenza il ritrovato sodalizio in materia migratoria tra Spagna e Marocco
  5. La lista United parla di 48 647 persone morte e disperse alle frontiere. Questo dato riguarda il periodo 1993 – giugno 2022, possiamo però facilmente e tristemente affermare che le morti e le sparizioni sono più di quelle segnalate in questa lista, che non considera i naufragi degli ultimi 8 mesi (si veda per esempio la già citata strage avvenuta tra il 25 e il 26 febbraio 2023 a 150 metri dalle coste di Crotone). I dati sulle morti e le sparizioni alle frontiere non sono precisi: le varie agenzie, attori e attrici della società civile e delle università, costruiscono le statistiche su dati che purtroppo non sono esaustivi, in quanto non possiamo essere al corrente di tutti i viaggi, essendo questi intrapresi nell’informalità
  6. Victimes de la nécrofrontière 2018-2022. Pour la mémoire et la justice, il rapporto di Caminando Fronteras
  7. Migranti: strage senza fine, almeno 700 morti in tre naufragi, Ansa (30 maggio 2016)
  8. Nell’Islam, la salat al-gha’ib è una preghiera funebre dedicata ad un.a musulmano.a deceduto.a in un luogo dove non ci sono altri.e musulmani.e che possono pregare per lui.lei. Questa preghiera dev’essere recitata entro un mese dalla morte dell’individuo
  9. La pagina FB dell’associazione
  10. Questa lettera, scritta in arabo e tradotta in francese (traduzione in italiano dell’autrice), è stata inviata per mail alla delegazione nei giorni prima la manifestazione, e consegnata a mano all’addetta alla Cooperazione Internazionale, Anne Simone
  11. Leggi il post
  12. Il 6 febbraio 2014, più di 15 persone sono state uccise mentre tentavano di raggiungere a nuoto il territorio spagnolo di Ceuta