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Cutro, 9 marzo 2023
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Il tempo del dolore, il tempo del vento e quello del dissenso. Ma non del silenzio

A Crotone, sulla spiaggia del naufragio e a Cutro: il nostro racconto

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Crotone. Il tempo del dolore

Siamo al Palamilone, un palazzetto dello sport trasformato in una grande camera ardente che ospita le salme della strage di Cutro, il naufragio del 26 febbraio 2022.
Una ecatombe in cui sono morte 72 persone a pochi metri dalla costa, ma tante altre vittime non sono ancora state restituite dal mare.

Questo è il tempo del dolore.

Per questi corpi che ancora, a distanza di 10 giorni dalla strage, non sono ancora stati rimpatriati.
Per queste famiglie giunte qui da ogni parte d’Europa alla ricerca dei loro cari e che sono state abbandonate dalle istituzioni, sostenute solo da associazioni e attiviste.
Per quei corpi di donne, uomini, bambine e bambini che le istituzioni volevano trasferire a Bologna senza il consenso dei familiari e che solo la loro protesta ha impedito.
Per quelle madri, sorelle, padri per la maggior parte afghani e pakistani ormai stremati dalla burocrazia e dall’assenza di risposte.
Per chi sfida ogni giorno il regime di morte delle frontiere.
Per i superstiti costretti a vivere in condizioni indegne dopo il naufragio.

Per quelle bare piccole e bianche circondate da peluche.

Spiaggia di Steccato di Cutro. Il tempo del vento

Arriviamo al campo base per la ricerca dei corpi, forse 30, che ancora non sono emersi dal mare. Non è semplice trovarlo, si arriva percorrendo una strada di terra sconnessa e piena di buche, passando tra le case che d’estate ospitano i turisti locali e non.

I sommozzatori sono appena rientrati, fuori e dentro i tendoni montati sulla spiaggia ci sono le divisioni speciali dei vigili del fuoco, la protezione civile, la croce rossa. Sulla spiaggia di fronte e per centinaia di metri ancora a destra e a sinistra ci sono oggetti, fiori, croci fatte con il legno, scarpe, peluche, indumenti.

Questo è il tempo del vento. Più ci avviciniamo al mare e più il vento tira forte. Fa freddo.

Ma non è stato il vento o il mare a uccidere, non sono stati i cosiddetti scafisti, non è (solo) colpa della tratta di esseri umani, sono state le politiche dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri, del governo Meloni e di quelli che lo hanno preceduto.

Cutro, il Consiglio dei Ministri e il tempo del dissenso

Cutro poggia su un altopiano a 220 metri dal livello del mare. Circondato da grandi pale eoliche, quando arriviamo sembra una città fantasma. 9mila abitanti, ma è tutto chiuso, negozi, uffici, bar. Le tapparelle sono abbassate. Giriamo l’angolo verso Piazza Giò Leonardo di Bona e lo scenario cambia.

Polizia, digos, esercito, finanza, carabinieri e tanti giornalisti che iniziano a radunarsi davanti alla sede del Comune. Qui alle 15.45 si svolge il Consiglio dei Ministri. E’ un gesto simbolico ma concreto dice la Presidente Meloni.

Intanto la piazza si riempie di cartelli e striscioni su cui c’è scritto “Non nel nostro nome. Not in my name” e sotto “La Calabria ha un cuore grande, voi no!”. Questa passerella non può passare indisturbata ripetono dalla cassa amplificata le attiviste e gli attivisti cosentini. Il tempo passa, i ministri tardano ad arrivare, c’è agitazione tra le forze dell’ordine perché il convoglio di auto dei ministri deve passare in mezzo a questa piazza.

State più indietro”, ripetono. Vogliono relegare il presidio nell’angolo ma noi stiamo qui, spostateci con la forza, è una questione etica. “Assassini, vergogna” grida chi contesta la passerella mentre passano le auto blindate che vengono raggiunte dal lancio di peluche.

Questo è il tempo del dissenso,  in un luogo non certo semplice, ma semplicemente perché era giusto farlo. 

Mentre ce ne andiamo in macchina ascoltiamo la radio, c’è la conferenza stampa della Meloni. Accanto a lei Salvini e Piantedosi. Prendiamo appunti. 

Ci guardiamo increduli. Parole che grondano di ipocrisia e menzogne. Come le altre che rimbombano da settimane, come un mantra nel dibattito pubblico.
Usano una strage per un’ulteriore stretta sulle politiche migratorie, per precarizzare ancora di più la vita delle persone migranti e produrre nuova irregolarità, per sostenere nuovi accordi di cooperazione con dittature e milizie.

Non ci aspettavamo nulla di diverso, ma questa volta la Presidente risponde stizzita e impreparata alle domande dei giornalisti. Piantedosi alla fine, riferito al naufragio, dice “ahimè succede“. Sono senza vergogna.

E’ il tempo di organizzarci, costruire campagne che sappiamo essere efficaci, di unire le nostre forze verso obiettivi comuni.

Non è il tempo del silenzio, è quello della rabbia e del dolore che dobbiamo trasformare in azione e dissenso.

Cutro, 9 marzo 2023

Redazione

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