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Photo credit: Leone Palmeri

Questura di Roma. Dove ci si accampa per settimane prima di accedere alla procedura di richiesta di asilo

All'Ufficio Immigrazione di via Patini una situazione di inefficienza amministrativa che prosegue da troppo tempo

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Il 27 febbraio dopo una segnalazione da parte di un educatore di comunità e attivista politico di Europa Verde, ci siamo recati all’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma sull’angolo tra Via Teofilo Patini e Via Salviati, dato che da 25 giorni si era formato un accampamento di persone richiedenti asilo.

In un reportage del 14 febbraio per RomaToday, Veronica Altimari, aveva raccontato che le persone richiedenti asilo erano lì da giorni aspettando il loro turno, tentando ogni mattina di varcare la soglia dei cancelli della questura. Il 28 febbraio con un nuovo articolo, denuncia come l’inaccessibilità della questura ha creato un ambiente favorevole alla corruzione, con la possibilità di accesso alla procedura di asilo al prezzo di 800 euro.

Il 28 però, alle 6 del mattino gli animi delle persone in fila sembravano speranzosi. «Stanotte alle 22 sono venuti a parlare con noi» ci racconta una delle persone lì da svariati giorni; «hanno accettato la nostra lista, e ci hanno detto che faranno entrare prima il gruppo di donne e bambini» ci dice uno dei responsabili di organizzare il dialogo tra le persone accampate e la Questura.

Una decina tra agenti di polizia di stato, esercito e polizia municipale facevano da supporto alla situazione, rispondendo alle richieste delle persone in fila e riprendevano chi tentava di passare davanti agli altri. Tuttavia, non appena si è visto qualche movimento da dietro la recinzione e c’era il sentore che si potesse entrare, le persone hanno cominciato a correre verso i cancelli, e si è perso l’ordine della fila che si era faticosamente mantenuto.

Dopo qualche attimo di tensione – anche se con qualche difficoltà – la situazione si è ristabilita, le donne ed i bambini sono riuscite a tornare in cima alla fila, e gli agenti ai cancelli hanno cominciato ad accettare gruppi di una decina di persone alla volta, in maniera più o meno ordinata.

Verso le 9 i due terzi delle persone che si erano accampate in attesa erano entrate ed entro le 15 erano state ascoltate tutte. Ma la situazione non sembra risolta. Già in fine mattinata si sono accumulate un’altra ventina di persone in attesa di fare la loro domanda di asilo, e da parte della Questura, non sembra esserci un’intenzione di cambiare significativamente l’approccio per gestire la situazione.

«La prenotazione non si può fare, andrebbe contro la convenzione di Ginevra che definisce la procedura di richiesta di asilo» ci spiega addirittura un’agente della Questura. «Poi ci sono i tempi tecnici necessari per registrare le domande di asilo, già a farne venti di persone ci metti un pomeriggio».

La soluzione potrebbe essere di andare in Questure meno oberate, in città più piccole come Latina, ci suggeriscono gli agenti di Polizia. Ma le persone in fila, confrontate con queste informazioni ci rispondono che spesso non è possibile, essendo appena arrivate nel paese, non conoscendo la lingua o il territorio, e non avendo contatti o punti di appoggio in altri centri urbani vicino Roma.

La assoluta mancanza di mediatrici e mediatori culturali, inasprisce la difficoltà nel formulare la loro richiesta di asilo, dato che la maggior parte non parla italiano, essendo da pochissimo tempo nel Paese. Oltre a rendere lento e ridondante il lavoro degli agenti della questura che non hanno gli strumenti necessari per comunicare efficacemente con le persone richiedenti asilo.

Rimangono quindi molte domande su come verranno evitate situazioni simili nelle prossime settimane. Ci sarà la volontà politica di monitorare la situazione, inviando più agenti, mediatrici culturali e creando un sistema che possa definirsi funzionante?

Per ora pare che la pressione mediatica, e la pressione politica spinta anche da Nando Bonessio, il capogruppo capitolino di Europa Verde Ecologista, sembra aver suscitato qualche reazione da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma. Rimane solo da vedere se la Questura sarà in grado di trovare una nuova strategia in grado di evitare che si torni a doversi accampare per strada per fare una richiesta di asilo.

Leone Palmeri

Sono un antropologo basato in centro Italia, specializzato in diritti umani agricoltura e migrazione, con esperienze in organizzazioni internazionali, le nazioni unite e con organizzazioni non governative locali che lavorano sulle intersezioni tra migrazione ambientalismo ed agricoltura. Sono madrelingua inglese ed italiano, amo viaggiare, e nel mio tempo libero scrivo articoli sui contesti migratori che mi circondano.