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Strage di Crotone. Presidente Meloni, ha dormito stanotte?

Lettera alla Presidente del Consiglio sulla cronaca di una morte annunciata

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Di Pietro Giovanni Panico e Gianluca Palma.

Siamo arrivati a Crotone il 27 febbraio, giorno del lutto cittadino. Alle 11 il Sindaco ha invitato la popolazione a un minuto di silenzio per il naufragio più grave da Lampedusa 2013. La città si è completamente fermata: un silenzio irreale, di sincero dolore, di vera commozione, per una città che convive da sempre con la mescolanza di culture e tradizioni. Alle undici i negozi abbassano le serrande, il Comune si ferma, non si sentono macchine che passano e non si sente la gente parlare. Solo forti applausi, dalle scuole, fermatesi per rendere onore a bambini e ragazzi loro coetanei che magari di lì a poche settimane avrebbero potuto essere compagni di scuola. Crotone è sinceramente ferita dalla strage, non l’accetta, è nel DNA di questa città tendere la mano ai migranti che arrivano sulla propria costa. Non ricorda, di quando sempre da queste parti, a Torre Melissa la gente si è tuffata a mare per salvare un barchino in avaria?

I crotonesi non tanto non sembrano accettare, ma non comprendono proprio, il mancato salvataggio. D’altronde il Santo più amato a Crotone è una Madonna di carnagione nera, di origine orientale e siriana – bizantina. Viene festeggiata in pompa magna ogni anno, con una partecipazione davvero straordinaria di ogni singolo abitante. È la Madonna di Capocolonna.

Crede possibile che un popolo che adora una Madonna siriana voglia il mancato salvataggio di siriani che tentano l’approdo sulle nostre coste?

Presidente Meloni, Mare “forza 4”. Questa frase fa notizia da ieri. Proprio come uno dei giochi di quando eravamo bambini. Solo che la notte tra sabato e domenica non stava giocando nessuno. Men che meno i bimbi presi a schiaffi e pugni dalle onde a bordo della “Summer Love”, salpati 4 giorni prima da Smirne.

Mercoledì pomeriggio, mentre eravamo al PalaMilone, una donna afghana scortata dagli agenti si è accasciata, disperata, sulla bara di un suo familiare, coperta dal personale della Croce Rossa a protezione di quelle lacrime che nessuno potrà mai asciugarle. Ci siamo sentiti in dovere di arrivare a Crotone per porgere un mazzo di fiori e documentare quanto stava succedendo, ma appena entrati nel Palamilone non abbiamo pensato neanche un attimo di scattare una foto. Ed è una cosa che non c’è mai capitata, perché crediamo fermamente nel giornalismo e nel racconto scritto e visivo. Ieri no, perché c’era un’atmosfera così drammatica che abbiamo solo pensato di osservare, pregare per chi tra noi due crede, rivolgersi all’umanità.

Ma soprattutto chiedere perdono.

Le confesso un’altra cosa: mi chiamo Pietro e lavoro da dieci anni nel settore immigrazione, purtroppo sento quotidianamente storie drammatiche e pesanti. Nel mio lavoro è il pane quotidiano. Al di là se sono una persona sensibile oppure emotiva, sono sempre riuscito a tenere un distacco fondamentale in questo lavoro.

Ieri no. Per la prima volta. Ho avuto seri problemi di nausea e di stomaco per tutta la notte, ho prosciugato anche i succhi gastrici. Lei com’è stata a sapere di almeno 67 morti annegati che si potevano salvare?

Mercoledì siamo arrivati al PalaMilone la mattina. Abbiamo visto gente di ogni età con gli occhi lucidi. Signori anziani, che si asciugavano le lacrime dicendo che era come fossero morti i loro nipoti. Ragazzi, tanti tantissimi ragazzi, con fiori in mano per rendere onore ai loro coetanei dal corpo già sfigurato dal mare e dai primi famelici morsi dei pesci. Signore vestite di nero, con il fazzoletto in mano. C’è chi ha comprato le bare per i profughi naufragati, spiegando che li metterà accanto al compagno di una vita: “Faranno compagnia a mio marito”. Scolaresche, tanti studenti. È stato un qualcosa di solenne, di intimo. Persone che rendono omaggio con mazzi di fiori, dispiacere nei biglietti dei bambini crotonesi, la richiesta di perdono dalle madri cutresi. E quando passa il Presidente della Repubblica, Mattarella, un coro forte e netto si alza dalla folla assiepata: “Giustizia”.

Presidente Meloni, davvero pensa che queste bare siano di persone incoscienti come dichiarato dal suo Ministro Piantedosi? Sa, vero, che rimanere ad Aleppo sotto le bombe o nelle carcere di Tripoli equivale a morte sicura invece con la traversata del Mediterraneo si giocano un 5% di speranze?

Fino a ieri sera erano 64 le bare – ma i cadaveri restituiti dal mare al momento sono 69, quindi se ne aspettano purtroppo altre – posizionate dentro al Palazzetto dello Sport, allestito a mo’ di obitorio d’urgenza e camera ardente dal Comune di Crotone. Nella fila centrale si contano 5 feretri più piccoli di colore bianco con appoggiati addosso pupazzetti e foglietti colorati. Sono quelle dei bambini tra i 5 e i 9 anni, piccole vite naufragate che speravano di raggiungere i loro familiari nei Paesi del nord Europa. Invece, chi poteva salvarli, ha deciso sì di giocare con le loro vite. Perché, come ha dichiarato ieri mattina, davanti a quella camera ardente, il Comandante Vittorio Aloi, della Capitaneria di Porto di Crotone appunto: «Il mare era forza 4, ma anche se fosse stato forza 6 o 7 le motovedette della Guardia Costiera sarebbero riuscite a raggiungere quella imbarcazione individuata a 40 miglia dalle coste di Cutro». Invece, una volta ricevuto il segnale, alle ore 4.30, a naufragio già avvenuto, “pare” (usiamo il beneficio del dubbio in attesa che sia fatta chiarezza) che non sia stato dato alcun ordine di salvataggio. Forse perché “i piani operativi” e gli accordi ministeriali – citati dallo stesso comandante ai cronisti lì assiepati – non prevedono di salvare 200 “irresponsabili non ben educati ai rischi della vita“, come dichiarato dal ministro dell’Interno, che si sono messi in più di 200 su una “carretta“, così come l’ha definita Lei.

Presidente, ma se era possibile attuare il salvataggio perché non è stato effettuato? Sappiamo della normativa recente sbandierata dal suo Governo, ma non pensa che è davvero contro ogni legge far incorrere in procedimenti penali i comandanti delle imbarcazioni umanitarie che attuano salvataggi e i fermi amministrativi delle navi stesse?

Davanti al vuoto lampante lasciato dallo Stato, appena sono partiti i soccorsi a terra, alcune realtà del territorio tra cui Associazione Sabir, parte del Forum del Terzo Settore, si sono attivate subito facendo l’impossibile per dare accoglienza a queste persone. Anche ai familiari delle vittime arrivati dal nord Europa, Germania e Olanda. Ieri sera davanti ai cancelli del Palazzetto, abbiamo incontrato nuovamente quella donna afghana, affranta e distrutta, arrivata lunedì in macchina dall’Olanda in compagnia della figlia e di un altro parente. Chiedevano aiuto per un posto dove passare la notte. Martedì erano stati ospitati dalla Croce Rossa, ieri sera, invece è stato offerto loro un b&b da un’altra organizzazione crotonese. La ragazza ha preso il telefono e ci ha mostrato la foto della zia morta insieme al marito e al figlio maschio. Indicava col dito e diceva in inglese “found, found, found“, perché i corpi di loro 3 sono stati ritrovati. Nella foto, un dolce quadretto di famiglia, c’era anche la cuginetta, lei ancora non riemersa dalle ricerche lungo la costa. Le salme della maggior parte dei naufraghi saranno rimpatriate nei Paesi di origine o restituite ai familiari residenti altrove, solo grazie allo sforzo, logistico ed economico, delle associazioni sopra menzionate. Perché evidentemente anche questo non è compito dello Stato, no.

Almeno due italiani su tre hanno un parente che è partito per cercare fortuna altrove. Per la Germania, per il Belgio, per l’America costipati in navi topaie. Abbiamo sofferto il razzismo più becero. Pensa davvero che sia giusto fare a loro quello che hanno fatto (e continuano a fare) a noi?

Presidente Meloni, che da leader dell’opposizione di destra rivendicava il suo essere “donna, mamma e cristiana”, ci dica allora cosa prova da donna e da madre a vedere altre madri sui cadaveri dei figli in un palazzetto dello sport adibito al gioco e divenuto obitorio?

E come prova da cristiana? Se ricorda Gesù Cristo stava in mezzo alle puttane, ai lebbrosi, in mezzo ai morti di fame e ai dannati della terra. Non gli piacevano i bigotti. Neanche i farisei: una volta li cacciò con una frusta di cordicelle e gli rovesciò tutte le panche all’aria. Lei si sgola nel dire che la nostra società è fondata sulla sua dottrina. E allora perché vengono emanate normative che respingono persone deboli come quelle che Gesù Cristo tutelava?

Era pure senza fissa dimora, di famiglia assai povera. Non stava in una casa con saune e terme, tipico di allora. Si spostava all’interno della Palestina, tanto che la madre partorì in mezzo a un bue e ad un asino in una grotta. Un po’ come l’extracomunitaria che, nel centro del Mediterraneo, partorisce su un gommone.

Questo Gesù era, inoltre, straniero. E sì, era di pelle scura. Come il siriano o il pakistano morto affogato nella strage di Cutro. Ed era perseguitato da un tale Erode che emanò un apposito decreto, parlando coi termini odierni.

Ecco, il signorotto in questione stava dalla parte dei più deboli, degli emarginati, dei disadattati, dei poveracci, dei malati, degli stranieri.

Un’ultima domanda.

Presidente Meloni, ha dormito stanotte?

Abbiamo paura nel sentire la sua risposta. Sì.

Pietro Giovanni Panico

Consulente legale specializzato in protezione internazionale ed expert prevenzione sfruttamento lavorativo. Freelance con inchieste sui MSNA, rotte migratorie, accordi illegittimi tra Paesi europei ed extra UE e traffici di armi.
Nel 2022 ho vinto il "Premio giornalistico nazionale Marco Toresini" con l'inchiesta "La guerra dei portuali genovesi contro le armi saudite".