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Centri detentivi per migranti: 20 anni di uso di psicofarmaci

La campagna LasciateCIEntrare: «Chiudere subito tutti i CPR!»

Ph: Campagna LasciateCIEntrare

In questi giorni è uscita l’inchiesta di AltraEconomia sull’utilizzo di psicofarmaci nei CPR di Milano e Roma, inchiesta che ringraziamo perché ancora una volta mette i riflettori sulla questione, questa volta con dati. Si parla e si denuncia l’uso di psicofarmaci da 20 anni, la prima volta venne presentata con il libro bianco del CPT di Serraino Vulpitta curato da Valeria Bartolino e Sergio Serraino presentato dal Coordinamento per la Pace il 23 Novembre 2002 1. “Un infermiere gli porta un bicchiere con dei tranquillanti: questo è ciò che al Vulpitta tutti chiamano “la terapia”. Chiediamo all’infermiere perché gli vengano somministrati questi farmaci; ci risponde che sono i trattenuti stessi a chiederli. Ma Mohamed in lacrime ci assicura di non avere mai preso tranquillanti prima di allora”.

I CPR allora si chiamavano CPT, centri di permanenza temporanei ed il Serraino Vulpitta in provincia di Trapani fu il primo ad essere istituito a seguito della Legge Turco Napolitano (Legge 40/1998), dunque con una norma di legge di un governo di centro-sinistra. Nella notte fra il 28 e il 29 dicembre del 1999, dopo l’ennesimo tentativo di fuga, uno degli immigrati appiccò il fuoco ad alcuni materassi in una camerata. Nel rogo morirono bruciati vivi tre giovani tunisini, altri tre moriranno in ospedale a causa delle ustioni riportate: Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti e Nasim. Venne presentato un esposto da cui scaturì un’indagine che portò al sequestro del centro da parte dell’autorità giudiziaria. Il centro venne poi dissequestrato e riaprì ufficialmente il 15 novembre 2000.

Le storie sono sempre terribilmente uguali nel tempo e parlano di mancanza di assistenza, di persone che non ricevono cure adeguate, di tentati suicidi, di persone sbarcate da diversi mesi che non hanno ancora presentato domanda di protezione internazionale, di donne vittime di tratta rinchiuse in condizioni indecenti, tra acqua fredda e cibo scadente; nel libro bianco vengono narrate le storie di ognuno dei reclusi. Il libro bianco venne poi aggiornato nel 2003 2 (fu dedicato a Dino Frisullo), dove ancora si fa riferimento alle “terapie di tranquillanti”: “Ragazzi giovanissimi, come Kaled per esempio, che la prima volta che li vedi sono allegri, sempre un po’ spacconi, ti dicono che loro al paese non ci tornano, magari sposano un’italiana per avere il permesso di soggiorno, poi li rivedi la volta dopo e ti accorgi di quanto la paura e la “terapia” li abbiano già segnati profondamente e per sempre“.

Con la legge n. 92 del 23 maggio del 2008 i CPT cambiano nome in CIE, centri di identificazione ed espulsione.

Continuano negli anni la raccolta di racconti e segnalazioni sull’uso di psicofarmaci nei CIE di Ponte Galeria da parte di Medu all’interno del rapporto Arcipelago CIE, nel 2013, dove si evidenziava la mancanza di dati ufficiali del fenomeno. Nel febbraio del 2015 su Left esce un’inchiesta sull’uso di psicofarmaci, nel CIE di Ponte Galeria, di Veronica Di Benedetto Montaccini e Giacomo Zandonini 3. Nell’inchiesta viene analizzata anche l’anomala gestione della salute psichica all’interno del centro, con somministrazione di psicofarmaci a scopo contenitivo più che curativo, come viene riportato ad attivisti della campagna LasciateCIEntrare in visita di monitoraggio il 27 gennaio 2015 a Ponte Galeria, con parlamentari e giornalisti. “I farmaci maggiormente utilizzati sono: antidepressivi, ansiolitici, stabilizzanti dell’umore ed antipsicotici e la metà degli ospiti assume psicofarmaci senza una diagnosi esatta”.

La frase riportata a Ponte Galeria è di uso frequente da parte di gestori ed operatori, come viene riportato dagli attivisti della Campagna LasciateCIEntrare anche in altri CIE, come a Bari, Brindisi, palazzo San Gervasio, Gradisca d’Isonzo e Torino, segnalazione riportate negli anni in report ed articoli4. Sulle conseguenze dell’uso di psicofarmaci dentro e fuori non vi sono dati.

Negli anni successivi attivisti di vari gruppi di monitoraggio hanno più volte segnalato l’uso anomalo di psicofarmaci, soprattutto per sedare proteste e mai ad esempio, gli attivisti della campagna, nonostante le richieste di accesso agli atti nei diversi CPR a riguardo, hanno ricevuto risposte su questi dati. I CIE vengono rinominati CPR e si decide che debba essercene uno per Regione, con il Decreto Minniti Orlando, D.L n.13 17 febbraio 2017, convertito nella Legge n. 46 il 13 Aprile 2017, questo dopo anni di lotte per la loro chiusura e la dimostrazione che sono strumenti di repressione e confinamento inaccettabili in uno stato di diritto. Storie sull’uso di psicofarmaci sono riportati anche nel rapporto della Campagna LasciateCIEntrare “Dietro Le Mura”.

Sulla leggerezza con cui vengono fatte diagnosi in questi luoghi, è emblematica la storia di Wissem Ben Abdel Latif 5, che riceve nel CPR di Ponte Galeria diagnosi di sindrome schizoaffettiva che sarà il timbro sulla sua morte. Trasferito al Grassi e tenuto in contenzione, quindi al reparto psichiatrico del San Camillo, verrà tenuto legato in contenzione per quasi 100 ore, morendo per “arresto cardiaco”, di fatto perché gli vennero somministrati un eccesso di farmaci sedativi e perché nessuno si preoccupò in quel reparto di fare un elettrocardiogramma ed accorgersi dell’enorme aumento di CPK nel sangue che avrebbe richiesto adeguato monitoraggio. Una contenzione che non venne tracciata nelle cartelle cliniche, per una persona che non incontrerà mai un mediatore culturale, ma sarà trattato dall’inizio alla fine come una cosa in cui iniettare farmaci sedativi. Un abominio che distrugge la parola cura e che ha avuto inizio fin dal suo arrivo in Italia il 2 Ottobre del 2021, continuando con vestito detentivo su una nave quarantena e poi nel CPR di Ponte Galeria. Un giovane di 26 anni che doveva essere liberato, come disposto dal Giudice di pace di Siracusa il 24 Novembre e che invece morì il 28 novembre, un morto di Stato.

Le inchieste, le denunce le segnalazioni in 20 anni non si sono mai fermate, il silenzio istituzionale ed, anzi, il continuo dare carburante e fondi a questi lager moderni, con la decisione di ulteriore ampliamento con l’ultimo Decreto “Cutro” del Governo di destra attuale, mostra quanto questo abominio continui ad essere uno strumento di Stato per reprimere e zittire le persone che arrivano nel nostro paese che in un CPR possono venir sedate e morire per decisione di uno Stato che da destra a sinistra non ha fatto che reiterare nel tempo pratiche illegittime, lesive dei diritti della persona, in piena e feroce consapevolezza.

La conferma dell’ampio utilizzo della sedazione chimica dei reclusi non è che una (ulteriore) conferma della reale natura e dello scopo occulto dei CPR: dei luoghi opachi, separati e nascosti alla società, nei quali non solo segregare i migranti, ma nei quali costruire, nella consapevolezza della impossibilità pratica (nella gran parte dei casi) di una loro espulsione fisica dal Paese, di una loro marginalizzazione sociale; luoghi nei quali “costruire” il modello del migrante asociale, incapace di integrarsi, alieno. Un luogo nel quale “costruire” la narrazione e l’immaginario intorno al migrante. E con questo disegno l’abuso di psicofarmaci è del tutto coerente: sedare oggi, per rendere “docile” durante la detenzione; ma sedare oggi anche per rendere escluso domani, quando non sarà più possibile detenere…

Le politiche di morte e repressione continuano senza alcun ripensamento, una macchina “perfetta” contro la quale continueremo a batterci.

Chiudere tutti i CPR!

  1. https://www.ildialogo.org/osservatori/storiedaunlager26122002.html
  2. meltingpot.org/2004/02/trapani-libro-bianco-aggiornato-sul-cpt-serraino-vulpitta/
  3. antoniocasella.eu/nume/gabbie_drogate_21feb15.pdf
  4. Si veda: lasciatecientrare.it/; meltingpot.org/2013/08/gradisca-go-visita-al-cie-detenuti-tra-psicofarmaci-cicatrici-e-divieto-di-comunicazione-ecco-perche-vanno-chiusi/ ; cittadinanzattiva.it/multimedia/import/files/primo_piano/giustizia/LasciateCIEntrare-rapporto.pdf
  5. laltratunisia.it/un-comitato-verita-e-giustizia-per-wissem-ben-abdel-latif/

Campagna LasciateCIEntrare

La campagna LasciateCIEntrare è nata nel 2011 per contrastare una circolare del Ministero dell’Interno che vietava l’accesso agli organi di stampa nei CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) e nei C.A.R.A. (Centri di accoglienza per richiedenti asilo): appellandosi al diritto/dovere di esercitare l’art. 21 della Costituzione, ovvero la libertà di stampa, LasciateCIEntrare ha ottenuto l’abrogazione della circolare e oggi si batte contro la detenzione amministrativa dei migranti continua »