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El Salvador – Riconosciuta la protezione sussidiaria per violenza indiscriminata in presenza di conflitto armato interno

Tribunale di Brescia, decreto dell'8 marzo 2023

Photo by Viktor Hanacek

Il Tribunale di Brescia ha riconosciuto ad un/una cittadino/a salvadoregno/a la protezione sussidiaria ex art. 14 lett. c) D.Lgs. n. 251/2007, riferita ad un rischio generalizzato per l’incolumità derivante da “violenza indiscriminata” in presenza di “conflitto armato interno”.

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Il Collegio ha dapprima precisato che per “conflitto armato interno” deve intendersi lo scontro tra le forze governative di uno Stato con uno o più gruppi armati o tra più gruppi armati tra loro. Tra gli attori armati ben possono comprendersi, oltre alle forze di sicurezza statali (polizia ed esercito), anche bande criminali e strutture del traffico della droga.

Quanto alla “violenza indiscriminata” “trattasi di nozione che non può interpretarsi restrittivamente, bensì sulla scorta di valutazioni che tengano conto delle esigenze di protezione di una specifica popolazione civile in un determinato Paese e del livello di violenza ivi presente. Il termine “indiscriminata” implica la possibilità che la violenza ad origine della minaccia si estenda a taluni individui a prescindere dalla loro situazione personale, per la loro sola presenza sul territorio.

In tal senso “depone l’orientamento della Suprema Corte con riferimento alla presenza nel Paese di origine di una situazione di delinquenza radicata di alta intensità, incidente in maniera diretta sulla vita dei cittadini”. Un siffatto contesto costituisce violenza indiscriminata, tale da comportare una minaccia grave ed individuale alla persona di un civile, a prescindere dalle sue condizioni personali (v. Cass. Civ. sez. lav., ordinanza n. 11176 del 28/04/2021)”.

Ciò posto, i giudici hanno analizzato attraverso le fonti disponibili la situazione vigente in El Salvador, Stato maggiormente colpito dalla violenza delle pandillas (bande di strada), con la più alta concentrazione di membri di bande di qualsiasi altra nazione del Centro America. Le suddette fonti dimostrano che in El Salvador le “bande criminali sono penetrate e si sono consolidate all’interno del Paese e che le loro azioni violente e condotte delinquenziali, oltre a essersi saldamente diffuse in tutto il territorio, sono realizzate con elevata frequenza. Pertanto, pare evidente la sussistenza di una situazione di “delinquenza radicata”, che ha condotto ad una intensificazione della criminalità e dell’uso/abuso di forza, caratterizzante non solo il conflitto tra bande criminali ma anche tra queste ultime e lo Stato salvadoregno. Dalle ricerche effettuate emerge altresì che qualsiasi cittadino di El Salvador è una potenziale vittima di tali conflitti interni. In particolare, le persone rischiano quotidianamente la propria incolumità indipendentemente dalla propria appartenenza a un qualsiasi gruppo sociale. Infatti, a rischiare la vita non sono solo i membri delle bande o chi con esse deve rapportarsi (membri delle forze dell’ordine; commercianti) ma anche le persone comuni…”.

Ulteriore aspetto scrutinato concerne la “capacità delle autorità governative di sradicare detto fenomeno di criminalità e di proteggere la popolazione”. Orbene, le fonti consultate evidenziano che “le politiche attuate dal governo non sono idonee a contrastare tale fenomeno. Nello specifico, sin dal 2000 si è assistito a diversi tentativi di contrasto del crescente dominio territoriale e dell’escalation di violenze attraverso una serie di fallimentari politiche basate su misure repressive di sicurezza”.

Alla luce di quanto sopra esposto, sussistono pertanto i presupposti di cui all’art. 14 lett. c) D.Lgs. n. 251/2007.

Si ringrazia l’Avv. Lorenzo Chidini per la segnalazione e il commento.


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