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I diritti dei richiedenti asilo in Grecia

Due report fanno il punto sulla situazione dei centri pre-rimpatrio

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Lo scorso febbraio Mobile Info Team (MIT) e Border Criminologies 1 e la rete di Border Violence Monitoring (BVMN) 2 hanno pubblicato due report che documentano lo stato dei centri di detenzione pre-rimpatrio nella Grecia continentale (PRDCs). In particolare, i centri presi in considerazione sono Amygdaleza, Corinto, Fylakio, Paranesti-Drama, Tavros e Xanthi.

Ognuno dei due report si basa su circa 50 testimonianze di persone che hanno passato un periodo in detenzione dal 2020 in avanti. Da entrambi i rapporti emerge che l’uso della detenzione amministrativa delle persone extracomunitarie, che la Direttiva 2013/33/UE (Direttiva Accoglienza) ammette come misura eccezionale o in extrema ratio, in Grecia è applicata sistematicamente per le persone extracomunitarie non in possesso di documenti. Infatti, da Maggio 2020, la Legge 3097/2011, che traspone la Direttiva 2008/115/CE (Direttiva Rimpatri), è stata emendata, allargando l’applicazione della detenzione a tutti i casi di persone in attesa di rimpatrio, “ammenoché non vi siano condizioni per l’applicazione di misure meno coercitive3. Ciò comporta che, in contrasto con quanto previsto dalle direttive UE, in Grecia, misure alternative non sono prese in considerazione. Inoltre, l’International Protection Act del 2019 (legge 4636/2019), in seguito agli emendamenti di maggio 2020, permette la detenzione di persone che sono nell’iter d’asilo, normalizzando ulteriormente la pratica della detenzione.

Mentre il report di BVMN si focalizza particolarmente sull’uso della violenza, trattamenti inumani e degradanti all’interno dei centri, il rapporto di MIT e BC indaga la possibilità di accesso alle procedure d’asilo per le persone detenute, l’accesso a informazione e assistenza legale, mediazione, accesso all’assistenza medica e le condizioni igieniche.

Dal report di BVMN emerge che all’interno dei centri, le autorità usano costantemente la violenza nei confronti dei detenuti. Il 65% dei testimoni riporta infatti di essere stato vittima o testimone dell’uso di violenza, e il 15% usa il termine “tortura” per descrivere i trattamenti subiti. Le forme di violenza più riportate sono il pestaggio, spesso perpetrato all’interno di “dark rooms”, con pugni, schiaffi e manganelli, teaser elettrici e insulti razzisti. La violenza è descritta dai testimoni come “punitiva”, in risposta a comportamenti come lamentele, liti, o anche solo “fare troppo rumore”. Inoltre, come conseguenza degli abusi e l’assenza di cure mediche, il 45% dei testimoni riporta condizioni psicologiche critiche, con tendenze all’autolesionismo e pensieri suicidi.

Il report di Mobile Info Team e Border Criminologies evidenzia che il periodo di detenzione va dai pochi giorni agli oltre 18 mesi, con una media di circa 5 mesi. Inoltre, vi è una grande percentuale di persone che viene messa in detenzione e rilasciata ripetutamente, poiché, i rimpatri avvengono raramente. Secondo l’Eurostat, tra il 2018 e il 2021, solo lo 0,18% dei cittadini Marocchini, lo 0,28% degli Algerini e lo 0,26% degli Iraniani sono stati rimpatriati. Circa l’80% dei testimoni ha dichiarato di aver fatto domanda per la protezione internazionale, ed essere ancora nell’iter d’asilo, o aver ricevuto due dinieghi ma non avere disponibilità economica per fare la reiterata (che in Grecia ha un costo di 100 euro). Il 61% dei testimoni ha riportato condizioni igieniche molto scarse, e infestazioni di muffe, insetti o roditori all’interno dei centri. Inoltre emergono altre importanti problematiche, come lo scarso accesso all’informazione, come dichiarato dal 70% dei testimoni, mentre il 40% ha dichiarato di non sapere nemmeno le ragioni dell’arresto e il 33% di essere stati obbligati a firmare dei documenti in una lingua che non capivano. Altre problematiche emerse sono, le difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria (riportate dall’80% dei testimoni) e la salute psicofisica dei detenuti (riportata dal 43%).

In conclusione, il quadro complessivo è di un sistema detentivo non in linea con gli standard internazionali ed europei, con una consistente divergenza tra le direttive UE e le leggi Greche. All’interno dei centri sono diffuse pratiche violente e intimidatorie da parte delle autorità, che incidono sulla salute psicofisica dei detenuti, aggravata dalla quasi totale assenza di assistenza medica e le condizioni igienico-sanitarie pessime.
Le più rilevanti raccomandazioni da parte delle organizzazioni sono:

Al governo greco:

  1. Che venga stabilito un meccanismo di monitoraggio indipendente, per investigare le presunte violazioni dei diritti umani
  2. Assicurare che la detenzione amministrativa sia impiegata come misura di extrema ratio, e non in maniera sistematica
  3. Assicurare l’accesso regolare alle cure mediche e all’informazione legale

Alla Commissione Europea:

  1. Di interrompere i finanziamenti al Governo greci fino a che una commissione stabilisca che le pratiche di detenzione sono in linea con la Carta Europea dei Diritti Fondamentali
  2. Di aprire una procedura di infrazione contro il governo greco per l’incorretta trasposizione nel diritto interno della Direttiva Rimpatri
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  1. “Prison for papers”: Last resort measures used as standard procedure
  2. Dark Rooms, Degrading Treatment and Denial: The Use of Violence in Greece’s Pre-Removal Detention Centres
  3. Angeli, D., & Anangnostou, D. (2022). A shortfall of rights and justice: judicial review of immigration detention in Greece. European Journal of Legal Studies, 14(SI), 97–131, p. 105

Francesca Reppucci

Laureata nel corso di studi magistrale di Human Rights and Multi-level governance presso l’università di Padova, attualmente lavoro come operatrice sociale in un progetto di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo.