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Il Naga racconta come è ostacolato il diritto di asilo a Milano

Il report "Cronache da via Cagni": dalla mancanza di accesso alla procedura di asilo alla decisione di istituire un nuovo sistema di prenotazione

Foto della conferenza stampa dell'associazione Naga

Dal 20 ottobre 2021 le domande di protezione internazionale per il territorio di Milano devono essere formalizzate presso la Caserma Annarumma in via Cagni n. 15. Già dall’autunno del 2021, l’associazione Naga di Milano ha iniziato a ricevere presso il Centro Naga Har richiedenti asilo che raccontavano di gravi difficoltà di accesso: una selezione giornaliera, di circa 30 persone, a fronte di un numero crescente di richiedenti asilo che si presentavano davanti agli uffici della Questura, con centinaia di persone che passavano le notti nel parco antistante per garantirsi l’ingresso. A metà dicembre 2022 le modalità sono cambiate nuovamente e l’accesso per presentare la domanda d’asilo è stato consentito a cadenza settimanale (il lunedì mattina con una preselezione effettuata nel corso della notte tra domenica e lunedì, tra le ore 23 e le ore 2), con ingresso di circa 120 persone che ricevevano poi appuntamenti nel corso di quella settimana. A partire da marzo c’è stato un nuovo cambiamento: l’accesso per presentare la domanda d’asilo è stato consentito ogni due settimane, di martedì mattina. L’ultima novità è che a partire dal 5 aprile la richiesta d’asilo a Milano non potrà essere più presentata recandosi direttamente in Questura, ma l’accesso dovrà essere prenotato attraverso la piattaforma, già usata per altre tipologie di appuntamento con la Questura di Milano, chiamata Prenotafacile.

Questa è la ricostruzione fatta ieri in conferenza stampa dall’associazione che da mesi monitora la situazione e presentato un report dettagliato intitolato “Cronache da via Cagni“, frutto anche di una presenza dal 31 gennaio all’esterno dell’ufficio distaccato della Questura.

«Nel corso del monitoraggio – hanno raccontato i volontari e le volontarie – abbiamo assistito diverse persone che sono rimaste ferite o hanno avuto malori nel tentativo di accedere agli uffici delle Questura o di mantenere il proprio posto in coda. Sono stati usati lacrimogeni e manganelli. Più di una volta si è reso necessario l’intervento di ambulanze e soccorritori».

La loro presenza ha anche permesso di raccogliere in loco le manifestazioni della volontà di chiedere asilo delle persone intenzionate a presentarla, che sono poi state inviate via PEC alla Questura di Milano: «Ciò costituisce una prova giuridicamente rilevante dell’intenzione di presentare domanda di protezione internazionale».

«Grazie alle avvocate e agli avvocati che collaborano col Naga, l’attività di monitoraggio ha inoltre permesso di depositare 17 ricorsi ex art. 700 c.p.c. presso il Tribunale di Milano attraverso i quali è stato richiesto con urgenza l’accertamento della lesione di un diritto soggettivo, visto che non sono stati rispettati i tempi previsti dalle norme italiane, che sono di 3 giorni 1. Sono stati proposti anche 2 ricorsi al TAR avverso il silenzio inadempimento della Pubblica amministrazione e altri ricorsi ex 700 c.p.c. sono in elaborazione. Per uno di questi ricorsi, che si è già concluso, con ordinanza del 28 marzo il Tribunale di Milano ha riconosciuto il dovere della Questura di Milano di ricevere e formalizzare la domanda di protezione internazionale secondo i tempi previsti dalla normativa e di non richiedere la prova della sussistenza di elementi non necessari o ulteriori adempimenti non previsti», hanno poi spiegato.

«Il nostro monitoraggio continuerà ancora sia sul territorio che sul funzionamento della nuova procedura per capire se sarà possibile la tempestiva registrazione della manifestazione della volontà di richiedere protezione internazionale. Da una verifica svolta questa mattina emerge che è stata introdotta la possibilità di prenotare online», hanno affermato i volontari e le volontarie.

La presidente del Naga Anna Radice ha sottolineato che in questi mesi si è assistito ad una sistematica violazione del diritto umano fondamentale a chiedere asilo, a pratiche violente e discriminatorie nei confronti delle persone in cerca di protezione. «Ci auguriamo – ha dichiarato – che l’introduzione del sistema online interrompa definitivamente una situazione scandalosa e di cui la Questura e la città di Milano tutta dovrebbero vergognarsi. Proviamo ad immaginare una situazione del genere davanti ad un altro ufficio pubblico, sarebbe impensabile. In ogni caso crediamo che la prenotazione online non possa essere l’unica modalità concessa per presentare domanda d’asilo, perché presuppone la possibilità di un collegamento internet o dell’assistenza di associazioni (obbligatoria, come spiegato anche dalla Questura, nel caso in cui la persona sia sprovvista di documenti identificativi, come spessissimo accade ai richiedenti asilo) in netto contrasto con quanto previsto dalla normativa (D.lgs 25/2008) che prevede la tempestiva ricezione della manifestazione della volontà di richiedere protezione internazionale».

La conferenza stampa si è infine conclusa con una serie di richieste del Naga: per prima cosa occorre velocizzare le procedure per la formalizzazione delle domande di protezione internazionale, che devono rispettare i termini di legge, e renderle accessibili anche a chi a causa di barriere socio-economiche, linguistiche e culturali non ha dimestichezza con i complicati strumenti digitali proposti dalla Pubblica Amministrazione italiana; occorre poi riconoscere e tutelare i diritti di chi chiede asilo fin dal momento della manifestazione di volontà di richiedere la protezione internazionale, come chiaramente previsto dalla legge.

L’associazione chiede inoltre di ripristinare l’istituto della protezione speciale nella sua ampiezza iniziale, di chiudere subito tutti i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) e abrogare il reato di clandestinità, l’unico che prevede una pena non per un’azione commessa ma per una condizione acquisita involontariamente.

«Queste – hanno dichiarato dalla sede di Via Zamenhof – rimangono comunque solo le prime misure urgenti e non differibili da adottare. Una politica di gestione delle migrazioni realistica e lungimirante richiede tuttavia interventi ben più ampi, tra cui: ripristino del sistema dei visti, reso sempre più restrittivo e razzista a partire dagli anni ’90; l’introduzione del visto e del permesso di soggiorno per ricerca lavoro; l’introduzione di meccanismi di regolarizzazione permanenti, non limitati a sanatorie occasionali e spesso fallimentari, e totalmente sganciati dagli odierni “decreti flussi”, con possibilità da parte del datore di lavoro di assumere e quindi di far ottenere al cittadino straniero un permesso di soggiorno per lavoro in totale autonomia, in qualsiasi periodo dell’anno, non assoggettato a vincoli di sorta. Infine, lo spostamento della competenza sulle pratiche di rilascio dei permessi di soggiorno dalle Questure alle amministrazioni comunali, dopo averle ovviamente dotate di risorse adeguate».

«Purtroppo la gestione dell’immigrazione continua ad essere condotta in modo emergenziale e non strutturato. È indispensabile un cambiamento di atteggiamento nei confronti del fenomeno migratorio, che va affrontato come un fenomeno della storia, abbandonando le pratiche razziste, coloniali, discriminatorie: solo questo potrà modificare le cose, e per questo continueremo a batterci» ha concluso Anna Radice.

  1. I giorni sono prorogabili fino a un massimo di 13, eccezione rispetto alla più restrittiva normativa europea