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Medu: «A Rosarno le arance sono sempre amare»

Il report al termine di un’altra stagione agrumicola caratterizzata dallo sfruttamento di sempre

Ph: MEDU

Il team della clinica mobile di Medici per i Diritti Umani (MEDU) è tornato ad operare in Calabria nella Piana di Gioia Tauro durante la stagione di raccolta agrumicola, nell’ambito del progetto “Campagne aperte: laboratorio di pratiche territoriali per promuovere dignità di vita e di lavoro”, che coinvolge un’ampia rete di organizzazioni locali.

E’ il nono anno consecutivo che l’organizzazione opera in quest’area attraverso l’assistenza sanitaria e l’orientamento socio-legale ai lavoratori agricoli che vivono presso la tendopoli di San Ferdinando, il campo container di Rosarno, l’insediamento di Contrada Russo nel comune di Taurianova e i casolari abbandonati nella frazione di Drosi, Comune di Rizziconi.

Nei mesi di febbraio e marzo, il team, costituito da una coordinatrice, un medico, due mediatori linguistico-culturali, un operatore socio-legale e un logista, ha assistito in totale 55 persone effettuando 70 consulti, tra visite mediche e orientamento legale.

MEDU spiega che la popolazione assistita è costituita da giovani uomini provenienti dai paesi dell’Africa occidentale, con un’età media di 36 anni e provenienti soprattutto da Mali, Gambia, Senegal e Costa D’Avorio.

«Anche quest’anno le condizioni lavorative sono caratterizzate da grave sfruttamento – sottolinea il team. Nonostante la retribuzione giornaliera sia aumentata rispetto al passato (45-50 euro a giornata a fronte dei 25-30 degli anni passati) a causa della diminuzione della manodopera disponibile, a fronte di un’offerta di lavoro che resta elevata e del conseguente aumento del “potere contrattuale” dei lavoratori – le irregolarità retributive e contributive restano la norma anche in presenza di un contratto, così come il mancato rispetto delle norme sulla malattia, la sicurezza, il riposo, le giornate in busta paga, etc. Rarissimi sono i casi in cui sia presente un contratto di lavoro con almeno 51 giornate dichiarate, il minimo sindacale per ottenere la disoccupazione agricola».

«A ciò si aggiunge – prosegue – l’instabilità delle condizioni socio-abitative, la difficoltà di raggiungere in sicurezza i centri abitati e i luoghi di lavoro, la precarietà delle condizioni giuridiche, anche alla luce delle ultime modifiche normative poste in atto dal Governo centrale, soprattutto in merito alla modifica del permesso di soggiorno per Protezione Speciale, di cui era titolare un terzo dei braccianti assistiti. Il nuovo Decreto c.d. Cutro ha infatti introdotto presupposti molto restrittivi per il suo ottenimento e rinnovo, di conseguenza chi non possiede i requisiti per convertire la Protezione Speciale in permesso di soggiorno per motivi di lavoro, è ad alto rischio di cadere nell’irregolarità».

Le condizioni di salute, specifica il team sanitario, appaiono come ogni anno strettamente correlate alle condizioni di vita e di lavoro, con una prevalenza delle patologie dell’apparato osteo-articolare e dell’apparato digerente, a causa delle caratteristiche del lavoro agricolo, della mancanza di condizioni alloggiative idonee e di un’alimentazione estremamente povera. Le condizioni di vita presso gli insediamenti informali appaiono a volte ancor più precarie che negli anni passati: tende e baracche costruite con materiali di fortuna, cumuli di spazzatura all’interno e in prossimità degli insediamenti, mancanza di condizioni minime di sicurezza.

MEDU denuncia che nonostante l’elevato rischio di incendi a causa delle stufe di fortuna o dei fuochi improvvisati usati dai braccianti per riscaldarsi, non è presente un presidio dei Vigili del Fuoco presso la tendopoli, dove vivono nei mesi di picco della raccolta oltre 700 persone.

Tra le piccole novità, sebbene a stagione ormai conclusa, alcuni interventi volti a migliorare le condizioni abitative dovrebbero concludersi: «Si tratta in particolare del “Borgo Sociale”, nel Comune di Taurianova, in Contrada Russo, realizzato nell’ambito del progetto interregionale Su.Pr.Eme finanziato dalla regione Calabria attraverso il Fondo Asilo Migranti Integrazione (FAMI) emergenziale della Commissione Europea. Il “Borgo” è costituito da ventiquattro moduli abitativi (container) con quattro posti letto ciascuno, destinati ad ospitare 96 persone tra coloro che risiedono da anni nell’insediamento informale di Taurianova. Al suo interno sono stati predisposti anche un campo da calcio, una lavanderia e uno spogliatoio, un luogo adibito alla preghiera e una sala comune. Tuttavia il campo, terminato alla fine del 2022, non è ancora accessibile ai braccianti a causa della mancanza della corrente elettrica».

A Rosarno è invece attivo un progetto abitativo denominato “Villaggio della Solidarietà” situato in Contrada Carmine e destinato principalmente ai lavoratori che vivono presso il campo container di Testa dell’Acqua. MEDU afferma che è imminente il trasferimento di 17 persone che ne hanno presentato richiesta all’interno delle unità abitative: «Una soluzione abitativa di non facile accesso per i braccianti della Piana, dal momento che è necessario presentare richiesta allegando il permesso di soggiorno, un documento di identità e il contratto di lavoro, accompagnati da una richiesta di inserimento da parte del datore di lavoro, il quale deve specificare la tipologia del contratto e allegare il modulo UNILAV».

Il report valorizza «l’esempio virtuoso e replicabile» dell’ostello “Dambe So”, aperto da gennaio 2022 su iniziativa di Mediterranean Hope, un progetto della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI). «Si tratta – sottolinea il team – di una struttura collocata all’interno del tessuto urbano locale, che coniuga i temi dell’abitare e del lavoro e proponendo un modello sostenibile, basato sul coinvolgimento attivo dei lavoratori come soggetti di diritti e cittadinanza, sulla responsabilità sociale dei produttori locali, sulla filiera etica e sulla sostenibilità economica. Ad un anno dall’avvio, i risultati sembrano incoraggianti, a dimostrazione di come coniugare salute, lavoro, diritti e sviluppo dei territori sia un orizzonte possibile, ma solo superando l’approccio emergenziale e ghettizzante e affrontando in primo luogo i temi dei diritti e della dignità del lavoro».

Ed è proprio di fronte ad una situazione «caratterizzata da una diminuzione del numero di lavoratori presenti nella Piana, da condizioni lavorative e abitative inaccettabili, condizioni di salute precarie, progetti istituzionali che sembrano prossimi all’avvio», che MEDU insieme a CRIC, ARCI, Nuvola Rossa, Dispes-Unical, RECOSOL chiedono che venga incentivata dalle istituzioni la legalità nei rapporti di lavoro, attraverso politiche di sostegno ai piccoli produttori e maggiori controlli nei luoghi di lavoro, siano smantellati definitivamente tutti gli insediamenti informali che versano in condizioni di estremo degrado e si rendano realmente accessibili le soluzioni abitative approntate, con modalità di gestione chiare ed efficaci e, infine, si investa nell’allestimento di progetti di abitare diffuso, capaci di conciliare abitare e lavoro, sul modello dell’ostello “Dambe So”.

Tutto ciò deve partire dal presupposto di bloccare qualsiasi ipotesi di smantellamento della protezione speciale «per evitare l’aumento del numero degli irregolari, maggiormente esposti all’illegalità e allo sfruttamento». Ossia l’esatto contrario di quello che vuole questo governo.

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