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Ph: Open Your Borders

Non siamo d’accordo. A Roma in piazza contro il Decreto Cutro

La mobilitazione chiede al governo di invertire la rotta: «Non è uno stato di emergenza di cui abbiamo bisogno, ma di uno stato di diritti»

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Il 18 aprile, a Roma, è stata indetta da più novanta organizzazioni tra associazioni, Ong e sindacati una mobilitazione contro «l’ennesima legge razzista e restrittiva» e ribadire al governo che è necessario invertire la rotta con politiche che garantiscano i diritti delle persone provenienti da paesi terzi, la regolarizzazione e lo sviluppo di percorsi di inclusione adeguati.

All’iniziativa che si è svolta in due momenti, prima in Piazza Madonna di Loreto e poi nei pressi del Senato, ha partecipato una folta delegazione del Movimento migranti e rifugiati di Caserta e del CSA Ex Canapificio, attivistə del Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, di Open Your Borders di Padova, appartenenti all’Arci e a diverse Ong del soccorso civile tra cui Emergency, Open Arms, Mediterranea e altre associazioni del Tavolo Nazionale Asilo.

Al microfono si sono alternate diverse voci che hanno spiegato i motivi per cui deve essere bocciata la conversione in legge del cosiddetto Decreto Cutro. “No allo smantellamento del permesso di soggiorno per protezione speciale. Noi non siamo d’accordo!” sono stati gli slogan lanciati dai e dalle partecipanti.

«Le organizzazioni e le reti firmatarie esprimono grande preoccupazione e contrarietà ai contenuti del Ddl 591/2023, meglio conosciuto come “Decreto Cutro”, ora in discussione al Senato che prevede lo smantellamento la protezione speciale a tutela della vita privata e familiare dello straniero».  

L’iniziativa ha contestato «i provvedimenti che mirano a smantellare la protezione speciale a tutela della vita privata e familiare, che aveva in parte attutito i disastrosi effetti dell’abolizione della protezione umanitaria, a potenziare la rete dei Centri per il Rimpatrio, a ostacolare il diritto al ricorso dei richiedenti asilo che ottengono un diniego». Oltre ad incitare lo scardinamento della ormai tristemente celebre Bossi-Fini.

Si è scese, e scesi in piazza, per rifiutare «la contrapposizione tra migranti regolari e irregolari», e per sottolineare come la demonizzazione e la criminalizzazione degli spostamenti attraverso le frontiere portano solo a violazioni dei diritti umani, e perdite sociali ed economiche. «Non è uno stato di emergenza di cui abbiamo bisogno, ma di uno stato di diritti», è stato ribadito.

Hanno poi preso parola anche diversi parlamentari, tra cui la segretaria del PD, Elly Schlein, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, Angelo Bonelli dei Verdi, nonché il segretario della Cgil Maurizio Landini, sostanzialmente riconoscendo come il decreto tolga diritti e precarizzi ulteriormente le vite delle persone.

Schlein ha evidenziato la contrarietà del PD all’atteggiamento del governo che vara delle norme più volte definite disumane, ed in completa opposizione a processi di inclusione socioeconomica e alla protezione dei diritti umani di tutte e tutti.

Mentre la discussione al Senato degli emendamenti è stata rinviata ad oggi, il prossimo appuntamento di piazza sarà il 28 aprile, con l’iniziativa lanciata da Movimento rifugiati e migranti di Napoli, l’ex OPG, Potere al Popolo e USB per contrastare e ribaltare la rappresentazione corrente della presenza di migranti in Italia come un problema, e non come soggetti portatori di diritti, lavoratori e lavoratrici che hanno un ruolo fondamentale nel paese.

Per questo si svolgerà una manifestazione a Roma intitolata “Non sulla nostra pelle” che reclama sia una «regolarizzazione di tutte e tutti le lavoratrici e i lavoratori stranieri», ma anche maggiori diritti sociali quali «la concessione della residenza anagrafica, con la richiesta dove necessario della residenza fittizia, l’accesso al servizio sanitario per tutti, regolari e irregolari» e infine il rispetto dei diritti nel mondo del lavoro, come «il riconoscimento di tutte le giornate di lavoro e di tutte le ore svolte giornalmente e il rispetto delle condizioni di sicurezza sul lavoro».

Melting Pot tornerà in piazza per documentare questa lotta che riguarda l’intera società e tocca, di fatto, tutte e tutti noi.

Leone Palmeri

Sono un antropologo basato in centro Italia, specializzato in diritti umani agricoltura e migrazione, con esperienze in organizzazioni internazionali, le nazioni unite e con organizzazioni non governative locali che lavorano sulle intersezioni tra migrazione ambientalismo ed agricoltura. Sono madrelingua inglese ed italiano, amo viaggiare, e nel mio tempo libero scrivo articoli sui contesti migratori che mi circondano.