Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

«Non sulla nostra pelle»

Il 28 aprile una mobilitazione nazionale a Roma

Casa, lavoro, diritti e documenti per tutte e tutti: sono queste le richieste che si porteranno in piazza dell’Esquilino venerdì 28 aprile a Roma.
Un appuntamento lanciato dal Movimento Migranti e Rifugiati Napoli, Unione Sindacale di Base – USB e Ex OPG – Je so’ Pazzo al quale stanno aderendo diverse realtà associative, ONG e realtà di base.

Ne pubblichiamo l’appello di lancio.

Siamo quelli che sono sopravvissuti al Mediterraneo e alla Rotta Balcanica, che scappano da fame, guerre, catastrofi ecologiche, dal saccheggio delle nostre terre, dagli effetti delle vostre politiche neocoloniali e delle vostre multinazionali.

Siamo i vostri braccianti, i vostri operai, i vostri badanti, i vostri facchini, i vostri negozianti.
Siamo la vostra ricchezza!
Siamo quelli che dormono nei ghetti dei campi, che dormono per strada, che non trovano casa, che pagano affitti stellari. 
Guardati dall’alto in basso, trattati in modo razzista.

Siamo le donne, anche noi lavoratrici e costruttrici di questo paese, che ai vostri occhi appaiono solo come corpi da abusare, sfruttare, violentare. Siamo le madri, le sorelle, le figlie anche di questo paese.
Siamo quelli che non hanno i documenti, che non accedono al sistema sanitario, che si infortunano di più, che muoiono di più. Quelli che non hanno rappresentanza politica, che non possono votare, quelli di cui parlano male al bar e al tg, carne da campagna elettorale.

Non siamo animali, non siamo criminali, non vogliamo farvi pena: siamo solo in cerca di una vita migliore, siamo lavoratrici e lavoratori.
Come avete fatto voi. Come fate voi quando ancora oggi emigrate perché questo paese non assicura un futuro decente a nessuno.

Abbiamo visto morire a Cutro tanti come noi. 
91 persone, tanti bambini, a dieci metri dalla costa, per la criminale scelta di non intervenire. Abbiamo provato rabbia, dolore. Perché era prevedibile, era evitabile. Cutro rappresenta il fallimento delle politiche migratorie italiane ed europee degli ultimi trent’anni.

Si prova a fermare gli sbarchi pagando criminali libici, appaltando ai campi di concentramento la
gestione della frontiera, cercando di impedire alle ONG di salvare vite.
Ma tutto questo non serve. 
Salvini e Meloni avevano promesso meno sbarchi, hanno preso voti sull’odio e la paura, ma gli sbarchi continuano e continueranno. Finché l’alternativa sarà fra morire e provarci, ci proveremo sempre.

Ma il fallimento coinvolge anche il sistema di “accoglienza”. 
Lampedusa è al collasso, i centri non funzionano, non ci sono processi di integrazione. Il sistema nega i documenti e produce clandestinità per rendere i migranti più ricattabili, docile forza lavoro, disposta ad accettare qualsiasi condizione pur di avere un pezzo di carta, come avviene nelle campagne del Sud Italia e nelle fabbriche del Nord.
I soldi dell’accoglienza non vanno ai migranti ma a far ricche aziende e cooperative italiane.

In tutto questo l’Unione Europea si accorda con la Turchia del dittatore Erdogan, finanzia Frontex, un’operazione militare che mira a pattugliare i confini, e con gli accordi di Dublino impedisce ai migranti di circolare.

È venuto il momento di dire basta a tutto questo. Siamo cinque milioni. Abbiamo una forza incredibile. 

Molti di noi sono in Italia già da anni, lottano, studiano, si organizzano, ottengono piccole e grandi vittorie. 
È tempo di mettere insieme le comunità sul territorio, la rete di associazioni, di sindacati, di organizzazioni politiche che vogliono una gestione diversa delle frontiere e delle migrazioni.

Abbiamo un’emergenza: impedire al Governo Meloni di varare l’ennesimo decreto assassino, che toglie la “protezione speciale”, uno dei canali fondamentali per chi scappa dai conflitti e dalla fame, e va creare ancora più clandestinità e guerra fra poveri. 
Ma da questa emergenza vogliamo partire per rivendicare tutto quello che spetta alle classi popolari che in questi anni di crisi si sono impoverite mentre ricchi, speculatori e multinazionali si sono arricchiti sulle nostre spalle.
Vogliamo una mobilitazione che metta al centro i diritti di tutte e tutti quelli che oggi vengono esclusi.

Perché, anche se ci vogliono dividere, noi abbiamo tutti gli stessi problemi di casa, salario, lavoro, servizi sociali, trasporti, scuola e sanità. Uniti possiamo essere una forza!

Proponiamo un’iniziativa nazionale per il 28 aprile a Roma!
Facciamo sentire la nostra voce!

No al Decreto del Governo Meloni;
Basta accordi del Governo italiano con la Libia;
Basta guerra alle ONG che operano salvataggi;
Vie di accesso legali e corridoi umanitari;

Vogliamo l’abolizione dei CPR;
Per una politica di pace: stop alla vendita di armi e alla partecipazione italiana ai conflitti, sì alla cancellazione del debito per i paesi del sud del mondo;
Perché i soldi dell’accoglienza non vadano in sprechi e speculazione, ma siano usati per inclusione e formazione;
Contro i tagli al reddito di cittadinanza, per una sua estensione;
Vogliamo la regolarizzazione dei braccianti, dei facchini, dei rider, degli operai e di tutte le lavoratrici e lavoratori immigrati;
Vogliamo controlli più rigorosi alle aziende, al fine d’impedire il caporalato e lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori tutti.