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Padova, presidio della comunità sudanese contro la guerra

"Stop War in Sudan. Stop War Everywhere"

di Roberta Cilluffo, Associazione Open Your Border

A fronte dell’escalation di violenza in Sudan, la comunità sudanese si è riunita davanti la Prefettura di Padova il 29 aprile, a una settimana di distanza da un’iniziativa simile svoltasi a Milano.
Sono ridotti i numeri delle persone sudanesi che attualmente vivono a Padova, prevalentemente studenti e studentesse, e la maggior parte di loro si è riunita in Piazza Antenore per porre l’attenzione su ciò che sta accadendo in Sudan.

Il 15 aprile 2023 sono esplosi violenti combattimenti tra le forze armate del generale Abdel-Fattah Al-Burhan, capo del Consiglio sovrano che guida il paese, e paramilitari delle Forze di sostegno rapido (Rsf) guidate dal numero due della giunta, Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemedti. Fino ad oggi si contano 500 morti e 4.000 feriti da quando sono iniziati gli scontri 1.

La situazione è molto critica: molti ospedali sono stati distrutti o danneggiati e molti altri smetteranno di funzionare se non si aprono strade per le forniture mediche, trasportare feriti e malati; nella capitale Khartoum e in altre città come Gneina e El Obeid sono state tagliate fornitura di acqua ed elettricità; caos, violenza e insicurezza aumentano nelle principali città.

Al megafono, uno degli organizzatori del presidio rilancia a gran voce il dovere della comunità internazionale di esercitare pressioni per un reale cessate il fuoco – nonostante fosse stato già concordato, non è stato rispettato finora; di fermare i bombardamenti, di fornire il necessario supporto nelle aree colpite dal conflitto e di consentire l’evacuazione dei civili. Secondo l’UNHCR più di 50 mila persone hanno già abbandonato il Sudan, di cui circa 20 mila in Ciad, 16 mila in Egitto, 13.292 in Sudan del Sud.

È necessario che l’Europa intervenga nell’evacuazione della popolazione civile e non unicamente a favore dei cittadini europei che si trovavano lì allo scoppio del conflitto.
La crisi, la violenza, l’instabilità del Paese sono inconfutabili e gli Stati europei non possono voltare le spalle ancora una volta, ma intervenire mediante la creazione dei corridoi umanitari e la gestione efficiente dei flussi migratori.

Al presidio hanno partecipato anche il sindacato ADL Cobas e l’Associazione Open Your Border; si è sciolto, infine, dopo un paio di ore con lo già noto slogan “Pace, giustizia e libertà” e “Stop War in Sudan. Stop War Everywhere”.


Per approfondire ascolta il podcast:

  1. Fonte: Euronews