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I relatori speciali dell’ONU chiedono alla procura italiana di archiviare il caso Iuventa

«L'Italia sta usando la legge per criminalizzare le persone in movimento e coloro che sono solidali con loro»

Photo credit: Iuventa crew

Tre Relatori speciali dell’ONU mercoledì scorso hanno fatto appello al governo italiano in merito al procedimento giudiziario contro l’equipaggio della Iuventa e al preoccupante quadro per i difensori dei diritti dei migranti. Lo rende noto Iuventa crew che specifica che i tre esperti indipendenti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno inviato la comunicazione a inizio febbraio.

«Da allora, la situazione dei difensori dei diritti umani impegnati nelle attività di ricerca e soccorso in Italia non è migliorata: continuano a essere ostacolati, repressi e sottoposti a processo. Lo Stato deve tener fede ai suoi impegni in materia di diritti umani e porre fine alla sistematica restrizione nei confronti dei difensori e alla violazione dei diritti dei migranti», ha dichiarato Mary Lawlor, Relatrice speciale (SPR) sulla situazione dei difensori dei diritti umani.

Lawlor ha raccolto informazioni allarmanti in merito a “presunte violazioni del giusto processo e altri sviluppi preoccupanti” nel processo della Iuventa e alla stretta sui soccorsi civili in mare con il decreto Piantedosi e la politica ‘dei porti lontani’. Insieme a Clement Nyaletsossi Voule, SPR sui diritti alla libertà di riunione e associazione pacifica, e Felipe González Morales, SPR sui diritti umani dei migranti, ha espresso profonda preoccupazione e sollecitato il governo italiano a prendere posizione e fornire chiarimenti.

«Il fatto che tre diversi relatori speciali delle Nazioni Unite chiedano inequivocabilmente l’archiviazione del caso è un potente atto d’accusa: l’Italia sta usando la legge per criminalizzare le persone in movimento e coloro che sono solidali con loro. Questo evidenzia inoltre che il soccorso civile in mare non è un crimine, ma una forma vitale di difesa dei diritti umani», ha dichiarato Allison West, consulente legale senior dell’ECCHR.

Riguardo al processo Iuventa, i relatori evidenziano “l’incapacità di fornire agli imputati documenti essenziali […] in una lingua a loro comprensibile e di assicurare la loro piena ed effettiva partecipazione al procedimento giudiziario attraverso un adeguato servizio di interpretariato“. Ritengono che queste mancanze siano “sistematiche” e “rappresentino una tendenza molto più ampia di violazione del diritto a un processo equo” per tutti gli imputati non di lingua italiana in Italia. Lawlor, Morales e Voule esprimono inoltre profondo rammarico per la decisione del governo italiano di intervenire come parte civile nel caso, che “sembrerebbe indicare la volontà dello Stato di continuare a confondere il lavoro indispensabile dei difensori dei diritti umani con l’attività criminale“.

Come già espresso nell’ottobre del 2020, gli esperti ONU hanno ribadito che “l’apertura e il proseguimento del processo contro l’equipaggio della Iuventa equivale alla criminalizzazione della loro legittima attività di difesa dei diritti umani, ovvero il salvataggio di vite umane in mare“. A questo proposito, hanno espresso preoccupazione per “il ripetuto ricorso all’articolo 12 del decreto legislativo 286/1998 per colpire i difensori dei diritti umani che operano nel campo dei diritti umani dei migranti” e sottolineano le loro perplessità sulla compatibilità di questa legislazione con gli standard internazionali.