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La Grecia dopo gli hotspot: i centri chiusi ad accesso controllato

Finanziati con fondi europei, diversi rapporti mettono in luce la condizione di detenzione di fatto

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I Centri Chiusi ad Accesso Controllato (CCAC) in Grecia sono stati progettati dalla Task Force Migration Management, istituita dalla Direzione generale della Migrazione e degli affari interni (DG HOME) in seguito alla tragedia dell’incendio del campo di Moria (Lesbo) nel 2020. In particolare, il mandato della Task Force era quello di realizzare delle nuove strutture di ricettive delle persone richiedenti asilo, in linea con gli standard comunitari, “(…) considerando le necessità di tutti i gruppi, in particolare donne, minori e famiglie” 1.

Il 18 settembre 2021 ha aperto il primo Centro Chiuso ad Accesso Controllato (CCAC) sull’isola di Samos, interamente finanziato dall’Unione Europea, tramite il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI), con 43 milioni di euro 2.Definito dalle istituzioni europee come “Centro polifunzionale di accoglienza e identificazione” (Multi-Purpose Reception and Identification centre) 3 è stato invece ufficialmente denominato CCAC dalle autorità greche 4. In seguito, sono state aperte altre strutture analoghe a quella di Samos a Kos, Leros, sempre finanziati dalla Commissione Europea per un totale di 121 milioni di euro 5. Il 29 marzo 2021, la Commissione ha infine stanziato ulteriori 155 milioni per la costruzione di altri due centri a Lesbo e Chio.

I CCAC e la detenzione de facto

Ciò che caratterizza i CCAC è l’estrema limitazione della libertà di movimento delle persone che vi soggiornano all’interno. All’arrivo in struttura, i richiedenti asilo ricevono un ordine di “restrizione della libertà” di 25 giorni da parte delle autorità competenti, ai fini di identificazione dei soggetti e il completamento della formalizzazione della domanda di asilo 6. Inoltre l’ONG legale I Have Rights ha riscontrato come, l’avvenimento del colloquio di formalizzazione della domanda d’asilo durante i 25 giorni, di fatto renda impossibile l’accesso ad un’adeguata informazione e supporto legale 7. I Have Rights e Refugee Support Aegean hanno ampiamente documentato come, anche decorsi i 25 giorni, la mobilità delle persone è ostacolata dalla condizione di controllo costante degli ingressi e uscite, un coprifuoco notturno, e la localizzazione geografica remota delle strutture, che impedisce agli ospiti un facile accesso ai centri abitati 8.

In un report di pubblicato a febbraio 2023, I Have Rights ha ampiamente documentato come le restrizioni dei CCAC creano una situazione di detenzione arbitraria e de facto, vìola il diritto alla libertà e sicurezza previsto dall’Articolo 5 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e dell’Articolo 3, che proibisce la tortura e trattamenti inumani e degradanti 9. Inoltre, secondo I Have Rights, sebbene il diritto europeo e greco preveda la detenzione delle persone richiedenti asilo in determinate circostanze, i CCAC mancherebbero attualmente delle basi legali per costituire dei centri di detenzione, creando una situazione di detenzione illegittima priva di fondamenti legali. “(…) la detenzione di una persona richiedente protezione internazionale priva di fondamenti legali, nonché inappropriata, ingiusta, o senza un giusto processo, equivale a una detenzione arbitraria in violazione dell’articolo 9 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), e dell’articolo 5, paragrafo 1, della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo10.

Secondo Refugee Support Aegean, non solo la limitazione della libertà, ma altre caratteristiche contribuiscono a rendere questi ambienti delle vere e proprie prigioni. In un report pubblicato a maggio, basato su interviste telefoniche agli ospiti delle strutture, testimonianze di organizzazioni locali e autorità che lavorano all’interno dei CCAC, nonché comunicazioni ufficiali delle autorità competenti dell’UNHCR 11 RSA documenta le condizioni attuali nei cinque CCAC.

Misure di controllo eccessive e violenza delle autorità

In tutte le strutture, è segnalata la presenza di molteplici dispositivi di sicurezza. In particolare, i CCAC di Samos, Kos e Leros sono circondati da doppie recinzioni di sicurezza, e all’interno vi sono cancelli magnetici, scanner a raggi X e controllo delle impronte digitali, attraverso i quali le persone devono passare in entrata e uscita. Inoltre, i testimoni riportano di essere soggetti a perquisizioni e controllo degli effetti personali. Inoltre, i bambini residenti a Samos e Leros sono sottoposti ai controlli di sicurezza persino in ritorno da scuola. I Have Rights riporta diverse accuse mosse verso le autorità greche e il personale di sicurezza (appartenente alla ditta privata inglese G4S) del CCAC di Samos, accusato di abusi e violazione dei diritti umani, anche nei confronti di minori.

Accesso a beni essenziali e cure mediche

Le ridotte quantità di cibo fornito sono una seria criticità riscontrata in molti CCAC. Le testimonianze riportano cibo di bassa qualità e talvolta avariato (Chio, Kos, Leros). E’ stato riferito come in molti casi i tre pasti del giorno vengano forniti da un catering tutti in un unico momento della giornata (Kos, Leros). Carenze di altri beni come vestiario e prodotti per l’igiene personale sono anche ampiamente documentati (Samos, Kos, Leros). Inoltre, in tutti i CCAC sono stati riportati diversi casi di carenze di prodotti per neonati, come latte in polvere, pannolini ed effetti letterecci adeguati. Infine, su tutte e cinque le strutture si riscontrano serie carenze di personale medico, che in molti casi è del tutto assente, costringendo le persone a ricorrere agli ospedali esterni, localizzati lontano e sprovvisti di interpreti. Oltre alle conseguenze catastrofiche sulla salute delle persone, la carenza di personale medico non permette di individuare le persone in situazione di vulnerabilità, che quindi in molti casi vengono private delle adeguate garanzie previste dalla legge in sede di domanda d’asilo.

Accesso ad informazione legale e avvocati

All’interno dei CCAC, l’informazione legale è principalmente fornita da ONG, come METAdrasi, PRAKSIS (che si occupa anche dei minori non accompagnati) e GCR. L’accesso degli avvocati ed altri operatori legali alle strutture è molto limitato, ed in ogni caso avviene in maniera controllata. Gli avvocati devono richiedere ufficialmente l’autorizzazione all’accesso per vedere i propri clienti, e sono costantemente scortati dal personale della sicurezza.

La costruzione dei Centri Chiusi ad Accesso Controllato, in seguito al disastro di Moria, ha rappresentato la scelta delle istituzioni europee, di superare l’approccio hotspot adottato durante la crisi migratoria del 2015.

Il risultato nei fatti è la creazione di un sistema di estrema limitazione della mobilità e libertà delle persone, che porta ad una condizione di detenzione di fatto e violazioni sistematiche dei diritti fondamentali.

L’estrema limitazione della mobilità delle persone, insieme alle privazioni e sistematiche violazioni dei diritti fondamentali, contribuiscono a creare una sensazione di costante incertezza e timore, che hanno effetti devastanti sulla salute psicofisica delle persone, e accrescono la sensazione di trovarsi in una vera e propria prigione, sia fisica che psichica. Come se non bastasse, il governo greco ha l’intenzione di aprire altre due strutture simili, sempre con finanziamenti comunitari, a Vastria (Lesbo) e Tholos (Chio) entro fine anno.

  1. Task Force Migration Management. (n.d.). Migration and Home Affairs.
  2. Υπουργείο Μετανάστευσης και Ασύλου. (25 Novembre 2022). ΚΕΔ Σάμου (Κλειστή Ελεγχόμενη Δομή Σάμου) | Ministero dell’Immigrazione e dell’Asilo. (25 novembre 2022). KED Samos (Centro Chiuso ad Accesso Controllato di Samos)
  3. HOME. (2021, September 28). Opening of the first new reception centre on Samos – Zervou. Commissione Europea.
  4. Υπουργείο Μετανάστευσης και Ασύλου. (25 Novembre 2022). ΚΥΤ & ΚΕΔ | Ministero dell’Immigrazione e dell’Asilo, R.I.C & C.C.A.C. Centri di Identificazione e Ricezione
  5. Commissione Europea. (3 dicembre 2020). Migration: Commission and Greece agree joint plan for a new reception centre in Lesvos (Press release)
  6. I Have Rights. (2023). The EU-funded Closed Controlled Access Centre – The de facto detention of people seeking protection on Samos, p. 41
  7. Ibid, p. 45
  8. Refugee Support Aegean. (2023). What is happening today in the refugee structures on the Aegean islands: Serious problems in the EU-funded structures, p. 8-9
  9. I Have Rights, cit. p. 2
  10. I Have Rights report, p. 9
  11. Refugee Support Aegean, cit. p.4

Francesca Reppucci

Laureata nel corso di studi magistrale di Human Rights and Multi-level governance presso l’università di Padova, attualmente lavoro come operatrice sociale in un progetto di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo.