Tra 4 giorni, Refugees in Libya il gruppo di protesta auto-organizzato di rifugiati costituitosi in Libia, e Solidarity with Refugees in Libya, un’alleanza transnazionale di persone e reti di attivisti che lottano contro i confini e per la libertà di movimento, saranno a Bruxelles nella città “capitale” dell’Unione Europea.
«Bruxelles – scrivono nell’appello rivolto ai movimenti antirazzisti – è al centro del processo decisionale europeo, con la sede del Consiglio dell’Unione Europea, della Commissione Europea e del suo Parlamento. È anche il cuore della politica di frontiera dell’UE e la sede degli uffici dell’UNHCR, dell’OIM e di Frontex, che sono coinvolti nella ‘gestione’ della migrazione e dei rifugiati. Qui, in questa capitale, possiamo trovare i principali attori che sono responsabili delle infinite sofferenze e morti alle frontiere dell’Europa».
Dopo aver convocato lo scorso inverno, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, iniziative di protesta a Ginevra nei pressi della sede di UNHCR, le organizzazioni hanno deciso di rilanciare un appuntamento per proseguire nella lotta di sensibilizzazione e ricordare alle istituzioni europee che ci sono migliaia di persone bloccate in Libia e Tunisia che subiscono quotidianamente violenze e trattamenti inumani e degradanti: «Vogliamo affrontare queste istituzioni e agenzie con le voci e le richieste dei rifugiati che sono sopravvissuti o stanno ancora subendo sulla loro pelle la loro politica di frontiera disumana», ha spiegato il portavoce David Yambio.
Emblematico il caso denunciato proprio ieri da Mediterranea Saving Humans, ASGI e da JLProject: un rifugiato sudanese, respinto illegalmente in Libia dalla nave Asso Ventinove il 2 luglio 2018, ha vinto la causa intentata contro parte del Governo italiano. Il Giudice del tribunale, lo scorso 10 giugno, ha ordinato l’immediato ingresso in Italia, ma l’Ambasciata Italiana a Tripoli non risponde, nonostante la sentenza sia esecutiva e il rifugiato abbia il diritto di prendere un aereo di linea da Tripoli per Roma. Una bella vittoria per tutta la rete che da anni supporta il rifugiato contro la terribile ingiustizia del respingimento illegale che ha subito cinque anni fa, ma che trova l’ultimo ostacolo da parte dell’Ambasciata che non ritiene valido come titolo di viaggio lo status di rifugiato rilasciato dall’UNHCR e che non risponde alle richieste del team legale.
La data scelta a Bruxelles non è casuale: infatti, le organizzazioni promuovono la mobilitazione il giorno successivo al vertice del Consiglio. La presidenza del Consiglio e la Commissione Europea relazioneranno ai leader dell’Unione Europea sui passi in avanti nel “rafforzamento dell’azione esterna”, ossia sui nuovi accordi soprattutto con la Tunisia per bloccare le partenze, il “controllo delle frontiere esterne” e la cosiddetta “dimensione interna”. Una discussione che sarà incentrata soprattutto sulle pessime proposte emerse nella riunione a Lussemburgo dove è facile prevedere che ci sarà omogeneità solo nelle attività di contrasto delle migrazioni, anche se queste provocano stragi e continue morti, gravi violazioni dei diritti umani e delle stesse convenzioni internazionali, carte costituzionali e dei diritti fondamentali alle quali l’Unione e i suoi Stati membri hanno aderito o addirittura promosso.
Vertice di Lussemburgo su migrazione e asilo: non c’è mai fine al peggio
L’intento è quello di negare il diritto l’asilo, esternalizzare la gestione delle migrazioni ai Paesi extraeuropei e contrastare i movimenti secondari
Tutto ciò avviene mentre «migliaia di persone sono bloccate, sfruttate, imprigionate e uccise in Libia – sottolinea l’appello – . Il denaro europeo ha esternalizzato il controllo delle frontiere, con la continua complicità delle milizie e con l’UNHCR che assiste passivamente. Simili violazioni dei diritti dei rifugiati si verificano in altri Paesi del Nord Africa, in particolare in Tunisia, dove le persone di origine subsahariana si trovano ad affrontare, dal febbraio 2023, un’ondata di intimidazioni, attacchi e repressioni razziste».
La protesta verrà portata fin sotto le sedi istituzionali e sarà accompagnata da una serie di richieste a Parlamento europeo, UNHCR, OIM e Frontex.
Refugees in Libya e Solidarity with Refugees in Libya chiedono «l’evacuazione dei rifugiati dalla Libia e dalla Tunisia verso Paesi sicuri, e in particolare la libertà ed evacuazione dei 250 rifugiati che sono ancora imprigionati nel campo di detenzione di Ain Zara, in Libia, dopo le proteste di massa del 2021. Un trattamento equo da parte dell’UNHCR per tutti i rifugiati in Libia e in altri Paesi del Nord Africa; la fine al finanziamento della cosiddetta Guardia Costiera libica e dei campi di detenzione da parte dell’UE e dei Paesi europei».
Inoltre chiedono giustizia per coloro che sono stati uccisi, torturati o detenuti arbitrariamente e che la Libia firmi la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951.
Infine, viene richiesto il riconoscimento di Refugees in Libya come organizzazione in grado di rappresentare queste istanze e di avere colloqui regolari con l’UNHCR e altre istituzioni.
La manifestazione inizierà alle 14.00, probabilmente nei pressi dell’ufficio di UNHCR. Un luogo e un percorso più dettagliato saranno pubblicati nei prossimi giorni sui canali social del gruppo.