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JLProject svela chi è l’account “@rgowans – Migrant Rescue Watch”: identità e sue connessioni con Frontex

Individuato grazie ad uno straordinario lavoro collettivo. MSH: «Ora la procura ha un nome sui cui indagare»

Un’inchiesta di Josi Loni Progect (JLP) e Mediterranea Saving Humans svela l’identità dell’account Twitter “@rgowans – Migrant Rescue Watch“, un account che sistematicamente, dal 2017, distorce la realtà di ciò che accade in Libia e nel Mediterraneo propagandando la storia falsa di una guardia costiera libica buona che salva le persone e di ONG cattive in combutta con i trafficanti.

Nega che nei lager del governo di Tripoli le guardie compiano torture, stupri e omicidi. Riceve materiale in diretta da tutte le milizie e guardie costiere libiche. Pubblica spesso foto e video che alterano la realtà, per esempio eliminando le immagini dei cosiddetti guardiacoste libici che sparano colpi di fucile sui gommoni e montando solo la parte in cui i passeggeri terrorizzati vengono recuperati dall’acqua.

L’account pubblica anche materiale sensibile e riservato europeo, comprese foto aeree scattate dai droni di Frontex e documenti della Guardia Costiera Italiana. Per questo in Italia c’è stata un’interrogazione parlamentare che chiedeva anche di far luce sull’identità di Rgowans.

Mediterranea spiega che la contro-inchiesta di 50 attivisti e attiviste di JLProject, progetto “adottato” a marzo dall’associazione e che si pone l’obiettivo di contrastare legalmente il sistema illegale di catture in mare e deportazioni nei lager libici, parte come risposta alle minacce inviate dall’account a Don Mattia Ferrari: «Come accade tra fratelli e sorelle, tuttə si sono stretti attorno, per proteggerlo. E’ questa innanzitutto per noi la prima grande lezione: nessunə è solə, nessunə si protegge da solo».

Poche settimane fa un giudice ha riconosciuto la rilevanza penale per i commenti rivolti a Don Mattia e ordinato nuove indagini. Le forze dell’ordine però non avevano ancora rintracciato il proprietario dell’account.

Dotato di 100 occhi, il JLProject ha potuto leggere tutti gli oltre 16 mila tweet pubblicati da Rgowans, ogni riga dei suoi numerosi blog e tanto altro materiale di pubblico dominio. E’ riuscito così ad individuare ben 3 errori compiuti dal gestore dell’account, di cui uno madornale (e anche un po’ buffo), che ha facilmente reso possibile individuarne l’identità e ricostruire tutta la sua rete di contatti con miliziani e cosiddetti guardiacoste libici, tra cui compaiono anche quelli addestrati in Italia.

«La procura – prosegue MSH – adesso ha un nome e un cognome, una storia, dei legami accertati sui quali indagare. Il signor Robert ha nome e cognome uguali a uno che lavora per Frontex e che è pagato per analizzare dati riservati».

Mediterranea chiede alla Procura di verificare se si tratti della stessa persona che svolge la propaganda per le milizie libiche che si fanno chiamare “guardia costiera” e sulle quali sta già indagando il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja: «Chiediamo alla Procura di accertare i legami tra il signor Robert e i servizi segreti italiani dell’Aise che operano in Libia e che hanno comprovati rapporti con trafficanti ricercati per crimini contro l’umanità. Catture in mare e deportazioni nei lager libici di donne uomini e bambini, non sono “soccorsi”. Le minacce a Don Mattia fanno parte dell’attività sistematica e pianificata contro lə testimoni, coloro che in mare come in terra, gridano al mondo ciò che Stati e Governi vorrebbero tenere nascosto, o raccontare diversamente.

Il signor Robert adesso può essere convocato e interrogato. I responsabili di Frontex adesso possono chiarire che tipo di rapporti hanno con lui, se si tratta della stessa persona che risulta come loro collaboratore. Il fatto che il signor Robert abbia un profilo alquanto strano non ci stupisce: chi agisce sotto copertura è spesso considerato un’idiota. Utile però».

Rgowans è una sola persona. Ex guardiacoste, poliglotta, con contatti pregressi nel Parlamento Europeo, ha oggi inquietanti connessioni con il sistema europeo di controllo delle frontiere (Frontex) e una rete di stretti contatti con miliziani e guardiacoste libici addestrati in Italia.

L’indagine completa di JLProject con tutte le prove raccolte e di cui consigliamo la lettura è pubblicata sul blog della scrittrice-attivista Sarita Fratini: https://saritalibre.it/rgowans-identita-frontex-libici/

Redazione

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