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Sea-Eye chiede sostegno alle istituzioni tedesche per il rilascio della nave

«Non ignoreremo mai le richieste di soccorso per evitare i fermi»

Ph: Sea-Eye (twitter)

Da venerdì 2 giugno la Sea-Eye 4 e la Mare*Go, due navi della flotta civile di soccorso che operano nel Mediterraneo centrale, sono poste sequestro dalle autorità italiane per effetto del cd. Decreto Piantedosi.

Entrambe le navi, la scorsa settimana hanno soccorso un totale di 86 persone in acque internazionali da imbarcazioni non idonee alla navigazione e che rischiavano di affondare. Le navi sono state punite con 20 giorni di fermo amministrativo. La Sea-Eye 4 è accusata di aver temporaneamente interrotto l’avvicinamento a Ortona, il porto di sbarco assegnato dalle autorità italiane, per salvare la vita ad altre 32 persone in difficoltà in mare, invece di mantenere la rotta come indicato dalle autorità.

Il Decreto Piantedosi punisce i salvataggi “multipli”, incurante del diritto internazionale e della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. «Non possiamo ignorare le richieste di soccorso. È per questo che abbiamo cambiato rotta», ha spiegato Gorden Isler, presidente di Sea-Eye e. V. .

Domenica pomeriggio Sea-Eye si è rivolta al Ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock e al suo ministero con una richiesta di aiuto urgente. L’Ong ha denunciato il fermo illegittimo e spiegato che in caso di recidiva i soccorritori rischiano sanzioni ancora più severe. Se la nave, in una prossima missione, dovesse effettuare altri salvataggi “multipli” senza l’autorizzazione del Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo italiano, potranno essere comminate multe elevate e la nave fermata per un periodo massimo di sei mesi. Secondo la nuova legge del governo Meloni, in caso di recidiva la nave umanitaria potrebbe essere trattenuta a tempo indeterminato.

«Questa legge potrebbe bloccare completamente il soccorso civile in mare se le autorità italiane continueranno ad applicarla in questo modo. Non ignoreremo mai le richieste di soccorso per evitare i fermi. Metterci di fronte a questa scelta è disumano e irresponsabile», ha sottolineato Isler.

Nel messaggio inviato alle istituzioni tedesche, Sea-Eye ha chiesto che si interpellino le autorità italiane e maltesi su questioni diverse ma precise. Per prima cosa che sia revocato il fermo alle due navi, non siano inflitte multe e che le navi di soccorso civili non siano trattenute per aver condotto missioni di salvataggio “multiple”; nel contempo ha richiesto che le navi siano messe nelle condizioni ottimali dalle autorità italiane e maltesi per salvare il maggior numero possibile di vite umane, e per questo non siano assegnati porti di sbarco lontani che arrecano danni economici e tolgono tempo operativo dalla zona di ricerca e salvataggio libica e maltese. Infine, al Centro di Coordinamento dei Soccorsi maltese di riprendere i suoi compiti di coordinamento per tutte le persone in difficoltà in mare, al fine di evitare ulteriori vittime. “Siamo in un punto in cui è ancora possibile evitare che tutte le navi di soccorso civili siano trattenute per lunghi periodi di tempo in pochi mesi a causa delle troppe operazioni di salvataggio“, conclude il testo inviato al Ministero degli Esteri tedesco.

Sea-Eye ha precisato che farà ricorso contro il fermo (ha 60 giorni di tempo) nonostante sia consapevole che difficilmente ci sarà una riposta in tempi brevi “poiché i procedimenti davanti ai tribunali amministrativi italiani sono complessi e lunghi“.

Redazione

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