Il Tribunale di Catanzaro accoglie il ricorso e riconosce la protezione speciale al richiedente proveniente dal Senegal, che a seguito del rigetto della prima domanda di protezione internazionale, era finito, come altre centinaia di persone, nella vecchia tendopoli di San Ferdinando, lavorando in agricoltura.
A seguito dello sgombero della tendopoli, veniva trasferito in un CAS di Lamezia Terme. Qui riusciva a formalizzare istanza reiterata di protezione internazionale, ma in un primo momento riceveva provvedimento di inammissibilità. Intanto avviava diversi rapporti di lavoro a tempo determinato sul territorio, decidendo in un secondo momento di trasferirsi in Toscana.
A seguito di audizione sostenuta in lingua italiana e di copiosa produzione documentale attestante l’integrazione sotto il profilo lavorativo e sociale, il Tribunale di Catanzaro gli ha riconosciuto la protezione speciale: “ebbene, ad avviso del Collegio i presupposti per il riconoscimento della protezione speciale ai sensi del novellato art 19 TUI che si fonda sul rispetto della vita privata e familiare tutelata dall’art. 8 CEDU, sono i medesimi già valorizzati dalla giurisprudenza formatasi nel vigore della c.d. protezione umanitaria, non avendo tuttavia il legislatore ripristinato il catalogo aperto della precedente normativa…
Nel caso in esame, ritiene il Collegio che il percorso di integrazione sociale in Italia del ricorrente è sufficientemente provato dalla copiosa documentazione prodotta in atti e da tutti gli elementi sopra richiamati che, unitariamente considerati, consentono di affermare che il ricorrente si è rifatto una vita in Italia, essendosi stabilmente insediato nella comunità in cui vive, con la conseguenza che il suo allontanamento dal territorio nazionale comporterebbe una violazione del diritto al rispetto della sua vita privata come sancito all’art. 8 CEDU“.
Si ringrazia l’Avv. Santino Piccoli per la segnalazione e il commento.
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